11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

martedì 30 marzo 2010

809


I
mpossibile, a posteriori, sarebbe potuto essere definire in qual misura gli dei appartenenti alla fede del regno di Shar'Tiagh fossero, effettivamente, rimasti colpiti dalla promessa o, più propriamente, dalla minaccia intrinseca nelle parole che la Figlia di Marr'Mahew aveva formulato nella volontà di garantire al padre di Be'Sihl la salvezza del figlio, in opposizione a ogni possibilità avversa, in contrasto a ogni fato negativo: quanto risultò certo, comunque, fu che essi preferirono non richiamare a sé l'anima del medesimo, non pretendere la conclusione di quella vita pur messa in serio dubbio dalla violenta azione della stessa donna guerriero, concedendogli, dopo oltre una settimana trascorsa privato di coscienza, la possibilità di aprire nuovamente gli occhi sul mondo a sé circostante, concedendo, in ciò, la prima, lieta notizia a tutti i propri familiari. A seguito delle due cerimonie funebri che, alfine, avevano offerto l'estremo saluto alle due vittime di quei tragici giorni, la speranza per la ripresa dell'uomo era andata, nel tempo, scemando sempre più, sebbene il successo da lui riportato, nell'aver superato la prima notte dopo l'intervento atto a richiudere lo squarcio aperto dalla lama bastarda della donna nel suo fianco, avrebbe dovuto essere accolto qual un segno di speranza, di fiducia verso il domani.
Come potersi, però, considerare positivi, nel confronto con una situazione tanto spiacevole qual quella che aveva drammaticamente sconvolto l'intera vita di un quieto villaggio? Come potersi riservare ancora possibilità di ottimismo, nella consapevolezza della tragedia che, sciaguratamente, aveva segnato la vita non solo di due giovani uomini caduti, ma anche delle loro famiglie, delle loro mogli e dei loro figli?
Nemmeno il perdono pur fu offerto alla medesima omicida, all'assassina di quelle due figure amate da tutti all'interno di quei confini, dimostrando un carattere, una forza che la stessa Midda Bontor, per quanto graziata da tanta magnanimità, avrebbe mai potuto comprendere, accettare, dopotutto, avrebbe potuto concretamente cancellare la funerea ombra gettata su quel piccolo insediamento rurale, e la conseguente angoscia imposta sugli animi di tutti i suoi abitanti, specialmente in relazione con l'immagine rappresentata dal locandiere ancora privo di sensi, costretto all'incoscienza da una tremenda febbre, da una feroce infezione che ne avrebbe potuto stroncare la vita in ogni istante, in ogni momento.
E, così, quando quegli occhi castano chiaro, quasi arancioni nei propri naturali riflessi, tornarono a mostrarsi aperti, stanchi sì, e pur dotati di una innegabile vitalità e lucidità, la gioia non poté che esplodere fragorosa in ogni casa, richiamando l'attenzione di chiunque all’interno del villaggio, non diversamente da quanto sarebbe occorso in conseguenza all'annuncio di una nuova nascita.

« … acqua… »

Forse inevitabile sarebbe dovuta essere considerata, in lui, simile richiesta, nell'aridità che, nonostante un concreto impegno a una continua idratazione del suo corpo in quei giorni di patimento, non avrebbe potuto mancare di caratterizzare l'interno della sua bocca e della sua gola, imponendo la soddisfazione di tale necessità qual prioritaria su qualsiasi altra domanda, su qualsiasi altro dubbio, su qualsiasi altra richiesta.
Impossibile, per Be'Sihl, fu comprendere l'identità dei soggetti proprietari delle mani si impegnarono, in quel frangente, a mantenerlo delicatamente sollevato dal proprio giaciglio e quali altri, nel contempo, gli porsero una tazza di coccio traboccante di fresco liquido, dal momento in cui, suo malgrado, i suoi occhi, dopo tanta forzata oscurità, non riuscirono immediatamente a offrirgli la chiarezza visiva che avrebbe preferito ottenere. Ciò nonostante, anche in tale stato di temporanea cecità, nella presenza di tanti arti in carne e ossa attorno a sé, evidente risultò l'assenza di colei che più di tutti egli sperava si sarebbe proposta tempestiva, rapida e decisa, in tal gesto, in suo soccorso, in suo aiuto, colei che, chiunque altro, al suo posto, probabilmente non avrebbe più desiderato rivedere, incontrare, ma che egli, fermo nei propri sentimenti, nella propria fedeltà e nel proprio amore a lei, mai avrebbe potuto rinnegare neppure in conseguenza degli eventi occorsi.
Paziente nel sopportare il proprio stato di ignoranza, aiutato in ciò, probabilmente, dal dolore lancinante all’addome che non offrì incentivi di sorta né alla sua concentrazione, né al rapido recupero di una concreta efficienza visiva, Be'Sihl concluse quietamente la propria lenta bevuta, in realtà poco più di un faticoso suggere non dissimile da un neonato al seno materno, e si concesse tutto il tempo necessario per recuperare piena coscienza di sé e del mondo a sé circostante, in un'attesa che, per quanto neppure ne ebbe diretta consapevolezza, lo vide, in verità, perdere nuovamente coscienza per un'altra dozzina di ore, in conseguenza dell'eccessivo affaticamento, dopotutto, imposto sul proprio stesso fisico in quella pur breve ripresa, in quel pur fugace ritorno alla realtà.
E solo quando, finalmente, tornando sufficientemente padrone dei propri sensi, egli poté cogliere i volti delle persone presenti attorno a lui, pronti a soddisfare ogni sua minima richiesta, ogni sua necessità, forse prevedibile, si propose una nuova richiesta, una nuova domanda dalla sua stessa voce.

« … Midda? »

Incertezza fu quella che, purtroppo, egli lesse allora nello sguardo di sua madre, nel mentre in cui ella si voltà verso suo padre come a ricercare in lui un qualche indizio sulla migliore risposta da offrirgli; incertezza fu quella che, allora, egli colse sul volto di suo padre, nel rispondere in tal modo, per quanto senza reale utilità, alla silenziosa domanda della moglie; incertezza fu quella che, ancora, egli ritrovò in qualsiasi espressione presente attorno a lui, da fratelli a cugini, da sorelle a zii, a volte mischiando in tal sentimento un chiaro imbarazzo, ma pur confermando, puntualmente, quel dubbio sulle parole da adoperare nei suoi riguardi.

« E' meglio, ora, che tu riposi, figlio mio… » suggerì alfine, con dolce premura, il padre, cercando di impegnarsi in un sincero sorriso verso di lui « Possiamo già considerare a dir poco miracolosa la tua ripresa senza necessità alcuna di riservare ulteriore sfida verso gli dei. »

Tanta omertà condivisa, tanto mistero attorno a lui, tuttavia, scatenarono qual unica reazione, nell'uomo, quella di una ribellione, di una presa di posizione ancor più ferma, ancor più solida, tale quasi da vederlo levarsi a sedere sul letto nonostante ogni dolore, nonostante ogni impedimento fisico in tal senso, guidato nella propria foga da una sincera paura sul fato a cui poteva essere stata condannata la donna da lui amata, forse, addirittura, uccisa dai suoi stessi familiari in seguito all'ennesima offensiva volta a loro discapito.

« Midda?! » ripeté, ora con tono più forte, più deciso, sfidando in maniera estremamente pericolosa i limiti nei quali avrebbe dovuto mantenersi per la propria stessa salute, del tutto disinteressato alla medesima.
« Calmati ragazzo… calmati. » si impose un suo fratello maggiore, cercando di trattenerlo sdraiato, nel timore che i punti di sutura potessero saltare e la sua ferita, ancora fresca, potesse riaprirsi e infettarsi nuovamente « La tua donna sta sicuramente meglio di quanto tu non stia ora… ma non è qui. »
« … dove?… » domandò il locandiere, lasciandosi, allora, guidare nuovamente a riposo, spezzato nella propria voce, e nel propri respiro, dal dolore ritornato con vigore, con fiera insistenza, a ricordargli il danno con cui, ancora per qualche tempo, avrebbe probabilmente dovuto avere a che fare, prima di potersi considerare effettivamente libero di riprendere la propria abituale vita quotidiana.
« Ha atteso sino a quando tu non hai riaperto gli occhi. » spiegò la madre, prendendo parola e intervenendo là dove alcun altro sembrava comunque intenzionato ad affrontare con lui quell'argomento « E' rimasta per giorni immobile accanto al tuo letto, a vegliare su di te, senza nutrirsi e, quasi, senza neppure bere. In verità, nessuno di noi potrebbe persino esprimersi su un suo eventuale riposo in questo periodo, dove ella è apparsa sinceramente votata solo alla tua ripresa, al tuo ritorno fra noi, disinteressandosi a qualsiasi altra esigenza, anche dove primaria qual la semplice alimentazione… »
« … dove?… » invocò egli, sì mantenendosi quietamente a riposo e pur non desiderando cedere nel confronto con quella questione, sforzandosi di restare cosciente nella volontà di comprendere il fato della propria amata nonostante il suo corpo gli implorasse di perdere, nuovamente, i sensi.
« Non appena hai dimostrato una pur minima lucidità, ella è partita. » continuò Ras’Meen, allungando una mano per accarezzare delicatamente il volto del figlio.
« E prima che tu possa riservarti idee errate, sappi che nessuno di noi ha agito in suo contrasto, né le ha richiesto tale allontanamento. » precisò un suo cugino, uno dei sopravvissuti all'attacco della mercenaria, facendo capolino alle spalle dei genitori e prendendo voce « Se pur a fatica, con reale sforzo, abbiamo tutti compreso quanto tu hai voluto esprimere, rischiando la tua vita per farlo… e, per quanto la legge non ci avrebbe colpevolizzato nel richiederne la vita in giusto compenso per il suoi crimini, abbiamo giudicato vano tentare di lavare sangue innocente con altro sangue ugualmente innocente, consapevoli di come, in questo, avremmo semplicemente infierito su di te con maggior impeto di quanto non avesse già fatto ella stessa. »

Di fronte a tanta buona volontà da parte della propria famiglia per sostenerlo, per sorreggerlo, nonostante la sua lunga lontananza da tutti loro, in quello che, oggettivamente, sarebbe anche potuto essere considerato un tradimento a loro discapito, il locandiere non poté evitare di sforzarsi per riconoscere a tutti i presenti un leggero sorriso, senza in questo, però, negare la preoccupazione per la sorte a cui la sua amata poteva essersi votata, conoscendola fin troppo bene per potersi permettere di negare le eventualità peggiori.

« Nell’altra stanza ha lasciato una lettera per te. » riprese la voce della madre, forse nel chiaro intento di distrarlo da eventuali pensiero negativi, dei quali i suoi stessi occhi non poterono evitare di essere riflessi perfettamente intellegibili « E ci ha domandato, per il tuo stesso bene, di non consegnartela. La potrai leggere solo quando sarai in grado di lasciare questo letto, dopo aver recuperato le energie ora perdute. »

E così, per quanto contrariato da tali novelle e da quell'assurdo ricatto, Be'Sihl non poté fare altro che sorridere amaramente e chiudere gli occhi, arrendendosi all'evidenza di essere stato posto in trappola da quella donna, quella figura così forte e, pur, anche incredibilmente fragile, così fiera e, pur, anche umanamente bisognosa d'amore, per quanto mai ella lo avrebbe probabilmente ammesso, tale da spingersi a compiere follie per porre a tacere il rimorso derivante degli eventi di cui, purtroppo, era stata protagonista.

« Stupida… sciocca… » sussurrò, prima di lasciarsi precipitare nuovamente nelle tenebre dell'incoscienza.

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