11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

venerdì 10 febbraio 2012

1483


F
u necessario qualche istante all'intero gruppo per comprendere cosa fosse al centro dell'interesse di Howe, quale particolare nel paesaggio a loro circostante egli stesse indicando in quel momento. Qualche istante di troppo, in verità, nel considerare l'oggetto in questione, un elemento sì privo di affinità con quel regno di morte e desolazione che, al suo interno, avrebbe potuto risaltare come un'isola all'interno di un vasto mare o, ancora, un'oasi in mezzo a un indefinito deserto.
Un fusto di circa due piedi. Apparentemente sottile e pur evidentemente robusto, forte, addirittura straordinario nella propria capacità di sopravvivenza. Alcuna ramificazione attorno a tale stelo verde, di un verde brillante quasi fosse stato scolpito da una mastro nella giada più pura, più perfetta, quali solo dal profondo del lontano continente di Hyn sarebbe potuta giungere. E sopra a tale fusto, in cima a simile estensione lì comparabile a un'invocazione agli dei tutti, a una preghiera o, forse e piuttosto, a un dono, a un olocausto verso il cielo stesso, tre fiori. Tre fiori bianchi. Pochi petali, quasi confusi nella propria composizione. E pur vitali, pieni di energia, con al loro centro un cuore giallo quasi brillante, e in ciò carico di quel seme di speranza da quale, forse, un'altra pianta sarebbe allora nata. Un'altra pianta con altri fiori. E altri fiori ancora, in uno spettacolo, in un'idea addirittura impossibile da associare a Grykoo, impossibile da porre accanto all'immagine dei non morti lì ancor presenti e lì attorno vaganti, senza un reale scopo, evidentemente confusi nell'assenza di un avversario contro il quale sfogarsi, contro il quale riversarsi. Ma uno spettacolo che già, nella singola presenza di quell'unico fusto con i suoi tre, impavidi fiori, sembrava essere in grado di esorcizzare la morte a sé circostante, e con essa l'orrore che da sempre o, in effetti, da secoli, era stato associato a quelle terre, a quelle terre un tempo, probabilmente, pur confidenti, pur familiari con simili presenze, e altre ancora.

« Lohr… » gemette Be'Wahr, il primo a individuare con precisione quanto suggerito dal fratello, ad accorgersi della presenza assolutamente inappropriata di quei fiori in quel luogo « E quello… cosa dovrebbe essere?! » esitò, non comprendendo in quali termini potersi rapportare con tale immagine.
« E' un giaggiolo bianco. » asserì Av'Fahr con trasparente sicurezza nella voce, quasi nella propria esistenza non avesse fatto altro che confrontarsi con i fiori e i loro nomi, ragione per cui non poté ovviare a porsi al centro dell'attenzione comune, degli sguardi di tutti i propri compagni di viaggio, Seem incluso, sorpresi da quell'affermazione tanto decisa e priva di ogni esitazione da parte di un omaccione grande e grosso quanto egli pur appariva « Ehy… non mi guardate così. Masva va matta per questo genere di cose e, a ogni scalo in porto, mi costringe sempre a seguirla per far visita a qualunque mercante di fiori lì presente. »
« Ti… costringe, eh?! » aggrottò la fronte Midda, sorridendo maliziosamente a quella parole, che pronunciate da chi almeno tre volte più pesante rispetto alla fanciulla in questione, non potevano evitare di apparire a dir poco sospette « Chissà cosa potrebbe dire del fatto che mi fai la corte in sua assenza... » soggiunse poi, facendo propria in tali parole una tutt'altro che implicita minaccia.
« Io non ti faccio la corte! » protestò l'uomo « E comunque fra me e lei non c'è nulla… » cercò di dichiarare, salvo ritrovarsi decisamente incerto sul concludere quella propria affermazione con la stessa enfasi con cui l'aveva istintivamente incominciata « Ma poi ti sembra il caso di discuterne ora?! C'è un fiore bianco in mezzo a questa palude priva di luce, se non te ne fossi accorta! » tentò, infine, di reindirizzare il discorso verso tutt'altro argomento, per allontanarlo da sé e dalle proprie possibili relazioni sentimentali, con Masva o con chicchessia.
« D'accordo… d'accordo. » ridacchiò la mercenaria, scuotendo il capo « In effetti è strano. Anzi. Ancor più che strano. Inquietante direi. » sancì, riportando la propria attenzione al fiore e, in quelle parole, affidando le redini della propria bestia allo scudiero, per potersi concedere di avanzare, con passo leggero e movimento prudente, nella direzione di quell'inattesa sorpresa « Inquietante non di meno rispetto al comportamento degli zombie qui attorno… »

Fosse stata, quella, la stessa palude di Grykoo di un tempo, dello stesso periodo in cui ella l'aveva affrontata e vinta per il recupero delle gemme di Sarth’Okhrin, la Figlia di Marr'Mahew non avrebbe avuto dubbi nel merito dell'evidenza di una trappola in conseguenza alla presenza di quel fiore. Nel migliore dei casi, infatti, quel fusto si sarebbe rivelato, probabilmente, quale un'escrescenza presente sulla fronte di un non meglio identificato mostro carnivoro, il quale, con quell'esca, avrebbe cercato di attrarre a sé degli sprovveduti tanto ingenui da avvicinarsi a sé per verificarne la natura.
Tuttavia, qualcosa, nel profondo del suo animo, insisteva nel suggerirle come quella a lei allora circostante, per quanto ancor estremamente simile alla Grykoo di un tempo, non fosse più la medesima. E, così come i non morti attorno a loro si erano sino ad allora proposti quali del tutto indifferenti alla loro presenza, allo stesso modo ella si sentì praticamente certa che nulla, da quel lembo ti terra paludosa si sarebbe levato in proprio contrasto, in propria offesa, e che, pertanto, quel fiore avrebbe dovuto essere riconosciuto per quanto lì appariva essere: un semplice, comune, ed allora pur splendido fiore.

« Dove pensi di andare, dannazione? » esclamò lo shar'tiagho, sinceramente spaventato all'idea di quanto sarebbe potuto occorrere, dei possibili, terribili, sviluppi conseguenti a quel movimento da lei condotto volto ad avvicinarsi a quella presenza priva di ogni raziocinio, a quell'immagine priva di qualunque ragion d'essere lì, innanzi a loro, in quel contesto, in quel momento « Stai cercando di semplificare il lavoro di tua sorella, facendoti ammazzare in maniera tanto stolida?! »
« Ti amo tanto anche io, Howe. » replicò ella, con tono inevitabilmente scherzoso seppur allora concentrata sul proprio unico obiettivo, su quel bianco fiore, decisa a raggiungerlo al di là di qualunque intervento in senso contrario da parte dei propri compagni, seppur non immotivato nella propria occorrenza « E, credimi, non ho alcuna voglia di lasciarvi soli tanto prematuramente. »
« E allora torna indietro, accidenti a te… » insistette l'uomo, che si sarebbe mangiato la mancina dalla tensione provata in quel momento se solo questa, già da qualche mese, non fosse stata sgradevolmente sostituita con un'insensibile, e inutilizzabile, arto metallico « Un tempo eri così deliziosamente paranoica e, ora, ti vai a gettare senza esitazione a raccogliere il primo fiore che troviamo lungo il nostro cammino?! »
« Tranquillo, papà. » sorrise la donna, ancor giocosa verso di lui in conseguenza di tanta premura a proprio riguardo, tramutandolo, nel giro di pochi istanti, da un ipotetico amante e amato a una figura paterna, in un'associazione inevitabilmente meno apprezzabile da parte del medesimo, e che pur riuscì a stemperare la tensione lì creatasi costringendo lo stesso Be'Wahr a ridacchiare per l'immagine così offerta del proprio compagno di sempre « Non ho alcuna intenzione di raccoglierlo. Dopotutto, in questo momento, sarebbe pressoché blasfemia ipotizzare una qualunque azione a discapito di queste innocenti sorelline, che tanto impegno, tanta fatica e, soprattutto, tanta fede stanno ponendo in essere con la propria stessa esistenza. »

Un'asserzione assolutamente sincera, quella della donna, che mai, neppur per un istante, aveva supposto di arrivare a compiere né un simile gesto, né qualunque altro movimento potenzialmente dannoso per quella pianta, fosse anche una semplice carezza, nel banale tocco delle affusolate dita della propria mancina. Perché, ove quei fiori fossero stati reali, e non frutto di un qualche strano inganno volto a imporre a loro discapito una trappola, essi avrebbero avuto allora inappellabile conferma di quanto prima solo supposto e ritenuto, nonostante tutto, appartenente alla sfera dell'ipotetico in misura tale da spingerli ad accusarsi di eccessiva ingenui per aver potuto realmente dar credito a una tale ipotesi. Perché, ancora, ove quei fiori fossero stati reali, la palude di Grykoo, straordinariamente, non avrebbe dovuto più essere giudicata quanto pur era stata da prima della nascita dei loro padri, e dei padri dei loro padri prima di loro, in quanto, entro quei confini di morte, finalmente la vita aveva fatto ritorno.
Con tutto ciò che questo, in un futuro forse ancor lontano, e pur già prossimo, avrebbe potuto comportare per quell'intero angolo di mondo e per i suoi equilibri geopolitici...

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