11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 30 novembre 2008

325


I
nevitabile fu il ritorno della coppia alla radura, proseguendo lungo il percorso in ascesa che avevano iniziato ma, effettivamente, rinunciando all’idea stessa di poter trovare qualcosa di diverso da essa attraverso tale via. Come giustamente aveva sottolineato Carsa, qualsiasi genere di illusione in quel momento sarebbe potuto essere loro fatale: giusto e necessario si proponeva quindi rinunciare alla vana speranza di non star affrontando un sortilegio all’interno di quel bosco, dove altrimenti avrebbero continuato a lottare inutilmente contro di esso senza alcun risultato, senza speranza di vittoria o, anche, di sopravvivenza.
Essi si ricongiunsero, così, ai compagni poco prima del tramonto, ritrovando Be’Wahr e Midda placidamente accampati in attesa del loro arrivo: addirittura un tranquillo fuoco si propose al loro sguardo, simile alla luce di un faro fra le tenebre ormai incombenti.

« Bentornati… » sorrise Be’Wahr, porgendo loro una piccola provvista di bacche ed altri frutti di bosco accumulata in loro assenza, in loro attesa « Sarete affamati dopo la risalita. »
« Credo sia evidente che non abbiamo alcuna buona notizia da offrire… » commentò Howe, dirigendosi verso la pozza per potersi dissetare, avendo la gola secca dopo aver trascorso un’intera giornata senza concedersi riposo alcuno nella speranza di poter comunicare qualcosa di diverso da quell’ammissione di sconfitta « Almeno ci abbiamo tentato. »
« Purtroppo la scitala parlava chiaro. » confermò Carsa, accogliendo con un sorriso di gratitudine l’offerta del biondo « Questa è una prova di saggezza e non sarà cercando di violare a brutto muso questi confini che riusciremo a guadagnarci la libertà sperata. »

La Figlia di Marr’Mahew, tranquillamente seduta nell’erba, evitò qualsiasi genere di commento, osservando altresì con evidente interesse lo svolgersi degli eventi. Dietro a tale silenzio, a tanta tranquillità molti erano i sentimenti che nel suo cuore si celavano, dividendola fra nostalgia e rifiuto, fra remissività e ribellione, facendo attenzione, però, a non svelare in maniera evidente, all’esterno, un simile conflitto interiore, per quanto ormai comprendesse come ai compagni ben poco sulle sue emozioni restasse da scoprire.
Per quanto non ne avesse concesso parola al resto della squadra, dal momento del loro arrivo nella necropoli ella aveva iniziato a subire una serie di strani déjà vu, vedendo riemergere prepotentemente i ricordi del futuro offertole dal sangue della chimera e prima relegati in un angolo della propria mente: immagini inizialmente confuse, poi sempre più chiare ad ogni passo che essi avevano compiuto all’interno di quel percorso, di quel tragitto. Superata la prima prova, il confronto con gli zombie, ella aveva visto simili memorie sbloccate di colpo, concedendole addirittura una sorta di preveggenza sugli eventi che sarebbero avvenuti, arrivando a conoscere in anticipo nel minimo dettaglio ogni espressione, ogni gesto, ogni frase che i propri compagni avrebbero offerto, ricordandoli come parte di un antico passato. Ormai, nel suo cuore, ella sentiva inevitabile il destino a cui si sarebbe ritrovata ad essere condannata, il fato a cui non sarebbe potuta scampare e se, da un lato, ella non lo desiderava, lo temeva, dall’altro sentiva di non poter fare a meno di lasciar il destino libero di seguire il proprio corso, senza interferire, come fosse la cosa più giusta da fare, per se stessa e per tutti gli altri.

« Avevi ragione, Midda. » intervenne lo shar’tiagho, prendendo parola verso di lei « Questo posto è il dedalo che cercavamo… perdonami per non averti voluto credere subito. »
« Non ti preoccupare… » scosse il capo ella, offrendo solo serenità nella propria espressione « Ora dobbiamo solo trovare il modo di uscire di qui… » ricordò, verso tutti.
« Già… » annuì Carsa, osservandosi attorno preoccupata « E sinceramente non credo potrà essere tanto semplice per dei comuni mercenari come noi. »
Un lieve colpo di tosse, impiegato al chiaro scopo di richiamare l’attenzione, si propose da parte di Be’Wahr: « Per favore… questa volta non guardatemi male… »

Tre furono i visi e gli sguardi che si volsero al giovane a quell’intervento, a quella presa di posizione, vedendo anche Howe riavvicinarsi al gruppo, nell’asciugarsi le labbra contro il dorso della mano: l’accenno offerto dal biondo, in riferimento più che evidente a quanto era avvenuto le ultime volte che egli aveva dimostrato di avere un’idea, in questa occasione attirò senza malizia la loro attenzione, consapevoli di come egli, apparentemente semplice nei propri percorsi mentali, si fosse già proposto in grado di aggirare un ostacolo seguendo vie che a loro non erano apparse tanto evidenti, così chiare.

« … ecco… ora mi imbarazzo però… » commentò egli, nel ritrovarsi soggetto all’interesse dei propri compagni, come non era abituato a fare.
« E parla, per Lohr… » intervenne il compagno fraterno, spintonandolo giocosamente « Giuro che se anche questa volta dimostrerai di aver ragione non ti insulterò più… per una settimana, almeno! »
« Grazie per l’incentivo… » replicò il primo, aggrottando la fronte e guardandolo storto « Ora sì che mi sento proprio desideroso di condividere la mia idea con tutti voi. »
« Su… non farti pregare. » si intromise con delicatezza Carsa, curiosa nella propria volontà di comprendere a cosa egli stesse mirando.
« D’accordo. » annuì il giovane, levando le mani ad ammettere resa « So che può sembrare sciocco ma mentre voi eravate in giro per il bosco a cercare eventuali soluzioni alternative all’ammettere la presenza di magia, io ho cercato di analizzare meglio la situazione, senza escludere tale fattore. »
« E…? » incitò Howe, portando le braccia ad incrociarsi sotto al petto « Avanti… cosa è emerso dall’alto della tua conoscenza sulla materia? »
Be’Wahr ignorò la frecciatina dell’amico, continuando: « Se escludiamo di poter uscire da questo dedalo per ogni via possibile ad eccezion fatta per quella attraverso la quale siamo giunti, quale possibilità ci resta? » domandò, nel cercare di spingere i compagni alla propria stessa deduzione.
« Nessuna, direi. » rispose lo shar’tiagho, offrendo immediata voce al pensiero che gli apparve più logico in quel frangente.
« No… » intervenne la giovane donna, negando quanto appena affermato da Howe ed afferrando, al contrario, il significato della domanda loro posta « Una sola strada: la stessa dalla quale siamo arrivati. »
« Esatto! » sorrise Be’Wahr, annuendo vistosamente a quel risultato condiviso.

Howe restò per un lungo istante in silenzio di fronte a quel ragionamento, cercando di seguirlo, provando a comprenderlo, nel voler concedere fiducia sia al fratello che alla compagna, la quale sembrava essere d’accordo con egli. Nella propria mente provò a ripetere una simile logica, ad analizzarla, a non porla in dubbio con uno stupido pregiudizio, ma per quanto impegno sincero pose in simile frangente, egli non riuscì ad arrivare alla medesima conclusione: dal suo punto di vista, forse limitato, non avrebbe potuto avere alcun senso tentare di uscire dal labirinto all’interno del quale si erano ritrovati imprigionati attraverso la stessa via, pericolosamente letale fra l’altro, che avevano percorso per giungervi, laddove essa non avrebbe portato a nessun luogo diverso da quello da cui erano partiti.

Con chiara perplessità, pertanto, egli cercò di proporsi in maniera più diplomatica possibile verso gli altri, esclamando: « Siete usciti entrambi di testa? »
« No… assolutamente! » replicò Carsa, per nulla turbata da tanta cortesia verbale « Al contrario è tutto tremendamente semplice e lineare: non corpo per superar le roste/saria utile ad evitar soste… l’indizio si esprime molto chiaramente a tal riguardo! »
« Esatto. » annuì nuovamente il biondo, mostrando una lunga fila di denti per la gioia di quel momento, nella consapevolezza di aver contribuito almeno in una delle prove attivamente, come fino ad allora non sentiva ancora di aver fatto « Non ci serve attraversare la foresta per proseguire nella nostra missione: dobbiamo solo tornare indietro… »

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