11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 22 gennaio 2012

1464


S
in dalla notte dei tempi erano esistite determinate nozioni comuni a tutti i membri della razza umana. Nozioni che, in conseguenza del trascorrere dei secoli, così come delle distanze geografiche tali da giustificare sviluppi culturali differenti e differenziati, erano state rielaborate di volta in volta in termini diversi, in vie quasi sempre originali, tali da giustificare nomi e numeri, caratteri e cifre talvolta simili, sovente assolutamente estranee, e pur tutti significanti facenti riferimento a un medesimo significato, maschere dietro alle quali nascondere un comune concetto.
Fra tali nozioni, certamente, avrebbero potuto essere incluse osservazioni generiche, addirittura elementari, relative alla natura dello stesso Creato all'interno del quale l'umanità si era ritrovata vincolata a esistere e vivere. In ogni lingua, in ogni dialetto, propri di qualunque cultura e relativi a qualunque particolare collocazione geografica, sarebbero necessariamente esistite parole atte a indicare il cielo e il mare, la terra e il fuoco, così come le montagne e i laghi, le pianure e i fiumi, le colline e le valli, le paludi e le baie… ma, anche e più semplicemente, il sole e le pietre, gli alberi e l'erba, gli uccelli e gli animali.
Oltre a tali, essenziali concetti, non astratti ma corrispondenti, in maniera puntuale, a elementi propri della quotidianità, non sarebbero poi mancati, presso qualunque popolo, termini atti a indicare condizioni prive di un chiaro corrispettivo materiale, e pur, non per questo, meno concrete, meno legate alla quotidianità di qualunque mortale al punto da poter essere ignorate, trascurate nella propria esistenza. In ogni lingua, in ogni dialetto, pertanto, non sarebbero ancora mancate parole utili a definire la vita e la morte, il salute e la malattia, il bene e il pale, la serenità e l'irrequietezza, la sicurezza e il pericolo, e ogni altra possibile emozione o condizione possibilmente propria di qualunque uomo, donna o bambino esistenti al mondo: in loro assenza, infatti, impossibile sarebbe stato per l'umanità riuscire a definirsi realmente qual tale, là dove oltre a descrivere il mondo a sé circostante, fondamentale avrebbe dovuto essere da sempre riconosciuto descrivere se stessi, non solo nella propria fisica esteriorità, ma anche nella prioria intima interiorità.
Una terza categoria di nozioni comuni, sebbene meno elementari e, anzi, tali da definire i principi di quello che, per persone più istruite, sarebbe stato chiamato con il termine di calcolo matematico, avrebbe dovuto essere considerata costituita da tutte quelle elaborazioni umane che, a partire da concetti più semplici, quali la presenza di una catena montuosa su un territorio altresì pianeggiate o l'alternarsi del giorno e della notte, avevano saputo dar vita a qualcosa di più, come la definizione di confini a dividere un dominio da un altro o, ancora, la creazione di un calendario, con il quale riconoscere in maniera precisa e puntuale il giorno in corso, distinguendolo da quello precedente e dal successivo. In ogni lingua, in ogni dialetto, ancora, sarebbero quindi potuti essere individuati i termini utili a enunciare le stagioni e i giorni, questi ultimi talvolta riuniti in altri più o meno omogenei periodi di scala intermedia quali mesi e settimane. Inizialmente stabilite in assoluta libertà da ogni popolo, da ogni nazione, non solo nei termini con i quali rivolgersi a tali concetti ma, anche e più in generale, nelle specifiche durate, chi dividendo un anno in quattro stagioni, chi considerandone anche otto, così come chi sancendo l'esistenza di un mese con un numero costante di giorni in contrasto a chi, altresì, aveva preferito scegliere mesi di durata variabile, eventualmente riadattandoli a esigenze politiche o religiose locali; tali misurazioni, simili ripartizioni erano successivamente state omogeneizzare le une alle altre, di terra in terra, di nazione in nazione, forse in conseguenza a una comune volontà di coerenza reciproca o, forse e più probabilmente, in grazia all'operato dei mercanti, i quali, viaggiando in lungo e in largo al fine di estendere il più possibile i propri commerci, avevano alfine influenzato l'intero mondo conosciuto imponendo su di esso un comune calendario.
Persa in una qualche zona d'ombra della Storia, non sì chiara, non così nettamente definita nelle proprie evoluzioni come troppi arroganti studiosi avrebbero gradito poter vantare, l'origine di un calendario comune in tutto in tutto il mondo o, per lo meno, in tutto il continente di Qahr, ove Hyn e Myrgan apparivano sempre troppo distanti, e troppo estranei, per potersi esprimere in maniera certa a loro riguardo, non avrebbe potuto essere attribuita pertanto ad alcun soggetto particolare. Assenza di paternità o maternità, comunque, che non avrebbe impedito a chiunque, fosse egli un mendicante o un contadino, così come un artigiano o un mercante, o un potente mecenate o un nobile signore, di ricorrere a quella comune ed elementare nozione: nozione che aveva così previsto l'anno qual suddiviso in quattro stagioni, intervallate le une dalle altre da quattro giorni detti di Transizione, e a loro volta suddivise in tre mesi di trenta giorni l'una, a cui aggiungere un altro giorno speciale di Transizione, fra un anno e l'altro, collocato subito a seguito di quello di fine inverno, giorno che aveva preso il nome di Capodanno.
Definito un calendario comune a ogni gente, e tale da permettere a qualunque popolo di qualunque regno di collocarsi all'interno di un anno con assoluta precisione non diversamente da come avrebbe saputo collocarsi all'interno di un territorio con altrettanta puntualità in grazia alla definizione di province e città, superflua sarebbe risultata la necessità di definire, accanto a ciò, un qualche sistema di calcolo preciso del susseguirsi degli anni, là dove, in effetti, la maggior parte delle persone non si sarebbe potuta definire abituata a ricordare con precisione neppure la propria età, arrotondando, per maggiore comodità, al lustro, anno più, anno meno. Ipotizzare, pertanto, di imporre su scala globale un ipotetico anno zero dal quale poter successivamente iniziare a contare i Capodanni, sarebbe apparsa non solo una proposta irrealizzabile ma, addirittura, del tutto intuile, priva di qualunque praticità. Dopotutto, ove a un contadino sarebbe stato necessario distinguere l'autunno dalla primavera per comprendere quando potesse essere più opportuno seminare un certo genere di raccolto; e ove a un mercante sarebbe stato necessario distinguere l'estate dall'inverno per comprendere quanto sarebbe stato necessario interrompere i propri viaggi al fine di non lasciarsi sorprendere dalla neve e dal gelo presso un qualche valico montano; ad alcuno fra loro, così come a nessun altro, avrebbe portato un qualunque beneficio ipotizzare di conoscere con precisione un qualche anno canonico, ove in grazia di ciò nulla sarebbe mutato o migliorato nelle loro esistenze.

Quell'anno privo di una qualunque ipotesi di numerazione, per Midda Bontor, donna guerriero nonché mercenaria, celebre in tutta l'estremità sud-occidentale del continente di Qahr per le proprie leggendarie imprese, e da qualche anno nota con il nome di Figlia di Marr'Mahew in riferimento a una dea della guerra propria di alcune isole a ponente del regno di Kofreya, sua abituale residenza, non era incominciato nel migliore dei modi possibili e, se nulla fosse intervenuto a migliorarlo, sarebbe potuto essere anche ricordato come il peggiore dei suoi oltre trentacinque anni di vita, risultato comunque già ammirevole per una professionista suo pari.
All'inizio dell'anno, della stagione primaverile, ella aveva supposto di poter trarre in trappola una sua antica nemica, una nemesi che per troppi anni aveva ignorato e che, per tutta risposta, era ancora intervenuta nella sua quotidianità desiderosa di privarla di serenità uccidendo coloro a lei più vicini. Purtroppo, però, il piano volto a eliminare dalla circolazione la sua sorella gemella, Nissa Bontor, non aveva ottenuto l'esito sperato: il decimo giorno del mese di Payapr, secondo della stagione primaverile, Carsa Anloch, una sua collega nonché ipotetica alleata, ne aveva tradito la fiducia alleandosi con la sua avversaria, mentre Howe e Be'Wahr, altri due colleghi, e Seem, il suo scudiero, erano forse rimasti uccisi, impossibile a dirsi ove ella, proprio malgrado, era stata abbattuta e tratta prigioniera.
Dopo essere stata mantenuta per diverse settimane, a bordo di un veliero pirata, la Mera Namile, a bordo del quale Nissa era riconosciuta qual sovrana, avendo eretto, nel corso degli anni, una vera e propria nazione riunificando con forza e con carisma tutti gli equipaggi di predoni dei mari prima lì indipendenti e, spesso, rivali, e offrendo loro qual capitale l'isola di Rogautt, nei mari del sud; Midda Bontor era stata tratta in salvo da un'azione condotta da un'insolita alleanza fra un locandiere shar'tiagho suo ultimo compagno di vita e di letto, Be'Sihl Ahvn-Qa, e l'equipaggio di una goletta, la Jol'Ange, a bordo della quale anch'ella, in passato, aveva prestato servizio, in effetti traendola da un cimitero e rimettendola in sesto insieme a colui che poi ne era divenuto capitano, Salge Tresand. Un'azione, quella posta in essere dell'equipaggio della stessa Jol'Ange allora comandato dal capitan Noal, mirata, invero, non solo a recuperare la mercenaria lì prigioniera ma, anche e ancor più, a condannare la stessa regina dei pirati per l'assassinio di Salge Tresand, occorso cinque anni prima qual ennesima azione in contrasto alla serenità della propria gemella. Un salvataggio, quello che pur, sotto certi aspetti, avrebbe potuto considerarsi portato a compimento con successo, che purtroppo avrebbe dovuto essere accolto qual caratterizzato dall'aspro sapore della sconfitta, ove la libertà della Figlia di Marr'Mahew era allora costata la vita a una donna e aveva visto ben altri due membri di quel già piccolo equipaggio essere tratti in ostaggio al suo posto, allo scopo di costringerla, entro il giorno di Transizione conclusivo della stagione estiva, a presentarsi a Rogautt, conducendo seco due antichi, preziosi, e pericolosi, scettri che ella aveva recuperato oltre un anno prima nel lontano regno di Shar'Tiagh, a nord del continente di Qahr.

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