11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 21 settembre 2008

255


C
on un accenno di titubanza verso quell’offerta, Midda prese l’oggetto teso a lei: come già aveva avuto modo di notare, si trattava di un artefatto estremamente povero nei propri materiali e nelle proprie forme, sufficientemente leggero da essere mantenuto sul volto fra orecchie e naso ma, al tempo stesso, abbastanza pesante da lasciare sul viso del suo proprietario un segno della propria presenza, in particolare all’altezza del setto nasale. Dopo averlo rapidamente analizzato in tal modo, ella provò ad avvicinarlo al proprio viso, ai propri occhi, ritrovandosi immediatamente ad osservare un mondo deformato ed ingigantito: quella nuova ed insolita vista sulla realtà le provocò un deciso fastidio piuttosto che aiutarla ad avere uno sguardo più nitido su ciò che la circondava, come aveva suggerito Sha’Maech.

« E’ orrendo! » storse le labbra, allontanando immediatamente quei vetri dal proprio sguardo, chiudendo gli occhi nel timore di esserseli feriti in tale prova.
« Per i tuoi occhi tanto perfetti sicuramente. » spiegò l’altro, riprendendo possesso delle proprie lenti « Ma non per i miei: al contrario, grazie ad essi, sono in grado di vedere bene quanto te… o, per lo meno, quanto una persona comune. »
Per qualche istante la donna restò in silenzio, osservata dai compagni, nel massaggiarsi delicatamente le palpebre con la mancina, a riprendersi da quello strano momento: « E questo marchingegno allucinante è una tua creazione? » domando poi, riaprendo gli occhi e guardandosi attorno a verificare di riuscire ancora a vedere bene come sempre.
« Non esattamente. Sei mai stata nel continente di Hyn? » sorrise l’uomo, iniziando poi ad offrire i bicchieri riempiti ai propri ospiti.
« Solo di passaggio… » commentò vaga la mercenaria, evitando di perdersi in rimembranze giovanili.
« E’ un peccato. » suggerì il loro anfitrione « Il livello di progresso presente in quelle terre orientali è incredibile: vi sono meraviglie che lascerebbero stupiti chiunque e, nella maggior parte dei casi, non sono neppure conseguenza di qualche strana negromanzia… »
« E cosa è questo? » domandò Carsa, nel prendere il bicchiere e nell’accostarlo al naso, per cercare di coglierne un qualche odore.

Il colore e l’odore della bevanda erano estranei, infatti, alle due donne, proponendosi in parte simile ad una spremuta di limoni ma, in effetti, estremamente diversa dalla stessa: anche Midda condivise, pertanto, quella domanda, accettando il bicchiere con leggero sospetto, non desiderando ingerire nulla che potesse rivelarsi alcolico e che, in conseguenza, le potesse impedire di mantenere intatto il controllo sulla situazione.

« Nulla di pericoloso… » intervenne Be’Wahr, in risposta a quella domanda, subito bevendo con gusto quanto a lui concesso « Anzi… direi decisamente buona: forse anche più del solito. »
« Zucchero di canna, zenzero, succo di limone, un po’ di lievito ed acqua fresca… » elencò con assoluta trasparenza Sha’Maech, rivelandosi anche in quel momento tutt’altro che reticente ad offrire dettagli e spiegazioni « Un composto decisamente semplice ma, a quanto pare, molto gradito. Anche questa ricetta, invero, proviene da Hyn. »
« Interessante… » commentò la donna guerriero, avvicinando il bicchiere a sua volta alle labbra, a sorseggiare appena quella bevanda per assaporarne il gusto « E decisamente strana… » aggiunse, allontanando leggermente la mano e restando incerta sulla reazione da avere di fronte a quel sapore.
« Dicono che sia anche un buon rimedio per chi non riesce a sopportare il mare… ma personalmente non ne ho ancora avuto una conferma sperimentale e preferisco mantenerla semplicemente come bevanda, senza esagerare però. » concluse l’uomo, per poi accennare con le mani ad alcune sedie sparse per il locale « Su, accomodiamoci. Così potrete parlarmi dei vostri problemi… »

I quattro cavalieri, non negandosi la stanchezza derivante da troppi giorni a cavallo, accettarono volentieri l’invito a sedersi, e se Be’Wahr e Howe richiesero un ulteriore giro nei propri bicchieri, Carsa e Midda restarono ancora poco confidenti con quel nuovo sapore, saggiandolo lentamente pur iniziando a non disprezzarlo, a trovarlo al contrario piacevole per quanto estraneo.

« Allora… ditemi… » invitò Sha’Maech, osservando tranquillo e sorridente il gruppetto assortito così presentatogli di fronte « Per quale motivo siete venuti a far visita ad un vecchio folle? »
A quel punto, fu il shar’tiagho a prendere la parola, rivolgendosi al loro anfitrione: « Come hai giustamente compreso, siamo stati in missione per conto di lady Lavero nel regno di Gorthia. Tale viaggio avrebbe dovuto concederci la possibilità di accedere ad un’antica mappa, ma come conseguenza di tutti i nostri sforzi, ciò che abbiamo ottenuto è stata semplicemente una scitala… »
« … e non avete idea di cosa ci sia scritto sopra. » completò l’uomo, intuendo senza fatica la situazione.
« Esattamente! » confermò il biondo « Puoi aiutarci? »
« Rispondervi di sì sarebbe facile, ma dimostrarsi troppo sicuri della semplicità di un’azione prima ancora di conoscerne la portata usualmente si traduce solo come spavalderia… e la mia età non mi consente più una simile possibilità. » rispose lo studioso, svuotando il proprio bicchiere prima di appoggiarlo da parte e risistemarsi correttamente le lenti sul naso, ancora scivolate leggermente verso il basso per effetto del loro stesso peso « Posso vedere questa scitala? »

Arrivati quali si ritrovavano ad essere a quel punto di non ritorno, al gruppo di mercenari non erano offerte molte alternative: certamente avrebbero potuto rifiutarsi di mostrare la striscia di cuoio ottenuta dal medaglione all’uomo, ma una simile azione avrebbe reso vano tutto il loro viaggio fino a quel momento, solo procrastinando quella decisione ad un altro istante non lontano, di fronte magari ad una persona non fidata per alcuno fra loro. La scelta, quindi, risultava essere semplicemente legata al grado di integrazione reciproca dei membri della squadra ed a quanto le due donne avrebbero potuto decidere di concedere fede ai due loro compagni maschi: guardandosi ancora una volta silenziosamente negli occhi, a ricercare un’intesa non verbale fra loro, Carsa e Midda si accordarono per la scelta più ovvia e, forse, la più corretta.

« Ecco. » commentò la prima, porgendo verso il loro interlocutore una delle due copie in loro possesso, estraendola da una borsa dove era stata riposta arrotolata.
« Grazie… » annuì egli, accogliendo la stessa « Immagino che prima di concedermi anche il bastone vorrete comprendere se davvero sia in grado di sopperire ai vostri bisogni… »
« Inutile negarlo. » confermò la Figlia di Marr’Mahew, accennando a sua volta positivamente con il capo.
« Mi sembra corretto… »

Con interesse, quindi, l’uomo svolse la lunga briglia iniziando a studiare in silenzio i caratteri stampati, reggendo la medesima in verticale laddove proprio in tale direzione, una volta avvolta attorno al proprio supporto, ella avrebbe fornito il messaggio celato. Una serie di caratteri, che già a lungo i quattro avevano osservato in quei giorni di viaggio senza possibilità di riconoscimento o comprensione, gli fu quindi concessa allo sguardo ed egli rivolse tutta la propria concentrazione ad ognuno di essi, non tanto per cercare di acquisirne il significato, laddove sarebbe stato impossibile farlo in quel momento, quanto semplicemente di capirne la natura, di identificare a quale alfabeto simile scrittura potesse fare riferimento. Una lunga e silenziosa attesa si propose di fronte al gruppo laddove egli apparve isolarsi dal resto del mondo e dai propri ospiti, evidentemente vagando in una lunga serie di memorie, di nozioni apprese nel corso degli anni. Ed i quattro, comprendendo perfettamente quella situazione, non posero alcuna fretta, alcuna pressione sull’uomo, limitandosi ad osservarlo in silenzio, continuando a sorseggiare la bevanda loro offerta ed approfittando di quell’occasione per trovare finalmente un po’ di riposo.

3 commenti:

Tanabrus ha detto...

Midda mi ricorda Robin Hood quando vede il cannocchiale, in "Robin Hood: un uomo in calzamaglia" xD

Sean MacMalcom ha detto...

Argh!! Non mi ricordo la scena!! @.@
Mi ricordo quella con Costner... ma non quella del film di Mel Brooks!
Devo rivederlo!
Cosa accadeva???

Tanabrus ha detto...

Mi hai messo addosso il dubbio di aver assegnato la scena di Costner a Brooks, visto che era spiritosa o_O