11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

giovedì 29 luglio 2010

930


E
ssendosi prefisso lo scopo di giungere sino alla propria meta per la via più breve e, in ciò, meno accogliente, qual solo sarebbe potuta essere giudicata quella propria del deserto nel confronto con una più tranquilla cavalcata lungo la sponda del fiume e dei suoi affluenti, là dove, dopotutto, si accentrava ogni attività umana del regno, e dove solo sarebbe potuto essere individuato un sereno rifugio per i momenti di riposo, Be'Sihl si riservò occasioni di sosta, utili a far riposare il proprio equino sodale, nonché il proprio stesso corpo, estremamente brevi, neppur realmente coincidenti con le ore di oscurità già in netto svantaggio rispetto a quelle di luce, quale conseguenza della stagione ormai estiva.
Sebbene ormai più straniero che autoctono, nell'aver trascorso l'ultima metà della propria vita in quella sorta di esilio volontario lontano dal proprio Paese, all'estremità opposta del continente rispetto al medesimo nella ricerca di una propria identità, il locandiere della città del peccato kofreyota non aveva mai scordato, o rinnegato, le proprie origini e, con esse, l'innata confidenza con la propria terra natia. Nella scelta così compiuta, di viaggiare in solitudine attraverso le letali sabbie nel deserto per raggiungere quanto prima la propria amata, pertanto, egli non avrebbe potuto definirsi inconsapevole dei rischi così riservatisi, allo stesso modo in cui, comunque, non avrebbe potuto neppure disconoscere i corrispettivi vantaggi per lui così derivanti.
Per tal ragione, solo alla propria stessa persona egli, in un ipotetico futuro momento di pace, avrebbe potuto offrire rimprovero per quanto stava accadendo in quella stessa notte, nell'ipotesi tutt'altro che ovvia di riuscire a superare la medesima…

« E' una fortuna che tu non sia con me in questo momento, Midda… » sussurrò a denti stretti, spronando il proprio cavallo oltre ogni limite, nella speranza di riuscire a distanziare i propri inseguitori « Altrimenti non mi risparmieresti qualche legittima e sarcastica battuta nel merito di quanto, dopotutto, io stesso mi sia dimostrato assolutamente idiota! »

Al di là della propria intrinseca definizione, il deserto shar'tiagho, al pari di similari territori in tutti i regni lì circostanti, non avrebbe potuto essere giudicato quale effettivamente e completamente disabitato, nonostante la sua effettiva desolazione avrebbe dovuto ostacolare qualsiasi ipotesi di vita animale, vegetale o, persino, umana, entro quegli stessi confini. Come in ogni angolo del mondo, infatti, in un'area abbandonata da ciò che si era soliti definire qual civiltà, in una regione sì vasta e sostanzialmente priva di qualsiasi padrone, reietti e rinnegati non esitavano a cercare un proprio personale dominio, un proprio feudo sul quale imperare in completa autonomia da ogni legge e da ogni sovrano. Così, anche fra le sabbie dei deserti shar'tiaghi, Be'Sihl non si era mai illuso di poter evitare qualsiasi spiacevole incontro, di potersi considerare effettivamente al sicuro da ogni pericolo, protetto da ogni fato avverso, nella sola e inevitabile eccezione di quello a lui riservabile in conseguenza del terribile caldo del giorno e dell'ancor più straziante gelo della notte, consapevole di come, dietro a ogni duna, in ogni oasi, avrebbe potuto incontrare un gruppo di famigerati predoni.
Ben diversi dai briganti kofreyoti o dai guerriglieri y'shalfichi, nel non aver mai tentato di giustificare le proprie azioni dietro a ideali di stampo politico, i predoni del deserto avrebbero dovuto essere identificati semplicemente quali ladri e tagliagole della peggior risma, che, al fine di ovviare a un destino da carcerati, schiavi nelle miniere del Paese, qual solo sarebbe potuto essere loro offerto in conseguenza dei propri crimini, preferivano da sempre cercare il proprio futuro nella sfida così dichiarata in contrasto al mondo, e, forse, agli dei tutti, vivendo dei frutti delle proprie razzie, di rapide incursioni in piccoli villaggi di agricoltori, allevatori e pescatori, quale quello in cui proprio Be'Sihl era nato e cresciuto, o, quando più fortunati, di carovane di mercanti colte di sorpresa.
Abituato ormai da anni al confronto con la popolazione di Kriarya, costituita nella sua quasi completa totalità da mercenari e assassini, ladri e prostitute, con i quali era solito confrontarsi giorno dopo giorno, tanto da sobri, quanto, peggio, da ubriachi, il locandiere non avrebbe potuto riservarsi particolare timore al pensiero dei predoni shar'tiaghi, per quanto, ovviamente, non si sarebbe potuto dimostrare tanto ingenuo, sì avventato, da ignorare completamente il fato di morte al quale sarebbe potuto essere destinato in conseguenza a un eventuale incontro con loro. Qual personale vantaggio, in tal senso, egli aveva voluto considerare la propria stessa solitudine, il proprio volontario isolamento in quello stesso viaggio, condizione in virtù della quale avrebbe potuto riservarsi meno occasioni di attrarre attenzioni sgradite, di richiamare a sé l'interesse dei propri possibili avversari, i quali, anche nel sorprenderlo, non avrebbero mai potuto identificarlo quale un ricco mercante, e, in ciò, avrebbero forse potuto giudicare vano ogni eventuale sforzo a suo discapito. Un calcolo, il suo, che, purtroppo, quella notte non aveva avuto occasione di considerarsi corretto…

« Non mi abbandonare, mio buon amico… » invocò alla volta del proprio stesso cavallo, quasi esso potesse comprenderlo e, in ciò, concedergli ulteriore impegno, foga maggiore rispetto a quella che pur gli stava già ampiamente riconoscendo, in quella fiducia, in quello spirito di sacrificio che mai alcun eventuale compare umano gli avrebbe potuto offrire « Poche decine di miglia ci separano da Teh-Eb: una volta raggiunte le porte della città, non avremo da temere più alcun pericolo! » incalzò, ancora rivolgendosi all'animale, a offrirgli, con le proprie parole, una speranza di salvezza alla quale egli stesso, in quello stesso momento, si stava aggrappando con tutte le proprie energie.

Purtroppo, però, tutti gli dei a lui pur cari non sembrarono apprezzare l'ipotesi dell'augurato successo di quella fuga, intervenendo con una di quelle semplici e pur fondamentali disgrazie usualmente definite nel termine comune di "fatalità", tale da stroncare in un sol istante, nell'effimero intervallo di tempo scandito da una singola pulsazione del cuore dell'uomo, ogni aspettativa così sancita, così dichiarata, lasciando sciaguratamente slittare uno zoccolo del cavallo sulla fine sabbia. In conseguenza di ciò, quella concitata corsa venne allora bruscamente interrotta, vedendo precipitare violentemente a terra tanto l'animale, quanto il suo cavaliere, trascinato quasi bambola di pezza inanimata in quella caduta. E numerose furono le grida, le urla entusiastiche, che accompagnarono quella disfatta, definendo senza ambiguità di sorta l'enfasi gioiosa degli inseguitori, dei predatori, tanto benevolmente soccorsi dallo stesso deserto da loro eletto qual dimora, qual propria sola casa, quasi simile fatalità non fosse stata effettivamente tale, quanto, piuttosto e assurdamente, conseguenza di una conscia volontà da parte del medesimo ambiente, schieratosi esplicitamente, in tal modo, a loro favore.
Fu questione di un attimo, per Be'Sihl, ritrovare contatto con la realtà a seguito di quella caduta, e, in questo, comprendere la drammaticità della propria attuale posizione. Riaprendo gli occhi e ritrovandosi a contatto diretto con la sabbia del deserto, egli scoprì di essere, suo malgrado, impossibilitato non solo a raggiungere la spada appesa alla sella, alla propria destra, quanto piuttosto a compiere qualsiasi genere di movimento, a ipotizzare qualsiasi evasione, dal momento in cui, precipitando a terra, il suo destriero non solo si era rovinato sul proprio fianco destro, ma, peggio ancora, aveva anche intrappolato la sua stessa gamba sotto il proprio non trascurabile peso. Una situazione dalla quale, come i tremendi nitriti di dolore dell'animale non cercarono di celare, egli non avrebbe potuto trovare facilmente possibilità di scampo, in conseguenza della frattura che, purtroppo, doveva aver coinvolto una delle zampe dello stesso disgraziato equino.

« Mi permetto una rettifica. » sospirò, storcendo le labbra verso il basso, nell'osservarsi attorno e nel non poter fare a meno di cogliere evidenza così offertagli « E' una sfortuna che tu non sia con me in questo momento, Midda. » riformulò quanto precedentemente dedicato alla propria compagna, alla meravigliosa dea della guerra qual ella era e, probabilmente, sempre sarebbe rimasta, nonostante ogni sua preghiera in senso contrario, nel desiderare umanamente una vita diversa per lei, nella quale riservarsi uno spazio al suo fianco, nella sua quotidianità « Ti saresti veramente potuta divertire a spaccare la testa di questi sciacalli… »

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