11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

venerdì 27 maggio 2011

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« M
mm… » gemette egli, aprendosi in un necessario e spontaneo sorriso in immediata reazione al movimento di lei, non potendo che godere intimamente di ogni suo bacio, così come di ogni sua carezza o semplice parola d'amore, quali quelle che, non senza i loro momenti di reciproca e virginale esitazione, avevano pur alfine scoperto sapersi scambiare « Dopo tutto il lavoro che il capitano ci ha imposto questo pomeriggio, e tutti gli straordinari che tu mi hai imposto questa sera, dovrei. » commentò sottovoce, in un lieve alito che chiunque altro, al di fuori di lei, avrebbe potuto confondere fra il suono delle onde, ma che pur ella seppe udire e comprendere alla perfezione.
« Straordinari… che parola grossa. » sorrise ella, sorniona e maliziosa, spingendo in tal senso i propri denti a premere delicatamente e voracemente contro la pelle di lui, il suo muscolo pettorale, per inciderlo con dolce bramosia a ideale punizione per l'abuso linguistico da lui appena compiuto « … oggi ci siamo fermati dopo appena un'ora e mezza. » denotò, in un leggero sospiro « Non è che magari stai iniziando a stancarti di me, ma sei troppo cortese per farmelo presente in maniera esplicita?! »
« Hai per caso bevuto in un momento in cui io ero distratto? » domandò Salge, per tutta e sola risposta, aprendo un occhio nella sua direzione e studiandola con un misto di ironia e di curiosità « Ti sembra possibile che io possa stancarmi di te? » questionò, con tono di voce colmo di sentimento sincero e trasparente in sua direzione « … e poi non è che a bordo ci siano molte alternative… » soggiunse, non negandosi quell'occasione di scherzoso scherno, servitagli in maniera tanto gratuita quanto irrinunciabile.
« Ma… ma… che villano infame! » esclamò la giovane, strabuzzando gli occhi a quelle parole, che pur ella stessa gli aveva coscientemente favorito, e vendicandosi, in ciò, con un morso più deciso in corrispondenza del suo capezzolo, non tanto violento da potergli nuocere, provocare dolore o ferita alcuna, e pur non sì delicato, così come era stato ogni suo gesto precedente, da non allarmarlo per simile gesto.
« Ahi… ahi… ahi… » non mancò di protestare il ragazzo, contraendo istintivamente gli addominali e sollevandosi, appena, dalla brandina divisa con lei per tentare di sfuggirle « Scherzavo… scherzavo, amore. Lo sai che scherzavo! » si difese, ridendo ora più divertito che leso dall'azione a proprio discapito.
« Tsk… uomini. Siete tutti uguali alla fin fine… » scosse il capo ella, liberandolo e riappoggiandosi in maniera quieta contro la sua spalla, nell'invitarlo implicitamente, in tal modo, a sdraiarsi nuovamente « Ve ne approfittate di noi povere e ingenue fanciulle per ottenere quanto desiderate e poi, una volta avuto, non esitate a scaricarci quasi fossimo ormai prive di valore. E noi a piangere e piangere di dolore per voi e il vostro rifiuto. »
« Ma che rifiuto e rifiuto di Shar'Tiagh! » contestò l'altro, rilassando la muscolatura e lasciandosi nuovamente abbandonare sul loro giaciglio, stringendola con dolcezza a sé quasi a contrastare tacitamente, in tal modo, l'eventualità che egli potesse effettivamente ripudiarla così come da lei dichiarato, seppur per semplice giuoco « Ma ti sembra che un'ora e mezza come quella che abbiamo trascorso anche stasera possa essere preludio a un abbandono? » le domandò, storcendo lievemente le labbra.
« Un tempo arrivavamo anche a tre ore. » sottolineò Midda, voltandosi appena, appoggiando le mani sul petto di lui e, così facendo, creandosi un punto d'appoggio per il mento, per lì posizionarsi per poterlo meglio osservare nel mentre di quel loro dialogo, ormai appurato qual fattibile, ove entrambi si erano dimostrati chiaramente distanti da possibilità di pur naturale, e genuino, riposo, qual sarebbe dovuto essere quello che avrebbero dovuto allora altresì ricercare.
« Un tempo… » ripeté Salge, fingendo per un istante profonda e intima riflessione attorno a tale stima, per meglio valutarla, soppesarla « Intendi riferirti a questa mattina, giusto?! » sorrise, subito dopo, puntualizzando « Perché io ricordo chiaramente come mi hai svegliato molto prima dell'alba, e del nostro turno, per impormi i tuoi capricci… »
« Ma sentitelo… i miei capricci. » fu il turno di Midda, allora, di riproporre le parole del proprio compagno, per ironizzare attorno alle medesime « Povera ostia sacrificale immolata sull'ara di questa terribile e crudele divinità oscura che io altro non sono. » lo compatì, non negandosi, nel contempo, di premere delicatamente con le unghie contro la pelle di lui, nuovamente a punirlo, sempre e solo pudicamente, per quelle sue parole troppo sfrontate, irriverenti nei suoi riguardi « Forse dovrei iniziare a lasciarti un po' in pace e cercare un'altra vittima per la mia sete di sangue. »
« Guai a te! » reagì, immediatamente, il giovane, strabuzzando lo sguardo a quell'eventualità « Tarth mi ha legato a te… e guai a chi si dovesse frapporre fra noi! » asserì, ora in maniera sinceramente ed estremamente seria, quasi a tal riguardo non potesse tollerare occasione di scherzo qual pur era stato quello fra loro sino ad allora.
« Ti amo, sciocco. » lo tranquillizzò ella, sorridendogli sinceramente felice della possessività da lui dimostrata a proprio riguardo e rispondendo alla medesima con un lieve movimento del proprio intero corpo, atta a condurre le loro labbra a incontrarsi nella dolcezza e nella passione di un pur fuggevole bacio, quale quella che allora gli concesse prima di proseguire, sussurrando calde parole contro di lui « Almeno a tal riguardo non avere mai dubbi, te ne prego. »
« Anche io ti amo, mia splendida nereide. » le rispose, puntualmente, egli, prima lasciandosi baciare in maniera quietamente passiva, salvo, poi, inseguirla per domandare da lei un altro bacio, ora più lungo, più intenso di quello appena scambiatosi.

Tale era il loro amore, un sentimento ancor giovane, privo della maturità che solo il tempo avrebbe loro concesso, tanto fisicamente quanto psicologicamente, e pur non per questo meno intenso, meno sincero, meno appassionato di quanto poi sarebbe divenuto o di quanto altre loro relazioni, a seguito di quella, si sarebbero dimostrate.
Un amore che, forse in quanto raccontato dalla mia voce, dalle mie parole, potrebbe esser persino giudicato qual eccessivamente perfetto per poter essere accettato qual reale, e che pur, vi giuro, effettivamente era. E chiaro desidero che questo possa esser in tutti voi, membri del mio sempre più provato, e stanco, pubblico, alfine di permettervi di apprezzare come non per soddisfare una qualche vostra curiosità a loro riguardo io abbia ora indugiato nella cronaca di un simile dialogo, in un tale momento di intimità di quella giovane coppia, quanto, e maggiormente, nella volontà di concedervi maggiore consapevolezza su quanto saldo, forte e importante avesse da considerarsi quel legame, quel rapporto, lo stesso al quale, diversi anni più tardi, Midda si ritroverà costretta a rinunciare, per ragioni che forse avrete già intuito o che, in caso contrario, non mancherò di illustrarvi più avanti, in approssimarsi della conclusione di questa mia narrazione. Poiché solo apprezzando pienamente il valore di quel loro legame, di quel loro rapporto d'amicizia, prima, e d'amore, poi, protrattosi per un decennio intero, potrete meglio apprezzare il valore del sacrificio che la nostra protagonista sarà costretta poi a compiere…
… un sacrificio in conseguenza del quale ogni sua successiva relazione umana non poté che ritrovarsi inevitabilmente sfavorita, svantaggiata, se non, persino, osteggiata, dal timore di doversi confrontare con un nuovo dolore di quella portata, di quelle proporzioni, tale da imporle quella stessa apparenza incredibilmente cinica e fredda nel confronto con il mondo che in molti sono soliti oggi associarle e della quale, tuttavia, nella profondità del suo cuore mai vi è stata, e sono certo mai vi potrà essere, traccia alcuna.

« Dimmi tutto… » la esortò Salge con dolcezza al termine del loro bacio, lasciando muovere entrambe le proprie mani lungo la schiena di lei, dal collo e dalle spalle sino ai glutei, nel ripercorrere quelle forme ormai ben conosciute e altrettanto amate, e pur sempre e comunque desiderate, con un gesto d'amore e d'affetto divenuto per lui istintivo, reazione naturale e irrinunciabile in semplice conseguenza della sua vicinanza, della sua presenza sul proprio corpo, come in quel momento « … di cosa volevi parlarmi? Perché, immagino, desideravi parlarmi di qualcosa quando mi hai chiesto se dormivo oppure no. » denotò, avendo ormai confidenza con i modi, i gesti e le parole con le quali ella avrebbe potuto da lui ricercato qualcosa di più di una semplice occasione di dialogo.
« Sì… » annuì ella, tornando ad accoccolarsi sul suo petto « In effetti desideravo… desidero parlarti. » si corresse con un lieve sorriso « E parlarti di una cosa importante. Hai voglia di ascoltarmi o preferisci rimandare a un momento di maggiore tranquillità? » gli domandò, con dolce premura, per quanto conscia di come non esistessero, per loro, occasioni di maggiore tranquillità rispetto a quelle loro parentesi di intimità notturna, intervalli invero sottratti al tempo che avrebbero dovuto destinare al riposo.

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