11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

martedì 20 luglio 2010

921


E
nel mentre un grido straziato offrì sfogo al dolore proprio del cuore di Be'Tehel, il quale avrebbe rinunciato a poter ascoltare quella meravigliosa confessione d'amore per poter trascorrere anche solo un giorno in più con la propria compagna, colei a cui aveva consacrato la propria intera esistenza anche senza necessità di matrimonio alcuno, l'oscurità avvolse il cuore, la mente e l'anima della donna guerriero, lasciandola precipitare nelle fredde tenebre della morte.

Tale, per lo meno, su la sensazione iniziale che dominò in lei, nel momento in cui sentì la vita venirle meno e la morte, alfine, pretendere il giusto tributo da chi, troppo spesso, aveva evitato il necessario confronto con la responsabilità delle proprie azioni. Una sensazione che, tuttavia, non si protrasse per troppo tempo, dal momento in cui, dopo pochi istanti, o forse dopo interi eoni, impossibile a dirsi, un incredibile calore prese nuovamente il controllo in lei, rigenerandone le energie, restituendole la forza, donandole nuovamente la vita che pur, finalmente, pensava, forse addirittura sperava, essere perduta.

"Disprezzi realmente l'idea di poter riprendere il giusto controllo della tua vita?"

Una voce fu quella che la raggiunse in quell'oscurità divenuta improvvisamente luce, in un bagliore tanto intenso, sì vigoroso ed energico, da lasciarla ugualmente cieca, negandole ogni possibilità di osservare la realtà a sé circostante, ammesso che ancora esistesse una realtà attorno a lei o, ancor peggio, che ella stessa ancora fosse in grado di osservare qualcosa.
Quella voce, per un istante umanamente temuta nell'ipotesi in cui potesse essere quella di un dio o di una dea, non appena la sua mente riprese a svolgere il proprio consueto dovere, il proprio abituale compito, qual nota, qual già conosciuta, appartenente a un lontano passato, un passato, addirittura, proprio del futuro da cui ella era lì giunta. Una voce non nemica e, anzi, addirittura amica, che tanto era persino arrivata ad amare, in quei brevi ed eterni istanti che pur avevano trascorso insieme, e che, altresì, mai avrebbe creduto di poter tornare ad ascoltare… non di certo, poi, in quel momento.

"Sono felice che ancora tu abbia memoria di me…"
Fenice? Sei davvero tu? Come… come è possibile tutto questo?
"Il come non è importante, in questo frangente." confermò implicitamente "Il perché è più interessante…"

La fenice: una delle creature più potenti mai esistite, il cui potere, probabilmente, avrebbe dovuto essere considerato al pari di quello di un dio, se non divinità essa stessa.
La prima volta che Midda aveva incontrato tale entità, era stato in occasione di un crudele ricatto, in conseguenza al quale, per salvare la vita di un gruppo di bambini innocenti, un folle mecenate le aveva domandato di trovare e uccidere la fenice, al fine di poter guadagnare, attraverso l'uovo che sarebbe nato dalla morte della stessa, un'occasione di immortalità e immenso potere, di ascesa al divino. Tale pazzia, pur condotta a compimento per volere della stessa fenice, aveva visto l'anziano nobile kofreyota essere letteralmente distrutto dalla stessa energia infuocata che aveva sperato di poter dominare, nel mentre in cui la fenice appena distrutta aveva immediatamente ritrovato nuova e più vitale esistenza.

"In verità, a seguito di quegli eventi, in almeno un'altra occasione ci siamo incontrate, sfiorate oserei dire, per quanto tu non abbia potuto conservare memoria di ciò che è accaduto, esattamente come non potrai riserbarti ricordo alcuno neppure di questa tua terza vita…" intervenne, cogliendo il percorso mentale della propria interlocutrice in quel bizzarro dialogo mentale.
Di cosa stai parlando? Non riesco a comprenderti…
"Rammenti quando ti sacrificasti per permettere a Carsa, Howe e Be'Wahr di conquistare la corona della regina Anmel e di condurla lontano dal santuario nel quale era stata sepolta?"
Il vortice oscuro…
"Nella tua memoria è solo il ricordo del risveglio fra le braccia di Ma'Vret, là dove io ti condussi." spiegò, con tono quieto "In verità, in conseguenza a quel tuo gesto, tu sei rimasta intrappolata per trent'anni in un'altra dimensione, nella quale sei invecchiata sola ed esiliata, per tua esplicita volontà, dal mondo intero. Da tale prigionia, è stata proprio Anmel a evocarti… o, per meglio dire, Carsa, i cui sentimenti verso di te hanno avuto la meglio sulla fiera volontà della regin…"
Calma… aspetta. Fermati, per carità. Non sto comprendendo una sola parola di quanto stai dicendomi… e tutto questo mi sta facendo letteralmente impazzire.
"Comprendi, ora, perché preferii cancellare ogni traccia di quegli eventi dalla tua memoria, nel ripristinare il corretto corso del tempo? E perché lo farò anche in questa occasione?"

La fenice; la regina Anmel; Carsa; viaggi temporali; una sorta di limbo e trent'anni d'esilio; una terza vita?!: troppi concetti, troppe informazioni quelle così improvvisamente offerte alla donna guerriero, con le quale la sua mente umana e mortale, per quanto abituata a ogni genere di assurdità, non sarebbe riuscita a confrontarsi tanto semplicemente, accettando tutto ciò quale un'ovvietà, quale la condizione più normale con cui mai avrebbe potuto avere a che fare. La follia, innanzi a tutto ciò, sarebbe apparsa qual la sola via d'uscita.
Ma un'uscita da dove? E, soprattutto, verso dove? Non era forse, ella, appena morta?

"Non sei morta. Non ancora." la rassicurò la fenice, proponendole le medesime parole un tempo già adoperate in risposta a un'altra donna, un'altra interlocutrice, similmente a lei arrestata dal suo intervento a un istante dalla propria apparentemente inevitabile fine "In verità, non è neppur previsto che tu possa morire qui e oggi: questo tempo non appartiene né a te, né ai tuoi nuovi compagni di ventura. E, per questa ragione, mio è il diritto, se non, addirittura, il dovere, di restituirvi al vostro mondo, dal quale l'oscuro potere di Anmel vi ha ingiustamente strappato…"
A che scopo?
"Brava. Vedo che stai iniziando a comprendere…" confermò, con un tono che Midda volle interpretare corrispondente a un sereno sorriso "Non ti sei preoccupata nel merito del come, quanto, piuttosto, del perché…"

Nel confronto con una creatura qual la fenice, il cui potere ella aveva imparato per diretta esperienza personale a rispettare e a temere, la donna guerriero non avrebbe mai potuto interrogarsi sulla possibilità che un simile miracolo, che una tale meraviglia, potesse essere realmente tale: inevitabile, pertanto, sarebbe stato rivolgere il proprio interesse alle motivazioni alla base di un tale intervento e, ancor più, al senso ultimo, per lei stessa, di riprendere a vivere una vita priva di qualsiasi libero arbitrio, nel trovarsi semplicemente costretta, obbligata, a recitare una parte da altri scritta per lei, qual, banalmente, la protagonista di un mito, di una leggenda, ancor prima che una persona reale, con propri sentimenti, con propri sogni, con proprie speranze.

"Ti sbagli. Ti inganni." la rimproverò la voce della fenice, percependone ancora le emozioni, i pensieri più intimi, in quel confronto che, dopotutto, stava avvenendo unicamente nella sua mente o, comunque, in qualcosa di paragonabile a essa "Non esiste alcun destino. Non esiste alcun fato. Nulla di tutto ciò in cui hai sempre creduto ha da considerarsi posto in discussione…"
Ma… il faraone… l'onniveggenza: egli ha dimostrato di poter prevedere ogni cosa, persino il ritorno al mio tempo che tu, ora, mi stai offrendo. Io non desidero una vita da marionetta… non sono il personaggio di una storia, asservito ai capricci del proprio autore!
"So che non sarà facile per te comprenderlo, ma devi sapere che esistono infiniti futuri possibili, infinite linee temporali che, continuamente, si creano e si distruggono in conseguenza di qualsiasi gesto di qualsiasi uomo, donna o bambino…" spiegò l'altra, con fare quieto, paziente, addirittura materno verso di lei "Rammenti quanto, nel mio tempio, ti sei ritrovata a combattere contro te stessa? In quel santuario, in conseguenza alla mia presenza, le barriere che usualmente separano le varie dimensioni sono più labili, più leggere e delicate: in conseguenza di ciò tu ti sei ritrovata a confronto con te stessa, mentre altre vostre pari stavano esplorando diverse vie alternative per raggiungere un medesimo scopo… per raggiungere me."
E' follia…
"L'onniveggenza non è un potere assoluto, non è infallibile." continuò, trascurando il commento dell'interlocutrice "Egli ha potuto osservare solo una ristretta schiera di futuri possibili e, cogliendo gli elementi comuni a ognuno di essi, ha tratto le proprie conclusioni, tragicamente segnando il proprio stesso destino nell'arrendersi a esso."
Vuoi dire che…?
"Sì, Midda Bontor. Sì." confermò, anticipando la domanda così postale "Nulla è definito a priori e solo la resa può tracciare, in maniera predeterminata, il fato di un mortale. Ma nella lotta… nella lotta che anche tu ti ostini a continuare giorno dopo giorno, chiunque può decidere il proprio fato, così come nessun dio o dea potrebbe essere in grado di fare in sua vece."

Alcuna novella sarebbe potuta essere accolta da lei, in quel momento, con animo più lieto, più entusiasta, rispetto a quella con la quale fece propria la notizia offertale dalla fenice, quella speranza… quella meravigliosa speranza utile a poter tornare a vivere, a poter tornare a credere in tutto ciò che, da sempre, aveva dato un senso alla sua stessa esistenza.

Tornerò, quindi, a vivere… e i miei compagni? Be'Tehel e Ma'Sheer? Cosa accadrà a loro?!
"Come te, vivranno sino alla conclusione dei destini che così hanno abbracciato… e, poi, interverrò io."
Ma… se tutto tornerà così come è stato, e se alcuno conserverà memoria di questi eventi, perché non sei intervenuta prima? Ci hai donato questa possibilità di vita alternativa per semplice diletto?
"Credo che sia giusto dire che mi sono presa la libertà di concederti un periodo di riposo…" rispose la fenice, con disarmante onestà "… e, nel mentre di ciò, di esaudire la preghiera di un cuore innamorato."

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