11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

martedì 6 dicembre 2011

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U
n concetto, in verità, non difficile da elaborare, quello in tali termini proposto da parte del semidio, che per Be'Sihl avrebbe dovuto tradursi in una sola, semplice, nuova istruzione: quella volta a individuare una locanda entro la quale ottenere ospitalità per la notte che sarebbe giunta e lì attendere il giorno seguente, approfittando dell'occasione per farsi un buon bagno e ritemprarsi dalle fatiche del lungo viaggio appena concluso, in attesa del nuovo che presto sarebbe iniziato. E non difficile, in tal senso, sarebbe dovuto essere giudicato, e fu, per l'uomo, riuscire a ottemperare a tale ordine, necessariamente accettato qual tale, ove se già in una qualsiasi urbe tutt'altro che complesso sarebbe stato individuare un edificio ove trovare asilo per una o più notti, entro una città portuale simile eventualità sarebbe risultata addirittura retorica nella propria attuazione, dal momento in cui ove anche i marinai non avrebbero avuto ragione per affittare una stanza avendo già una nave a cui poter offrire riferimento, ogni altra eventuale figura coinvolta con i traffici lì facendo riferimento, da mercanti a viaggiatori, da esuli ad avventurieri, avrebbe certamente apprezzato investire il proprio oro nell'occasione utile a godere di un morbido letto sul quale distendersi e di un pasto caldo con il quale colmarsi lo stomaco.
Una consapevolezza nel merito di simile realtà, addirittura retorica nel confronto con la propria stessa professione ove, in effetti, generalmente egli era solito proporsi sul fronte opposto del bancone, non qual cliente e ospite, ma qual anfitrione.

« Che tu sia il benvenuto a Moniath, mio signore… » sorrise il proprio corrispettivo, nell'accoglierlo all'interno di un edificio dalla forma simile a un grappolo d'uva, entro i limiti del quale la fantasia di Be'Sihl stava impiegando sincero sforzo per riuscire a elaborare un'analisi di senso compiuto, atta a comprendere in qual modo, al suo interno, gli spazi sarebbero potuti essere ripartiti e che forme, a loro volta, avrebbe dovuto necessariamente assumere il mobilio, per adattarsi a tutto ciò « Il mio nome è Adalvi ed è mia speranza che il tuo viaggio non si sia dimostrato eccessivamente difficoltoso, attraverso i monti Rou'Farth. » volle ipotizzare, a colpo sicuro, il padrone di casa, subito proseguendo « Comunque sia, immagino possa essere tuo desiderio godere di un bagno caldo, in grazia al quale offrire ristoro alle tue stanche membra… »

Innanzi a sin troppo servilismo da parte di quell'interlocutore, un uomo più giovane di lui e dall'aspetto decisamente bonario, con una stazza fisica difficilmente invidiabile e un sin troppo sano colorito in viso e sulle grosse guance, malgrado una carnagione insolitamente chiara, a offrire un quadro d'insieme addirittura rubicondo non diversamente da molti ubriachi, lo shar'tiagho non riuscì a trattenere un lieve sorriso, non concedendosi alcun dubbio nel merito dei modi attraverso i quali l'altro fosse stato in grado di comprendere e anticipare ogni sua esigenza. Dopotutto, ove pur ancora non aveva aperto bocca, la sua parvenza fisica, i suoi abiti completamente ricoperti di polvere e terra, non diversamente dalla sua pelle usualmente di un colorito molto più intenso nelle proprie scure tonalità rispetto a ora, aveva parlato a sufficienza anche per lui, non solo negando l'eventualità di essere giunto sino a tale urbe attraverso vie di mare, come un qualunque marinaio, ma anche lasciando facilmente intuire qual genere di bisogni avrebbe potuto esprimere in quello stesso momento.
Intuizione banale, addirittura scontata, non dissimile da quella che vide lo stesso Adalvi disporre innanzi al suo sguardo, senza alcun particolare invito da parte sua in tal senso, un boccale di terracotta marrone, accompagnato da una brocca di egual materiale e colore, riempita al proprio interno da fresco vino rosso, nettare tutt'altro che sgradevole, o sgradito, anche nel semplice compito di ripulire la gola da troppa polvere, troppa terra qual quella da lui necessariamente respirata nel proprio viaggio sino a lì…

« Grazie… » sorrise, proponendo la propria voce in una tonalità più roca rispetto a quanto per lui consueto, segnale più che esplicito a dimostrazione di quanto quell'offerta non sarebbe andata sprecata « Il mio nome è Be'Sihl Ahvn-Qa e, per quanto in questo momento possa non lasciarlo trasparire, svolgo il tuo stesso lavoro più a nord. » definì, presentando senza esitazione alcuna non solo il proprio nome, ma anche la propria professione, nell'implicita volontà di porre più a proprio agio quell'interlocutore, lasciandogli comprendere come non fosse necessaria, con lui, particolare ossequiosità, qual quella che evidentemente avrebbe potuto riservare a un qualunque altro cliente.
« Un collega, quindi! » esclamò il locandiere tranitha, quasi scoppiando in una grassa risata, tanto si dimostrò l'entusiasmo posto in una tale affermazione « Non è una cosa che capita tutti i giorni! » soggiunse.

Nel contempo di tale osservazione, egli volle tendere il proprio braccio destro al di sopra del bancone, nell'impegnarsi, in tal modo, in un nuovo gesto di saluto di entità e valore diverso dal semplice cenno verbale precedente, in quanto, così facendo, avrebbe riservato all'altro una maggiore familiarità di quanto avrebbe mai potuto destinare a un semplice estraneo, se pur, ovviamente e inevitabilmente, inferiore a quella che avrebbe potuto rivolgere a un vero amico, a una persona assolutamente fidata, verso la quale non si sarebbe limitato a rivolgere il destro, mantenendo libera la mancina per eventuali azioni offensive o difensive, ma avrebbe concesso entrambe le braccia, a riprova della propria più totale e aperta disponibilità. Un riconoscimento, comunque, già sin troppo generoso, quello in tal modo rivolto a Be'Sihl, che questi non volle ovviamente disonorare, replicando immediatamente allo stesso e allungano la propria destra per andare a chiudere le dita della mano attorno al polso della controparte, mentre eguale azione era compiuta attorno al proprio, a sancire, in tal modo, una sorta di alleanza, un implicito patto di non belligeranza fra i due che, speranzosamente, entrambi si sarebbero impegnati a non tradire.

« Se mi posso permettere l'osservazione, Be'Sihl, sei decisamente lontano da casa… » riprese voce il cordiale anfitrione, padrone della locanda e suo, inevitabile, primo dipendente, nel considerare qual ovvio, sulla base del suo aspetto, una localizzazione geografica di tale abitazione presso il regno di Shar'Tiagh, sul fronte opposto del continente di Qahr « Sei forse alla ricerca di nuove ed esotiche ricette per i tuoi clienti?! » ipotizzò, liberando il suo braccio e invitandolo a rivolgere ora la propria attenzione verso il boccale, per non dimenticare il vino lì offertogli.
« Oh, no… » rispose lo shar'tiagho, scuotendo appena il capo « Non così tanto a nord. » si volle correggere, a ovviare a possibili fraintendimenti « Da oltre tre lustri vivo in Kofreya… nella città di Kriarya… » puntualizzò, restando per un istante incerto sullo specificare, o meno, l'esatta localizzazione del proprio domicilio, ove, agli occhi del mondo, troppo semplici sarebbero potuti essere pregiudizi a discapito della cosiddetta città del peccato « E sebbene è da oltre tre lustri che gestisco lì una locanda, dubito che il nome "Alla Signora della Vita" possa esserti noto, dal momento che è stato scelto solo pochi mesi fa. » specificò, allungando allora la propria destra, nuovamente libera, verso il vino, che non avrebbe voluto lasciare sprecato, non in qualunque altro contesto, non di certo in quella situazione di sincera necessità fisica per una qualunque bevanda.
« Oh… non parlarmi di nomi, per carità… » levò le mani in segno di resa Adalvi, trascurando completamente il riferimento a Kriarya, a dimostrazione di come, dal proprio personale punto di vista, non vi fossero problemi alcuni a tal riguardo « Quanto vedi qui attorno è della mia famiglia da cinque generazioni. E nessuno, fino a ora, ha avuto la volontà di offrirle un nome. » sospirò, quasi a confidare, in tale asserzione, un proprio profondo disagio per simile condizione, alla quale, sicuramente, avrebbe potuto facilmente ovviare e dalla quale, pur altrettanto evidentemente, non doveva avere concreto interesse ad allontanarsi, per quella pur comune indolenza propria dell'umanità di fronte ai cambiamenti, sia quando minimali, sia quando epocali.

E Be'Sihl, sorseggiando il vinello lievemente frizzante, non poté trattenersi da una sincera, soffocata risata per quelle parole e, ancor più, per quello stesso dialogo, la prima, e, temeva, anche l'ultima, esperienza prossima a potersi definire normale in tutto quel proprio viaggio, straordinario, nel bene o nel male, nelle proprie ragioni così come nel proprio stesso abbrivo, e che sarebbe risultato sicuramente straordinario, forse più nel male che nel bene, anche nella propria imprevedibile conclusione.

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