11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

martedì 7 aprile 2009

452


S
enza inviti eran arrivati
guerriglieri a vendetta cercare,
contro coloro che pur sì odiati
solo pace volevano bramare:
da egoismo furon incitati
e morte finiron per evocare.

Nelle spoglie di letal affamata,
ella parve innanzi al marame,
richiedendo di esser onorata
da color che per lei erano bestiame,
destinati a esser abbuffata
e di sé a lasciare sol ossame.

Lor destini credettero segnati,
in cupe tenebre ad affogare
pensarono di esser condannati
dove nessun li poteva salvare.
Proprio allor vennero aiutati,
una straniera li volle liberare.

Freddo ghiaccio negli occhi si mostrò,
su pelle d'avorio...

« Mia signora… » la interruppe la mercenaria, prendendo improvvisamente parola « Ti prego… concedimi possibilità di concentrazione. » le richiese, indicando la scacchiera posta fra loro « O devo pensare che tu stia forse cercando di ottenere vittoria in questa sfida distraendomi? »
« Non comprendo, amica mia. » rispose l'altra, con tono esplicitamente sornione, chiara provocazione verso di lei come del resto già era stata quella canzone « Forse la mia voce ti risulta essere tanto tremenda? Eppure non ne avevi mai fatto parola prima… »
« Non il tuo canto si pone qual poco gradito alle mie orecchie, quanto piuttosto la memoria di quegli eventi… » ammise la donna, non potendo evitare di affrontare l'argomento dove tanto esplicitamente postole innanzi « In essi, dopotutto, è emersa la mia codardia, la mia viltà nell’abbandonarti nel momento del bisogno… »
« Trovo la tua reazione eccessiva, M'Aydah. » negò la giovane, osservandola con intensità, con serietà, continuando a condurre con decisione quel chiaro tentativo di gioco psicologico con lei, agendo non diversamente da come era abituata a fare nel corso di una partita, quale del resto era anche quella fra loro da poco iniziata.
« Personalmente ti ho perdonata già all’epoca di questi fatti e nessun genere di rimprovero ti è stato mai addotto da altri, tutti dimentichi dell'accaduto: che senso può avere proseguire in questa ossessione, in un comportamento così duro verso te stessa? » aggiunse subito dopo, con apparente ingenuità.
« Dove tu sei riuscita ad offrirmi la tua compassione, e dove il resto del mondo si è pur scordato di me, il mio animo non può comunque rinnegare tali eventi. Nulla mi consentirebbe di ignorare quanto accaduto, di scordare la pavidità che mosse i miei passi in quel giorno. » insistette la donna guerriero, pur conscia di quanto proseguire in quel discorso fosse pericoloso non meno di ignorarlo.
« Ora non ti chiedo di comprendere il mio stato d’animo… » riprese, osservandola con altrettanta serietà rispetto a quanto da lei offerta « … ma ti imploro, se possibile, di non insistere oltre in questo percorso, nel tuo intento, concedendomi tale grazia quale segno di amicizia, dove pur probabilmente non la meriterei… »

Nass'Hya restò per un lungo momento in silenzio, dubbiosa sulla via da seguire, sulla tattica più adatta in quel frangente.
Da troppo tempo, ormai, era tentata dalla volontà, dal desiderio, dalla bramosia di cogliere in fallo la propria serva, non per una qualche malizia verso di lei, quanto semplicemente per terminare quell’assurdo confronto mascherato, di cui non si poneva in grado di comprendere ragioni. Ma, nonostante in lei vi fosse certezza sulla reale identità della propria interlocutrice, sul volto celato sotto a quel burqa, non avrebbe potuto negare ed, anzi, avrebbe dovuto ammettere, comunque, che la recita portata avanti con insistenza e passione dalla sua compagna avrebbe potuto alla lunga convincerla del contrario: con la medesima abilità dimostrata in gioco, infatti, M'Aydah non si era mai concessa alcuna possibilità di errore, alcun momento di incertezza, di dubbio, restando sempre fedele alla propria versione dei fatti occorsi, non uscendo mai dal ruolo scelto probabilmente all'unico scopo di avere accesso all’harem.
La principessa, sospinta da tanta curiosità, ormai martellante in lei, nel suo cuore, nel suo animo, anche in quell'occasione si ritrovò sul punto di cedere ad essa, di domandare apertamente la conclusione di quella messa in scena e la rivelazione di tutta la verità, dei segreti così celati: purtroppo, avendo avuto modo di conoscere l’animo forte, deciso, di quella donna guerriero, nel vederla all’opera in contrasto all’algul, ella era pur certa che non sarebbe mai riuscita ad ottenere alcuna confessione da lei se non fosse stata la medesima a desiderarlo, se non fosse stata proprio l'altra a decidere di aprirsi, ad offrirle le rivelazioni tanto attese. E consapevole di tale verità, la giovane aristocratica limitò la propria risposta ad un lieve cenno affermativo del capo, votando ancora una volta in favore del proprio silenzio dove alcuna altra azione avrebbe condotto ad una reazione positiva, ad una conclusione felice.

« Ti ringrazio. » commentò allora la mercenaria, chiudendo per un istante gli occhi in segno di approvazione « E ti chiedo di perdonarmi per questo mio stato d’animo… »
« Non domandarmi perdono. » replicò, scuotendo il capo « Non prima di avermi inflitto una sonora batosta in gioco, per lo meno: in fondo hai appena vanificato il mio astuto piano volto ad ottenere vittoria su di te sfruttando la tua debolezza psicologica… » sottolineò, scherzosamente.

Prima che la partita potesse finalmente riprendere, però, il fato dimostrò chiaramente la propria intenzione di scombinare nuovamente i pezzi di un gioco ben più amplio di quello condotto fra loro, intervenendo con un annuncio del tutto inaspettato per quanto, in effetti, tutt'altro che non sperato da entrambe, per ragioni assolutamente diverse l'una dall'altra. Di una delle guardie eunuchi fu la voce che si incaricò di tale ambasciata, raggiungendole da oltre la soglia, chiusa, della stanza in cui avevano cercato un po' di evasione dalla piatta armonia, simile a monotonia, imperante all'interno dell'harem.

« Principessa Nass'Hya. » richiamò egli, accompagnandosi con un delicato bussare contro l'uscio in legno « Principessa Nass'Hya… stai dormendo? »
Un semplice sguardo da parte di colei a cui tale richiamo era stato rivolto fu sufficiente a richiedere alla sua compagna di alzarsi, per adempiere alle proprie funzioni nell'ascoltare il messaggio a lei destinato: « Se anche fosse stato di certo a quest'ora mi sarei svegliata… » replicò nel contempo, a voce volutamente alta, con tono sprezzante, dissimulando però una critica tanto aperta e facendola apparire quale un commento privato, fra sé e la propria serva, tale da poter trovare una certa difesa di fronte ad eventuali intenti censori da parte del rigido regolamento interno a quell'istituzione.
Mossasi fino alla porta, Midda la aprì, ritrovandosi innanzi alla guardia, verso la quale chinò il proprio capo come segno di rispetto e sottomissione: « La mia signora è sveglia. » comunicò, formalmente, quasi l'esclamazione precedente fosse rimasta non udita.

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