11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 4 ottobre 2009

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Q
uando Sanma Bover riuscì a ritrovare lucidità, il sole era già tornato a splendere sopra le montagne, nell'immancabile offerta di un cielo terso, assolutamente limpido e sereno, qual solo si sarebbe riuscito ad offrire a seguito di un temporale qual quello del giorno precedente. Immancabile, forse per il vino, forse per le botte subite, fu in lui un forte senso di nausea, che lo vide, ancora confuso, ancora cieco e sordo al mondo attorno a lui, riuscire a correre fino all'esterno della locanda giusto in tempo per gettare la testa sulla nuda terra e lì rilasciare il contenuto del proprio stomaco, in un nauseante composto privo di un colore precisamente definito e, piuttosto, dotato di un'incredibile varietà di toni diversi, di tinte incredibili nella propria commistione. Solo dopo essersi, in siffatto modo, liberato del peso gravante sul proprio corpo, riuscì ad offrire per la prima volta attenzione all'universo attorno a sé, nell'interesse primario di comprendere dove fosse e, soprattutto, cosa fosse accaduto, là dove nella sua memoria si ponevano immagini estremamente caotiche per potergli offrire un qualche sentimento di senso compiuto.
Fu proprio allora, nel voltarsi verso la locanda, che l'immagine di una donna al contempo nota e sconosciuta gli si propose innanzi allo sguardo, guardandolo con un sorriso divertito e pur privo di scherno, nell'attenderlo amichevolmente sulla soglia dell'edificio.

« Ci conosciamo? » sbiascicò, con la bocca ancora parzialmente impastata dal sonno e dal rigurgito appena riversato lì dietro « O, meglio, dovrei dimostrare di conoscerti? »
« Considerando quello che è successo fra noi questa notte, direi proprio di sì. » sorrise ella, annuendo, nel mantenersi tranquilla con le braccia incrociate sotto al generoso petto.
« Mmm… » commentò egli, grattandosi il collo ed aggrottando la fronte, con aria incerta, cercando senza molto successo di ricostruire i termini entro i quali avrebbe dovuto interpretare quelle parole « Aspetta… tu sei la mercenaria di Kriarya… quella famosa… »
« Sì… lei… » confermò la Figlia di Marr'Mahew, ancora con aria serena nei suoi confronti, cercando di non dare spazio a possibili nuove incomprensioni fra loro, emozioni che avrebbero potuto comunque ostacolare il successo della loro collaborazione nei giorni a venire.
« Mmm… » insistette egli, sempre meno convinto nel merito di quell'incontro, di quanto stava accadendo « Scusa la domanda… ma prima accennavi a qualcosa che è successo fra noi questa notte… tu ed io… intendi dire che…? »
« Oh… » inarcò entrambe le sopracciglia ella, rendendosi solo ora conto di quanto, senza alcuna malizia, aveva pur formulato in maniera estremamente ambigua « No, no… assolutamente. Cioè… forse a te sarebbe anche interessato, o in tal senso ti eri comunque espresso, ma è finito tutto in rissa. » chiarì immediatamente, non desiderando di certo dare ambito a ricordi errati, dove in lui, evidentemente, si stavano iniziando a frammischiare memorie reali ed oniriche, creando solo una gran confusione.
« Ah… ecco. » asserì, stringendo le labbra in un sorriso a metà fra la consapevolezza e la delusione « Meglio così in fondo. Sarebbe stato un peccato non ricordarsi nulla… » aggiunse poi, dimostrando estremo pragmatismo nel liquidare tanto la questione della mancata notte di piacere tanto quella dell'ammessa notte di violenza.

Midda sorrise di fronte al carattere così dimostrato dall'uomo, certamente più apprezzabile di quello che, altresì, si era tanto impegnato ad offrire la sera precedente. Evidentemente, fra le doti di Sanma, non avrebbe dovuto essere annoverata quella di reggere bene l'alcool, ritrovando in ciò, comunque, soddisfazione nella donna guerriero. Se, infatti, la personalità estremamente spiacevole con la quale la sera prima si era ritrovata a doversi confrontare fosse stata in lui predominante, i giorni che avrebbero dovuto trascorrere insieme sarebbero stati a dir poco insopportabili: così, invece e fortunatamente, tanto ella, quanto anche i suoi compagni, avrebbero avuto la possibilità di interagire con una persona diversa e, forse, migliore.
Nel mentre di simile riflessione, naturalmente non condivisa da parte della mercenaria, l'uomo, senza eccessivi formalismi, riprese ad avanzare nella direzione della locanda, riattraversando la porta d'ingresso e dirigendosi, un po' zoppicante, nella direzione del bancone, evidentemente desideroso di chiedere qualcosa per eliminare il pessimo sapore di succhi gastrici rimasto a predominare nella sua cavità orale. Definito il genere di rapporto che era intercorso con la propria interlocutrice, e accertato che non vi fossero, chiaramente, questioni in sospeso, dove ella non era sembrata interessata a dar spazio a nuove discussioni fra loro, a prosecuzione di argomenti dei quali neppure conservava memoria, il proprio interesse nei suoi riguardi si sarebbe potuto considerare, in verità, già concluso, come nel proprio modo d'agire non mancò di sottolineare.

« Dammi la solita porcheria, Fazar… » richiese rivolgendosi al locandiere, nell'andarsi ad accomodare di fronte a lui con espressione ancora sufficientemente inebetita « Ho bisogno di pulirmi la bocca, di sistemarmi lo stomaco e di eliminare un pessimo mal di testa e, devo ammetterlo, nulla mi fa effetto migliore del tuo beverone. »
« Subito. » annuì l'interpellato, dando riprova di comprendere bene a cosa egli stesse riferendosi.

Un fattore comune a quasi ogni locanda del mondo o, per lo meno, a quelle presenti nella pur limitata conoscenza offerta alla donna guerriero sul medesimo ma che, razionalmente, avrebbe potuto probabilmente essere esteso a regola generale, era sicuramente quello derivante dalla presenza di un composto misterioso, la cui ricetta era nota solo al padrone di casa, utile a permettere un ritorno in sé in maniera rapida ed efficace dagli effetti postumi di un'ubriacatura. Per quanto, personalmente, alla mercenaria il ricorso a tali rimedi fosse stato necessario soprattutto in gioventù, nei tempi antecedenti alla sua maturata consapevolezza dei limiti entro i quali non spingersi nella volontà di non perdere il controllo su di sé e sull'ambiente circostante, rischio eccessivo per un professionista di fama rinomata qual lei era poi diventata, ella aveva avuto addirittura modo di vedere in azione dei veri "resuscita morti", in grado di far riprendere in maniera pressoché istantanea un uomo o una donna privi di sensi e di restituirli più che lucidi alla realtà, dalla quale, in tal situazioni, erano solitamente richiesti in maniera estremamente urgente.
Alcun stupore, quindi, alcuna curiosità sorsero in lei a tal richiesta da parte dell'uomo, dove, per quanto ignorata, ella non aveva mancato di seguirlo, di restare prossima a lui, in attesa del momento più idoneo a riprendere parola.

« Avendo già escluso che vi sia stato un piacevole intrattenimento fra noi, la notte scorsa, e sperando di escludere l'eventualità in cui tu possa desiderare riprendere il "discorso" interrotto al momento in cui io ho, chiaramente, perso i sensi, la tua insistente presenza mi porta a supporre che tu, comunque, abbia ancora qualche questione in sospeso nei miei riguardi… » evidenziò Sanma, non voltandosi nella direzione dell'interlocutrice pur avendone chiaramente colto la presenza accanto a sé anche in quel momento.
« In effetti sì. Ma non è nulla di urgente. » confermò la donna, per offrire priorità al composto alchemico che avrebbe permesso di ristabilire i giusti equilibri interiori ed esteriori nella controparte.
« Ottimo… » annuì egli, con un sorriso sornione « Anche perché dopo che avrò ingerito quello schifo, sarà mia premura andare a svuotarmi la vescica e le budella prima di potermi concedere di prestare ascolto a qualsiasi questione, possa essa giungere da una presenza del tuo calibro, senza doppi sensi di riferimento fisico, o dall'ultimo degli imbecilli di questo mondo. »
« E' giusto. » non si scompose la donna, impegnandosi a dimostrarsi più che ben disposta nei suoi riguardi, nonostante gli sguardi di Howe e di Be'Wahr, poco lontani dalla scena in atto, stessero dimostrando un'evidente intolleranza a quella situazione.
« Mmm… » esitò, allora, l'uomo, incuriosito da tanta quiete nell'altra, nonché, ovviamente, dalla ragione per la quale ella si stava proponendo con tale insistenza innanzi a lui « Così… tanto per dire… la questione in sospeso nei miei riguardi, in quali termini sarebbe espressa? » tentò di informarsi, nel mentre in cui un boccale colmo di un liquido di colore, odore e consistenza non dissimile dal vomito da lui stesso prodotto gli venne posto innanzi al viso da parte del locandiere.
« Prova a concentrare la tua attenzione, per un istante, verso la maggiore quantità d'oro che tu possa concepire… » sorrise ella, ora proponendosi a sua volta sorniona « Raddoppiala… triplicala se vuoi, e avrai la risposta alla tua domanda. »

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