11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

sabato 29 agosto 2009

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« A
desso non esagerare. » commentò lo shar'tiagho, aggrottando la fronte in conseguenza di tali parole « Mi sono limitato a riconoscere il fatto che tu non sia un peso per la nostra comune amica… non che tu sia addirittura utile a qualcosa. » volle definire, in un tono che, comunque, lasciò trasparire un desiderio di scherzo, di gioco celato dietro a tali termini, in un canzonare, in uno schernire del tutto similare a quello con il quale normalmente si volgeva verso il fratello.
« Là è la corda per proseguire… » indicò il ragazzo, rammentandosi di non poter sprecare eccessivamente tempo in chiacchiere come, altrimenti, stavano facendo « Non possiamo sostare troppo a lungo o rischieremo di essere scoperti. »
« E' tutto come da programma? » si informò l'uomo, prima di incamminarsi in tal senso, in simile direzione.
« Entrambe le corde fra le mura sono in posizione… manca solo quella a discendere, ancora arrotolata per non rischiare di destare sospetti. Come da programma. » confermò annuendo, e segnalando con un movimento della mano la necessità di andare oltre « Avanti… e cautela. »

Strattonando allora la fune rivolta verso l'esterno della città, Seem segnalò agli altri la possibilità di riprendere l'arrampicata lungo quel fronte, ora che il primo fra loro era già proseguito oltre.
E per quanto nessuno fra loro, nella sola eccezione della donna guerriero, avrebbe potuto farsi vanto di essere un figlio del mare, con i vantaggi, in termini di confidenza, derivanti dall'esperienza sulle navi con funi e cime di ogni genere, come già lo stesso scudiero e Howe avevano dato riprova, anch'essi non avrebbero potuto avere nulla di cui rimproverarsi a livello di preparazione atletica in tal senso. Così, in un tempo decisamente breve nel considerare la scalata proposta da quelle alte barriere in pietra compatta, anche il biondo capo di Be'Wahr fece capolino fra i merli di quella prima tappa, offrendo il proprio cordiale sorriso a colui che lì lo stava attendendo.

« Tutto bene? » si limitò a domandare in un sussurro, con evidente intento retorico dove la loro presenza in tal punto si sarebbe dovuta già considerare trasparente a tal riguardo.
« Alla perfezione. Sono ufficialmente arruolato nella guardia cittadina, anche se nessuno sa il mio nome… » commentò con ironia, dovuta in quel momento, al paradosso rappresentato degli eventi occorsi.
« Grandioso! » espresse l'altro, sorridendo « Ora sta tutto ad offrire le dimissioni dal tuo precedente incarico… i miei migliori auguri, perché con un datore di lavoro come il tuo ne avrai sinceramente bisogno! »
« Aspetto che salga e provo a dirglielo. » concluse lo scudiero, nel sottolineare in quelle parole l'esigenza a non arrestare quell'infiltrazione clandestina « Howe dovrebbe già essere prossimo alla discesa: prosegui in quella direzione… » indicò infine.

Non attendendo, allora, alcuna risposta, il giovane concesse di nuovo, e per l'ultima volta, il segnale di via libera, ora rivolto alla propria signora.
Se solo non fosse stato, umanamente e comprensibilmente, agitato, Seem avrebbe forse potuto trovare diletto nel tener conto del tempo di risalita della Figlia di Marr'Mahew nel confronto con quello dei due fratelli, per comprendere quanto la sua esperienza per mare avrebbe potuto effettivamente offrirle vantaggio in una situazione simile a quella. Purtroppo, però, si sarebbe dovuto già considerare quale incredibile il mantenimento, da parte sua, di un minimo autocontrollo, di una razionalità utile a consentirgli di essere lì, in quel preciso momento, a concedere attuazione alla strategia ideata dalla donna medesima. Per questo, quindi, non ebbe occasione di osservare come ella impiegò un tempo inferiore alla metà rispetto a quello proposto da parte di coloro che l'avevano preceduta in quello stesso cammino, scavalcando poi con agilità il bordo delle mura per andarsi a posizionare, senza dimostrare il minimo affaticamento, accanto al proprio scudiero, sorridendo quasi divertita.

« I miei più vivi complimenti, ragazzo mio. » si congratulò, sottovoce, nel mentre in cui la sua mancina operava ad arrotolare rapidamente ed efficientemente la corda attorno al proprio braccio destro, metallico, recuperandola per lasciar sparire, in ciò, ogni traccia del loro passaggio, non desiderando ritrovare, al mattino seguente, un'intera città posta in allarme « Un ottimo lavoro. »
« Ti ringrazio, mia signora. » chinò, allora, il capo, nell'accettare con un sentimento sicuramente più ricco, un'emozione decisamente più appagante, quel riconoscimento offertogli ora da lei « Se solo avessi creduto nella loro esistenza, avrei pregato gli dei nella speranza di non deluderti. »
« Vedrai che, continuando a restare al mio fianco, con il tempo, imparerai a ringraziare una qualche divinità per i momenti di gioia… e ad imprecare contro di essa per quelli di difficoltà… » osservò ella, con tono tranquillo « Ora inizia ad andare. Ti seguo a ruota… »
« Non è più prudente che sia io l'ultimo? » propose egli, scuotendo il capo per quanto non desiderando, ovviamente, offrire negazione in replica ad una richiesta del suo cavaliere « Potrei avere maggiori possibilità di accampare scuse a giustificazione della mia presenza qui, rispetto a te. »

Midda inarcò il sopracciglio mancino, quello attraversato brutalmente dalla stessa cicatrice che ne solcava da tempi remoti il viso, a quell'affermazione, a quella richiesta, non offrendo comunque immediata replica alla stessa nel voler, evidentemente, prendere in considerazione ogni implicazione della logica da lui proposta.
Solo dopo un lungo istante, in cui il tempo parve perdere significato fra i due interlocutori, ella decise di accettare la posizione espressa dalla controparte, levandosi nuovamente in piedi e prendendo, comunque, possesso della fune arrotolata per alleggerire il ritorno del giovane, almeno nei limiti di tale fardello.

« Fai in fretta. » raccomandò, prima di gettarsi quasi di corsa in direzione della seconda corda, il primo dei due effimeri ponti posti a concedere loro tale passaggio.

E dove, prima di lei, già Howe e Be'Wahr avevano percorso quell'eguale via, quello stesso cammino, quasi nell'indifferenza del ragazzo lasciato dietro di loro, il quale non avrebbe avuto alcuna ragione per apprezzare le loro movenze, il loro incedere, Seem non poté distogliere lo sguardo dal corpo della propria signora nell'istante stesso in cui si accorse della postura da lei adottata in preparazione a tale sfida, dall'esito pur non scontato. Se, infatti, i due fratelli, al pari dello scudiero, si erano lasciati appendere con braccia e gambe alla corda, muovendosi poi con costanza ma naturale lentezza lungo la stessa, Midda Bontor volle probabilmente offrire l'ennesima riprova della propria nomea, della propria fama, gettandosi in quella che sarebbe potuta quasi essere considerata una corsa al di sopra del minimale sostegno lì espresso.
Un'azione, la sua, degna dei più grandi acrobati, dei più sprezzanti e coraggiosi funambuli, che vide i suoi piedi procedere senza la minima esitazione nonostante l'oscurità della notte, le sue gambe muoversi agili e rapide in un'apparente incuranza nel confronto del pericolo di morte certa rappresentato dal vuoto sotto di sé. Un'azione, la sua, che nel confronto con situazioni più estreme, più incontrollabili quali sarebbero stati simili passaggi compiuti fra le estremità dei più alti alberi di una nave, avrebbero inevitabilmente dimostrato le proprie ragioni, la propria forza, ora nel confronto con una realtà assolutamente stabile, quieta, pacifica, animata solo da una leggera brezza serale e nulla più.

« A volte, mia signora, credo che tu sia la principale riprova per la quale dovrei convincermi dell'esistenza di una qualche divinità superiore… la sola che, mai, potrebbe averti concesso tanta grazia e tanta maestria. » non evitò di commentare, in un alito, il giovane, rivolgendosi in effetti al nulla innanzi a sé dove la propria ipotetica interlocutrice, là dove mai avesse avuto il coraggio di esprimersi in maniera tanto spudorata nei suoi confronti, ormai si era perduta lontano dal raggio d'azione del suo sguardo, probabilmente ormai già sulla seconda linea di mura se non, addirittura, diretta verso la terza.

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