11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

mercoledì 4 maggio 2011

1204


U
rlo soffocato e rapido balzo, quelli che Midda istintivamente propose, in conseguenza dei quali, paradossalmente e grottescamente, l'unico e immediato risultato fu quello di costringere a una non dissimile reazione lo stesso Salge, per un fuggevole istante altrettanto spaventato dagli eventi e, con essi, da quella pur esile e chiaramente inoffensiva figura dai grandi occhi color ghiaccio, in quel frangente quasi risplendenti di luce propria nella semioscurità della stiva.

« Thyres! » esclamò, un attimo dopo, la piccola, osservando con sguardo attonito il proprio ipotetico avversario e, nel notarne la giovanissima età a lei non eccessivamente dissimile, ritrovando una parte di quel coraggio, di quell'audacia pocanzi troppo rapidamente perduti, nell'essere stata da lui colta di sorpresa nel sonno « Mi hai quasi fatto prendere un colpo… dannazione a te! »
« Io ho quasi fatto prendere un colpo… a te? » contestò il mozzo, maturando tardiva coscienza del proprio ultimo, e forse non particolarmente virile, intervento « Sei tu che mi hai tolto almeno tre anni di vita con quel tuo grido! » la rimproverò, arrossendo in maniera incontrollata per il vivo imbarazzo proprio di quella situazione che da eroe protagonista, qual pur aveva desiderato essere nel confronto con quella clandestina, lo aveva trasformato, quasi, in una vittima delle circostanze.
« Oh… » arrossì a propria volta la bambina, nel ritrovarsi similmente oggetto delle critiche di quello sconosciuto, senza aver chiara idea di come potersi relazionare con le medesime, in quali termini potersi permettere di rispondere, soprattutto senza neppur avere coscienza di chi egli potesse essere « … mi… mi dispiace. » si limitò a scandire, forse non completamente convinta delle proprie eventuali colpe e, pur, sufficientemente sincera, in particolare all'idea del pessimo esordio riservatosi con il primo membro di quell'equipaggio da lei esplicitamente conosciuto.

Una parentesi silenziosa fu quella che si impose necessariamente sulla coppia, un inevitabile intervallo non sostanzialmente utile a riflettere sugli eventi, quanto, e piuttosto, a superare il reciproco imbarazzo lì provato, ritrovando occasione di voce l'uno nei riguardi dell'altra. Un silenzio, pertanto, che non fu allora caratterizzato da profonde introspezioni da parte dei due bambini quasi fanciulli, ma, più semplicemente, da semplice e spontaneo tentativo di discreto studio reciproco, lì ricercato non in maniera aperta e trasparente, in un approccio sì estroverso qual pur in quel momento alcuno dei due avrebbe avuto il cuore di tentare, quanto, in effetti, in rapidi, fuggevoli sguardi rubati, ove, se pur alcuno avrebbe avuto il coraggio di dichiararsi esplicitamente incuriosito dall'altro, al contempo entrambi, sostanzialmente, lo erano e tali sarebbero rimasti sino a quando non avessero deciso di affrontare apertamente la questione.
Il primo a raccogliere sufficiente determinazione da recuperare voce, psicologicamente supportato, in ciò, dal proprio ruolo di anfitrione innanzi a quell'ospite inattesa, e ancor difficile da valutare se gradita o sgradita, fu Salge che, sebbene semplice mozzo, in quel frangente avrebbe potuto essere riconosciuto qual unica autorità lì presente…

« D'accordo. » esordì, levando appena entrambe le proprie mani e rivolgendo i palmi delle medesime verso il basso, a volersi dimostrare inoffensivo verso di lei e, in ciò, a voler richiedere da parte sua il mantenimento di quel momento di calma, per concedere loro occasione di dialogo « Che ne pensi di ricominciare tutto dall'inizio? » sorrise, recuperando, a ogni parola, maggior sicurezza e confidenza con la situazione, nel percepire il ritorno al proprio naturale e necessario ruolo da protagonista in quel dialogo « Ti chiami Nissa, se non ho frainteso… »
« Sì… no… insomma: hai frainteso. » replicò ella, non negandosi ancora naturale diffidenza verso l'altro e, in ciò, mantenendo inconsciamente la prioria cara Stella stretta al petto, unica amica lì rimastale « Il mio nome è Midda… Midda Bontor. »
« Piacere di conoscerti Midda… Midda Bontor. » ripeté egli, quasi scimmiottando, scherzosamente, il tono comunque serio e impostato di lei, trovando divertente e, al tempo stesso, dolce, il quadro rappresentato da quella bambina lì clandestina, in questo, ipoteticamente sgradevole, sgradita, se non pericolosa e, ciò nonostante, evidentemente inoffensiva, così come dimostrato dal suo permanere abbracciata alla propria bambola… o qualunque cosa fosse quella stella di pezza « Il mio nome è Salge Tresand. Mozzo della Fei'Mish, la corvetta a bordo della quale ti sei illegalmente imbarcata. » si introdusse, presentando, in tali parole, sia il proprio ruolo sia quello di lei, quasi a voler ribadire la giusta dimensione entro la quale dover affrontare quel loro dialogo « Sei consapevole di tutto questo, non è vero? »

A quelle parole, e a tanta supponenza qual quella lì dimostrata dal bambino presentatosi come Salge, comportamento al quale, qual piccola comandante dei proprio gruppo di coetanei a Licsia ella non era abituata a sopportare, l'animo di lei si ribellò violentemente, mutando lo smarrimento di determinazione, la diffidenza in audacia e vedendola, in conseguenza di ciò, postare Stella dietro di sé, quasi, ora, a volerla proteggere da possibili pericoli a lei esterni, schierandosi con convinzione fra essa e il loro interlocutore prima di riprendere a formulare verbo verso di lui.

« Certo che sono consapevole di tutto questo… mi hai preso per una stupida?! » asserì con fare energico, non accettando di veder posta in implicito dubbio la propria stessa autodeterminazione, sola per la quale si era spinta a fuggire di casa così come aveva compiuto « Non desidero essere fonte di disturbo per alcuno su questa nave, ma avevo necessità di lasciare in maniera discreta il luogo ove sono nata per poter diventare marinaia. E la vostra nave è stato il mezzo in grazia al quale Thyres mi ha concesso simile occasione. »
« Quindi… sei in grande confidenza con la tua dea... » sorrise il mozzo, sempre più divertito, e pur incuriosito, da quella bambina dai capelli rosso fuoco e dagli occhi azzurro ghiaccio, capace di suscitare in lui, forse semplicemente qual reazione alla comune età, o, forse, per il proprio stesso modo d'essere, d'agire e di confrontarsi con il mondo a sé circostante, un moto di naturale simpatia.
« No. Non direi questo… » arrossì nuovamente Midda, colta in contropiede da tale commento « Perché… tu sei in confidenza con il tuo dio, chiunque egli sia?! » replicò poi, nel desiderio di rivoltare la questione in opposizione alla controparte.
E, in ciò, inevitabile fu un nuovo, violento rossore anche da parte di Salge, nuovamente sorpreso da lei in misura non dissimile a quella conseguente al gridolino d'esordio: « No. » rispose, distogliendo lo sguardo con aria evasiva « Non direi questo… » ripeté le parole appena ascoltate, ora, tuttavia, non per canzonarla, quanto, semplicemente, perché incapace di formulare qualcosa di migliore.

In conseguenza alla nuova occasione di reciproco rossore e imbarazzo fra i due, immancabile fu anche l'occorrenza di un altro, corrispettivo periodo di silenzio, nel quale ora alcuno fra loro limitò ogni proprio interesse al mero studio, con fare timoroso e incuriosito, dell'interlocutore. Entrambi, infatti, si ritrovarono altresì intenti a ragionare su quanto sarebbe potuto avvenire a seguito di quel loro incontro, sospinti in tal senso da ragioni, e preoccupazioni, di natura contrapposta e pur similare. Là dove, dal proprio canto, il mozzo non avrebbe potuto ovviare a riflettere sul proprio obbligo di denunciare quella bambina al capitano, e di affidare la medesima al suo giudizio, ritrovandosi, nonostante tutto, recalcitrante a tal pensiero nel non desiderare agire a possibile danno della medesima; la clandestina non avrebbe potuto negarsi, al contempo, necessità di ponderare nel merito del proprio fato ora che era stata scoperta, e che, inevitabilmente, la sua presenza a bordo della corvetta sarebbe divenuta di pubblico dominio.
Credo sia superfluo sottolineare come, a dispetto del proprio nome, nel programmare la propria fuga, il proprio allontanamento da casa, Midda era stata, in verità e proprio malgrado, costretta ad agire con particolare azzardo, poco conoscendo del mondo entro il quale si sarebbe in tal modo avventurata e delle sue regole. Ciò nonostante ella non aveva voluto permettere a tali, possibili, e pur legittimi, dubbi di frenarla e, in maniera probabilmente audace e sicuramente avventata, aveva scelto la via della clandestinità quale soluzione alla propria necessità di allontanamento da Licsia. Via che, nonostante tutto, comprendeva non essere priva di rischi e che, comunque, sperava poterle garantire quanto ricercato, quando desiderato e bramato.

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