11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

mercoledì 12 marzo 2008

062


L
asciata la carovana mercantile come d’accordo all’arrivo in Seviath, Midda e Camne proseguirono sole per il proprio destino, dirigendosi immediatamente verso il porto alla ricerca della possibilità di compiere il medesimo.
La donna guerriero apriva la strada, camminando fiera e quasi altera, con usuale passo sicuro e ritmico ma senza incedere in atteggiamenti marziali: dal di lei corpo, avvolto nei suoi classici e fin troppo rovinati quattro stracci con l’addizionale offerta da un ampio mantello rosso scuro, non poteva evitare di traspirare un’intrinseca femminilità, in una sensualità spontanea come lo stesso respirare, come il battere del cuore. Una fascia di colore indefinito fra azzurro e violaceo, una casacca grigia tanto stracciata da apparire più simile a canottiera, pantaloni e stivali di tonalità rosse e marroni non meglio identificabili e tenuti insieme forse solo dalla di lei forza di volontà: nonostante la povertà dei di quelli che solo ella poteva osare definire abiti, fosse stata vestita anche con spazzatura peggiore a quella, la mercenaria non avrebbe mai potuto apparire spiacevole allo sguardo, non avrebbe mai potuto far allontanare le attenzioni invece di attrarle. Gli occhi azzurro ghiaccio di lei non si concedevano ad alcuno fra tutti coloro che li ricercavano quasi grottescamente nell’eccessivo affanno a lei rivolto ed, anzi, mentre il di lei braccio sinistro ondeggiava tranquillo al ritmo di quei passi, il braccio destro in nera armatura restava appoggiato quasi stancamente all’elsa della sua azzurra spada: un monito per tutte le possibili cause di disturbo che avrebbero potuto incontrare in un istinto forse eccessivamente protettivo, più che indispensabile in una città come Kriarya ma quasi del tutto superfluo in una come Seviath. Nessun ladro si sarebbe avvicinato a loro, nessun ubriaco avrebbe cercato di molestarle, nessun assassino avrebbe attentato alle loro vite: la città del peccato era un lontano ricordo alle loro spalle, ma nonostante la luminosità dei mille mosaici, la vita che scorreva forte in quelle vie come sangue nelle vene, in Midda la guardia non poteva essere abbassata. Ella non poteva concedersi un momento di quiete interiore, non, soprattutto, dopo che qualcuno non ancora identificato e quindi ancora in vita aveva tentato di ucciderla a tradimento: la ferita subita alla spalla era ormai guarita nel di lei corpo, rimarginata seppur con pelle ancora delicata, ma nel di lei animo quella freccia non era mai stata estratta, conficcata con violenza tale da renderle difficile controllare le proprie emozioni, di rabbia e rancore, a tali ricordi.

« Il clima in questa città è molto diverso da quello dell’altra…. » commentò la donna guerriero verso la propria compagna di viaggio « Ma attenta a non restare abbagliata dall’apparente splendore di tutto ciò che ci circonda. » aggiunse, raccomandandola.
« Cosa intendi dire? » domandò Camne, restandole vicina.
« E’ meglio non dare mai per scontato di essere al sicuro. » spiegò la donna, avanzando con tranquilla fermezza « Meglio un paranoico vivo di un ottimista morto. »

La fanciulla seguiva la propria protettrice, camminando con passo quasi affrettato per non rischiare di perderla fra la gente che iniziava ad affollare le vie della città, ma al tempo stesso distraendosi continuamente per lo stupore di tutto ciò che la circondava, di tutto ciò che vedeva attorno a sé: quegli edifici, quelle forme, quei giochi di luci e colori non le concedevano tregua, richiamando la di lei attenzione in mille direzioni diverse, più bambina che donna in tale situazione. Gli occhi verdi della giovane apparivano spalancati a cogliere ogni minimo particolare attorno a sé, mentre i capelli rossi e lunghi, appena arruffati, si muovevano a destra ed a sinistra in contrapposizione ai movimenti del di lei capo. Il suo corpo, poi, si concedeva finalmente rivestito di vesti più che degne di lei, scelte dalla donna guerriero al mercato di Kriarya: un’attillata ma elegante casacca, trapuntata nei punti giusti a renderla più forte e resistente, capace in tal modo di unire senso pratico ad eleganza risaltando le di lei esili forme pur coprendole dal collo ai polsi; un paio di pantaloni color arancione, di stoffa robusta ulteriormente rinforzata da sottili scaglie metalliche, frutto di un sapiente artigianato utile ad offrire una maggiore e più completa protezione per chiunque l’avesse indossata, per nulla inferiore ad una leggera cotta di maglia; e due stivaletti in morbida pelle marrone, utili per lunghe camminate senza affaticare i piedi, a completare un quadro semplice ma di ottima resa estetica. Camne, così vestita, era riuscita a celare parzialmente la propria spontanea e naturale innocente presenza, apparendo più matura, più decisa e sicura rispetto a prima: di certo l’illusione di tale forza d’animo era estremamente effimera, ma Midda confidava di riuscire, con il tempo, a proseguire nell’opera di indurimento del di lei carattere, già iniziata in quegli ultimi giorni.

« Quanti tempo ci tratterremo qui? » riprese la parola la fanciulla, dimostrando alla compagna l’evidenza di un primo successo nella lotta contro la di lei innata timidezza.
« Spero il meno possibile. » rispose la donna, con serenità ma serietà, voltandosi appena verso la di lei protetta « Non dovremmo avere difficoltà a trovare almeno una nave diretta verso nord. Non importa se anche non proprio verso la tua isola: è sufficiente avvicinarci ad essa e poi potremo proseguire con altri mezzi… »
« Oh… » commentò la ragazza, guardandola con aria lievemente delusa « E’ tutto così bello qui. Non mi sarebbe dispiaciuto se ci fossimo dovute fermare… almeno per pochi giorni. »

La mercenaria non poté evitare di sorridere e poi scuotere il capo di fronte a simili parole: non aveva idea di cosa la sua compagna aveva dovuto affrontare prima del loro incontro, di come fosse stata catturata dalla setta di fanatici assassini da lei poi sterminata e di cosa essi avessero mai potuto compiere con ella. Ma, nonostante tutto ciò che poteva aver passato, nonostante il successivo rapimento fra le mura della città in cui le aveva promesso difesa, la nuova prigionia e la guerra scatenata per la di lei liberazione, quella ragazza sembrava non aver perso la propria sincera ed innocente natura, così aperta alla bellezza dell’universo intero come fosse di fronte ad un fiore appena emerso dalla propria gemma, così ben disposta alla purezza del creato come se nulla potesse celare pericoli, potesse offrire violenza e morte.
Da un certo punto di vista, la donna guerriero invidiava una simile ingenuità, ammirava quello sguardo capace di far risaltare il meglio di ogni cosa anche laddove non vi fossero aspetti piacevoli da poter osservare: non sapeva cosa avrebbe potuto dare per beneficiare di tanta positività anche un solo giorno nella propria vita, a poter guardare il mondo attorno a sé sotto una luce diversa. Ma da un altro punto di vista, ella non poteva non provare una sincera malinconia per la triste situazione della ragazza, che sembrava condannata a vivere in un mondo in apparenza migliore della propria sostanza, rischiando in ogni momento di dover subire le differenze fra ciò che ella avrebbe desiderato fosse e ciò che, invece, tristemente era.

« Solo Thyres può sapere cosa ci attenderà. » replicò la donna, quasi a non voler sconfortare completamente la propria compagna « Forse ci sarà richiesto di attendere qualche giorno prima della partenza di una nave a noi favorevole… »
« Oh… » sorrise gioiosa Camne, stringendosi spontaneamente al di lei braccio sinistro, quasi come una bimba alla mano della madre « Sarebbe meraviglioso! »

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