11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

mercoledì 3 marzo 2010

782


Q
uando all'alba del nuovo giorno, delicatamente stuzzicata dall'azione discreta ma costante dei tiepidi raggi del primo sole, Midda offrì nuovamente il proprio sguardo sul mondo, i timori, le paure proprie della sera precedente sembrarono essere alfine stati dimenticate: un'intensa attività fisica, prima compiuta nei propri esercizi solitari, poi nel lavoro di coppia che l'aveva vista riunita a Be'Sihl al suo ritorno dalla festa, e il quieto sonno successivo a essa, erano infatti stati sufficienti a cancellare dalla sua mente ogni dubbio, ogni timore nel merito di quanto occorso, sia in riferimento alle allucinazioni di cui era rimasta, suo malgrado, vittima, sia a riguardo del significato proprio del confronto avuto con la madre del compagno. E dove anche alcuna risposta aveva poi ricercato presso l'uomo circa il secondo interrogativo, la seconda e, probabilmente, più preoccupante questione che l'aveva ritrovata protagonista, non desiderando rischiare di rovinarsi il sano appetito sessuale che pur aveva caratterizzato la loro riunificazione nella notte appena trascorsa, nel momento in cui la luce di una nuova giornata, da trascorrere entro i limiti propri di quel villaggio, le chiese di abbandonare la serenità del proprio riposo, ella non si concesse alcuna esitazione, alcun dubbio a simile proposito, preferendo potersi riservare di godere di quanto offertole nel presente, senza porsi troppi pensieri riguardo al futuro, epoca prossima o remota che, indistintamente, avrebbe affrontato come sempre nel momento in cui le si fosse concessa innanzi.
Liberandosi, allora, con agile maestria, dalla delicata stretta del proprio compagno, ella decise di riservarsi l'occasione di un bagno ristoratore, nel voler approfittare tanto del fiume lì prossimo, quanto della quiete che sperava avrebbe ancora imperato sull'intero villaggio a un orario così mattutino, abituata, dopotutto, al confronto con strade cittadini praticamente deserte in quelli che per lei erano normali tempi di risveglio, di ritorno dal regno delle divinità signore del riposo. In tal scelta, quindi, ella si rivestì silenziosamente e rapidamente per potersi concedere possibilità di allontanarsi dalla stanza e dalla casa, senza clamore alcuno e pur senza, al contempo, rinunciare a depositare, quasi a scopo di cauzione, un dolce bacio sulle labbra ancora addormentate del locandiere. Questi, necessariamente sfinito per la lunga notte, fra i bagordi della festa e il seguente impegno amoroso con lei, non reagì a tal gesto, non offrendo alcuna trasparenza di una qualche agitazione in conseguenza del suo allontanamento da lui, di quell'improvvisa assenza dalla branda che pur avevano strettamente condiviso nel corso della notte, restando incredibilmente, anche se prevedibilmente, a riposo in una tenera eccezione a quanto anche per lui abitudinario, dove, in effetti, anche Be'Sihl si sarebbe altrimenti posto solito a riservarsi quotidianamente solo poche ore di riposo e orari di risveglio a sua volta decisamente tendenti all'aurora, tali da non farle mai mancare un'abbondante colazione nei giorni in cui ella si donava un'illusione di vita tranquilla nel soggiornare presso la sua locanda.

« Resta a riposo… io torno subito. » sussurrò la mercenaria, in un alito praticamente inudibile, una rassicurazione considerata necessaria, quasi doverosa, per quanto evidentemente non richiestale in quel momento, da quella particolare situazione.

Stringendo, ancor più per abitudine che per reale necessità, il fodero della propria spada nella destra, non riservandosi, neppure nell'assoluta e pacifica quiete apparentemente propria di quelle terre, occasione per abbassare la guardia, per permettersi qualche pur accettabile imprudenza nel rinunciare alla compagnia della propria arma, la donna guerriero fece allora atto di lasciare la stanza condivisa dall'uomo amato, certa di non rischiare di incontrare alcuno nel corso del proprio cammino verso il fiume, salvo, in ciò, essere subito contraddetta da un fato quasi beffardo verso di lei, il quale le pose innanzi entrambe le figure dei padroni di casa, a loro volta intenti a lasciare con discrezione l'edificio, rivestiti di tutto punto e chiaramente pronti a una nuova giornata di lavoro nei campi.

« Stupida idiota. » si rimproverò, a denti stretti, nel mentre in cui offrì comunque un ampio sorriso verso la coppia, la quale a sua volta le propose una chiara dimostrazione di sorpresa nel trovarla già desta a simile ora, supponendo per lei un risveglio più tardivo « Sono contadini… è loro abitudine alzarsi all'alba. » si ricordò, a precisazione dell'insulto precedente, per poi chinare il capo e accennare, nel miglior accento shar'tiagho del quale era in grado, un saluto alla volta dei due.

Il buongiorno da lei proposto fu allora prontamente contraccambiato tanto da Ras’Meen, quanto da suo marito Be’Soul. Per sua fortuna, però, in quest'occasione alcuna ulteriore parola, nessun'altra asserzione le venne imposta a seguito di quel solo termine a lei noto, graziandola in ciò dall'altrimenti disgraziata impossibilità a comprendere, o a farsi comprendere, dai propri ospiti: una scelta, quella di mantenere in tal modo il silenzio, per la quale la donna dagli occhi color ghiaccio non poté allora mancare di essere grata a entrambi, ampliando, se possibile, il già largo sorriso loro rivolto e lasciandoli, in ciò, liberi di riprendere il proprio cammino, nell'osservanza delle incombenze quotidiane che pur non avrebbero potuto mancare di caratterizzare quella loro tranquilla e costante esistenza.
Uscendo pertanto, a propria volta, dall'abitazione, poco dopo l'allontanamento dei due per non offrir l'erronea impressione di volerli seguire e, in questo, rischiare di scatenare un qualche dialogo che non sarebbe stata in grado di gestire, la Figlia di Marr'Mahew non poté che ritrovarsi ingenuamente sorpresa dalla fervente vita che ritrovò ad animare l'intera area del villaggio, in così netto contrasto con gli ambienti cittadini ai quali, evidentemente, si era abituata molto più di quanto avrebbe altrimenti gradito. Dimentica, infatti, nonostante le proprie origini, il proprio passato, gli anni mai rinnegati della propria infanzia, si era sinceramente offerta di come la vita, lontano dalle capitali, fosse solita ricercare in ritmi più naturali, più prossimi al quieto ritmo della terra: se pur mercanti e soldati, artigiani e sacerdoti, ma anche mercenari e assassini, ladri e prostitute, tipici abitanti di Kriarya, città del peccato del regno di Kofreya, avrebbero infatti potuto decidere a proprio uso e costume in quali termini suddividere le ore di luce loro offerte dal sole, per il resto del mondo, per tutti gli agricoltori e cacciatori, pescatori e allevatori, posti a fondamento basilare di ogni società, la scansione del tempo nell'arco di una giornata non avrebbe potuto prescindere dal movimento del sole, dai capricci del tempo e dall'alternarsi delle stagioni, nell'essere costretti a porsi in quieta ubbidienza in simile confronto in una contrapposizione praticamente antitetica rispetto a quella che sarebbe altrimenti potuta essere considerata la sua vita, gestita in totale autonomia, sottoposta solo a proprio personale capriccio, ai propri più variegati desideri.

« Immagino che, ormai, sia troppo tardi per pensare di poter fare quattro bracciate nel fiume… » sospirò, guardandosi attorno e non mancando, in ciò, di rispondere ai numerosi cenni di saluto che giunsero a lei da ogni lato del villaggio, quasi ognuno lì presente volesse offrire chiara riprova di come non si fosse già dimenticato della sua presenza fra loro.

In verità, fosse dipeso semplicemente da lei, dal suo libero arbitrio, per la mercenaria non vi sarebbe potuta essere alcuna occasione di imbarazzo, o pudore, nel mostrarsi nuda anche dinnanzi a un gruppo di pescatori impegnati a ritirare le proprie reti, colme di pescato, dal corso del fiume, là dove mai si era concessa, nella propria vita, ragioni di vergogna per il proprio corpo, per la propria femminilità, e, in ciò, per una propria possibile nudità, arrivando, in conseguenza di tanta serena confidenza, persino a combattere violente battaglie completamente priva di vesti, quando gli eventi gliene avevano fatto richiesta. Nonostante simile disponibilità, però, in quel particolare frangente, nel contesto proprio di quel tranquillo villaggio, ella non avrebbe potuto riservar qual proprio alcun desiderio a impegnarsi in azzardi di quel genere, non avendo dopotutto fretta di fornire ragione di scandalo alla popolazione autoctona, o, peggio, offesa agli usi e costumi locali, soprattutto dove si poneva, suo malgrado, estremamente ignorante nel loro merito: per tal ragione, la donna guerriero giudicò quale scelta più conveniente quella di rinunciare al proposito di quanto pur sarebbe dovuto essere giudicato semplice svago, rimandando a un momento migliore l'idea di una nuotata nelle fresche acque del fiume, mai per lei apprezzabili quanto quelle dei suoi mari e, ciò nonostante, surrogati quasi accettabili per la sua esigenza balneare.

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