11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

www.middaschronicles.com
il Diario - l'Arte

News & Comunicazioni

E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

venerdì 10 settembre 2010

973


« N
o. E neppur, tuttavia, l'ho negata. » ammise e negò al contempo, sincero in tale dichiarazione e pur non tale nel desiderio di cercare occasione di salvezza « La tua vita, al pari di quella della tua compagna, non sarebbe mai stato considerato da me un prezzo troppo alto da pagare per rimpossessarmi di qualcosa considerato qual mio, illegittimamente sottrattomi dall'audace e folle decisione di una mercenaria straniera. »
« Non vi è stato nulla di illegittimo nella mia decisione: ho sciolto il… contratto con tuo figlio così come era mio diritto poter fare, non consegnando il… risultato dell'incarico assegnatomi e neppur pretendendo, giustamente, il benché minimo compenso. » replicò la mercenaria, in risposta a simile implicita accusa nei propri riguardi, al dubbio così posto nel merito della propria professionalità « E' questa la sola ragione per la quale, raramente, richiedo anticipi: per non essere vincolata al… mecenate e ai suoi capricci. »
« E credi che questo avrebbe potuto interessarmi? » rise il nobile, in un moto di sincera ilarità nell'essere posto innanzi alle parole di quella barbara, così serie e, al contempo, inevitabilmente tanto ingenue nel confronto con un uomo suo pari « Quanto ho desiderato, nella mia vita, l'ho sempre ottenuto. O, per lo meno, mi sono sempre ingannato di averlo ottenuto... » si corresse, in una nota di malinconia, al pensiero di quanto fosse stato comunque sciocco in tal senso.
« Mai avrei potuto, perciò, sopportare che una stupida cagna del sud potesse porre in ridicolo il mio nome, fosse anche attraverso mio figlio. » proseguì, mostrandosi del tutto indifferente alla punta della lama posta davanti al proprio collo, sì potenzialmente letale, e pur nota qual del tutto inoffensiva, in quel particolare momento, in quel frangente dello sviluppo del loro dialogo « Al mio sguardo, tu eri già morta nel momento stesso in cui hai voltato le spalle alla mia dimora! »

Se solo si fosse trovata entro le mura di Kriarya, o, più semplicemente, entro i confini propri del regno di Kofreya, Midda non si sarebbe riservata alcuna necessità nel merito di una simile affermazione per condurre a termine la ricerca di sangue e vendetta allora iniziata. Dopotutto, della natura, dell'età, del genere o degli ipotetici titoli dei propri avversari, ella non si era mai riservata particolare preoccupazione, agendo ove necessario agire e dispensando, se richiesto, una giusta ed egualitaria morte su chiunque l'avesse meritata. Tuttavia, entro Shar'Tiagh, diverse erano le regole, diversa era la società, e per quanto ella avesse vissuto a lungo entro confini quali quelli kofreyoti, non aveva ancora e completamente dimenticato il rispetto delle leggi e dell'autorità costituita, là dove, ovviamente, essa lo meritasse.
Solo per tale ragione, quindi, il nobile Be’Gahen godeva ancora della vita, e di ciò, egli, ovviamente, era perfettamente a conoscenza. Così come, anche, egli sapeva che prima ancora che la lama dagli azzurri riflessi avesse avuto la possibilità di levarsi in aria, in tal modo incalzata dalle sue stesse parole, una voce sarebbe giunta in scena a pretendere l'attenzione di colei che, in quegli ultimi giorni, aveva imparato a considerare amica, al punto tale da indicarla, presso le guardie sue pari, quale una propria parente.

« Fermati Midda! » esclamò la voce di Ras'Jehr, esprimendosi, come di consueto, in lingua y'shalfica, per esser meglio compresa dalla propria interlocutrice « Fermati, per bontà divina, prima che sia troppo tardi! » ripeté il medesimo invito già definito poco prima, quand'ancora entrambe si trovavano fuori dalla città.

Nonostante ogni impegno, nonostante ella avesse spronato la propria bestia oltremodo per raggiungere la dimora dell'aristocratica famiglia prima dell'inevitabile carneficina, la giovane shar'tiagha era giunta comunque già con eccessivo ritardo, tale da generare almeno una mezza dozzina di cadaveri nei corridoi di quella costruzione e un numero più che doppio di feriti, lì abbandonati dalla stessa donna guerriero in diverse condizioni a seconda di quanta insistenza essi avessero voluto opporle. Fortunatamente, però, e di ciò ella non mancò di ringraziare nuovamente in cuor suo tutti i propri dei, la cugina di Be'Sihl, e il suo seguito armato, erano lì sopraggiunti sufficientemente in tempo da ritrovare il nobile padrone di casa ancora vivo e, in ciò, ancora a disposizione per qualsiasi indagine che, necessariamente, sarebbe dovuta seguire a tanto disordine. Il timore presente ad animare il cuore di Ras'Jehr, infatti, era quello che la propria compagna potesse agire con impeto tale da vanificare ogni suo successivo sforzo per definire la questione davanti a un magistrato, mutando, altresì, la propria attuale condizione di vittima, in quella di criminale e concedendo al solo, unico reo in tutta quella storia di esser ricordato e onorato qual martire sotto la furia di una barbara straniera, lì giunta per condurre morte e distruzione al proprio seguito.
La figlia di Marr'Mahew, all'irrompere di quel nuovo fattore di distrazione, non poté evitare di frenare il proprio colpo, prima ancora che la sua spada bastarda potesse sfiorare colui a cui era stata tanto violentemente destinata.

« Sono sinceramente stanca di questa vostra "civiltà", Ras'J… » rispose, ora nella propria lingua natia, senza voltarsi e pur scuotendo appena il capo con una chiara nota di biasimo nella propria voce « Non fate altro che autocelebrarvi, definendovi addirittura "popolo eletto", ma, dopotutto, non siete diversi da alcun altro regno, da alcun'altra nazione. Fidati! »
« Midda… » tentò di obiettare la giovane, avanzando quietamene verso di lei.
« Ascoltami. » la interruppe, nel desiderare condurre a termine il discorso così incominciato « Da quando sono giunta in questa città, sono stata umiliata così tante volte come, probabilmente, mai nella mia vita. Sono stata ingiustamente considerata una ladra, quando, al contrario, io stessa ero appena stata derubata. Sono stata resa partecipe di un'assurda fiera stagionale, trasformata in preda all'unico scopo di offrire diletto a vostri nobili. » ricordò, nel citare gli eventi propri del loro stesso primo incontro, eventi nello sviluppo dei quali, purtroppo, anche la stessa Ras'Jehr aveva offerto un negativo contributo.
« Sono stata aggredita nella quiete della mia camera e, invece di essere soccorsa dalle vostre forze dell'ordine, sono stata sottoposta a un'estenuante interrogatorio quasi, ancora una volta, avessi io responsabilità per qualcosa. » continuò, ora giungendo ai fatti più recenti, in un elenco che, comunque, non avrebbe offerto alcuna informazione aggiunta a quanto già noto dalla sua interlocutrice, riservandosi la sola utilità di evidenziare tutti quegli eventi « E, ancora, sono stata resa, insieme a te, bersaglio di una decina di scatenati mercenari per un capriccio di quest'uomo che mai, prima di oggi, avevo neppure avuto occasione di vedere in viso… quest'uomo che voi definite "nobile", ma che non è poi diverso dai criminali della città in cui sono solita vivere, se non per l'ipocrisia che non gli permette di giudicare qual arroganti e meschine le proprie azioni. »
« Ti prego… » provò a richiedere, nuovamente, la giovane guardia, temendo il peggio.
« Vi siete tutti divertiti a definirmi "barbara"… » incalzò, imperterrita, la mercenaria, non desiderando arrestarsi nell'esser dopotutto giunta quasi al termine di quello sfogo personale « … ma, sappiate, mio caro popolo eletto, che con la stessa stadera con la quale voi giudicate le genti del sud, esse giudicano ugualmente voi dei nord. O credi forse che tuo cugino, giungendo a Kofreya, sia stato accolto con tutti gli onori? Ti sbagli, se lo pensi, perché egli, al sud, ha dovuto lottare giorno dopo giorno per la difesa della propria dignità, nel confronto con chi non riusciva a giudicarlo diverso da una scimmia, solo perché straniero, cresciuto in una terra lontana con usi e costumi diversi da quelli là vigenti. »

In quelle parole, ella decise alfine di voltarsi verso la propria quasi parente, abbassando ora la propria arma e voltando le spalle di fronte allo stesso uomo che, un attimo prima, si era dimostrata pronta a uccidere.

« Io ho sempre ammirato tuo cugino Be'Sihl per la forza d'animo, il coraggio, la tenacia, dimostrate nel sopportare tante vessazioni nella sola volontà di restare coerente con se stesso, di non perdere la propria identità. In questo, sono sincera, l'ho sempre giudicato migliore di me, perché, per quanto paziente, mai sarei stata in grado di pormi nei suoi panni… » sospirò, scuotendo nuovamente il capo, ora con fare rassegnato « In un grottesco e pur poetico senso dell'umorismo di un qualche dio onnipotente che ha voluto renderci tutti tremendamente simili nelle nostre colpe e, in misura maggiore, nella nostra idiozia, nel nostro egocentrismo che ci porta a sentirci al centro dell'universo e a considerare chiunque altro, attorno a noi, qual un essere inferiore, egli ha voluto intraprendere, da solo, una via diversa. Ed è solo per lui, per rendere onore a tutto ciò che è, che oggi quest'uomo vivrà… »

Nessun commento: