11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

venerdì 24 agosto 2012

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Ah’Reshia – Totale vittime: quindici. Quattordici soldati kofreyoti e un generale y’shalfico. (Riassume, aggrottando la fronte con aria poco convinta.)
Kona – Certo… (Annuisce.) Sicuramente è andata così... (Piega il capo con espressione non diversa da quella dell’altra.) Ci potrei mettere la mano sul fuoco… e non vi sono ragioni per supporre che questa sia una versione riveduta e corretta dalla propaganda del nostro Paese. Assolutamente no. (Sarcastica e critica verso il proprio stesso regno, laddove questo si osi porre in contrasto a quella donna, a quella eroina da entrambe venerata ormai da mesi qual una sorta di dea in terra.)
Ah’Reshia – Metti forse in dubbio che il tutto si sia svolto in questi termini?! (Domanda, con fare provocatorio e giocoso, più che concorde con la critica dell’altra.)
Kona – Secondo me, e sia chiaro è solo una mia fallibile opinione, Midda Bontor ha ucciso quei quattordici soldati kofreyoti, il quindicesimo e, persino, il loro comandante. Inoltre, giunta in terra d’Y’Shalf, ha ucciso almeno una trentina dei nostri soldati, più il generale in questione, tutt’altro che ignuda, ma combattendo con il vigore del proprio pugno destro, avvolto in quell’impenetrabile armatura nera dai rossi riflessi, nonché con la violenza della propria spada, lasciando alle proprie spalle solo una scia di sangue e morte, e non di lussuriosi sguardi e ammiccamenti! (Spiega tutto d’un fiato, più che decisa a difendere l’onore della donna in questione, seppur mai conosciuta.)
Ah’Reshia – Secondo me, sbagli! (Scuote il capo, tutt’altro che convinta da quella visione dei fatti.) Per come la vedo io non ha avuto alcuna necessità di aggredire i soldati kofreyoti, che, anzi, conoscendo il valore delle sue gesta l’avranno accolta a braccia aperte, speranzosi, anzi, che ella potesse unirsi a loro… altro che necessitare di un qualche lasciapassare. E, superato il confine, ella ha massacrato non meno di un intero battaglione di una cinquantina di soldati e annessi ufficiali, nonché, inevitabilmente, torturato a morte il nostro generale, nel momento in cui, questo, fedele al nostro sultano, non ha voluto offrirle la benché minima collaborazione, preferendo essere dilaniato e ucciso prima di indicare ove le mappe e i piani di battaglia fossero nascosti.
Kona – Quindi credi che Midda Bontor non sia riuscita a portare a termine la propria missione?! (Sgrana gli occhi, quasi spaventata dall’idea che la sorella possa aver perduto tanta fiducia nella loro comune eroina.)
Ah’Reshia – Assolutamente no. Perché comunque, al di là di qualunque propria personale preferenza, il generale non è riuscito a sopportare l’idea di essere dilaniato da lei, e, invocando la propria morte nei termini più misericordiosi possibili, ha raccontato alla mercenaria tutto ciò che ella desiderava sapere e, forse, anche qualcosa di più. (Sorride, ora quasi con crudele soddisfazione, nella contentezza di offrire la vittoria all’incarnazione di tutti i propri sogni e i propri desideri, soprattutto a discapito di chi rappresentante tutta l’oppressione della propria società, maschilista e patriarcale.)
Kona – Tremendo… (Commenta, con tono di voce leggermente più basso.) Ma mi piace! (Soggiunge immediatamente dopo, congiungendo le mani, con soddisfazione, innanzi a sé.)
Ah’Reshia – Credi davvero che Midda Bontor agirebbe in Y’Shalf con più riguardo rispetto a quello con cui agisce in Kofreya?! (Questiona, con tono retorico, ben sapendo che l’altra non le risponderebbe mai di sì.) Ella non si è mai fatta sottomettere dall’ottusità dei kofreyoti e, certamente, non offrirebbe mai rispetto alcuno alla forse maggiore ottusità locale, a un regno fondato sulla dominazione dell’uomo sulla donna e sulla riduzione della donna a un possedimento. Nulla di più di un pregiato arazzo, nel migliore dei casi, da sfoggiare innanzi a tutti i propri pari, a dimostrazione del proprio potere e, meglio ancora, della propria virilità…
Kona – (Ascolta in parte entusiasta, in parte turbata, le parole dell’interlocutrice, per poi lasciar ricadere le braccia lungo il proprio corpo con espressione, ora, trasparentemente delusa.) Credi… credi che anche tuo cugino sia così? (Domanda, con voce rotta dalla disperazione intrinseca in quella prospettiva e, in ciò, della propria impossibilità a poter mai sperare di apparire innanzi agli occhi del giovane che sente di amare.) Io… io non credo di poter essere un arazzo interessante per lui…
Ah’Reshia – Ma tu non ti devi considerare un arazzo! (Grida, per tutta risposta, levando le mani verso le spalle dell’amica per afferrarle con fermezza.) Ma, Kona, mai!
Kona – Mai…?! (Confusa.)
Ah’Reshia – Mai! (Scuote il capo, negando fermamente quella possibilità.) Così facendo rinunceresti per sempre a ogni barlume di amor proprio, di rispetto per te stessa, minimizzandoti al ruolo di semplice oggetto da svendere a chiunque abbastanza interessato ad acquisirlo… dei, Kona, non puoi volere questo!
Kona – Non posso…?! (Ripete, mentre viene scossa vigorosamente dalla presa di lei attorno alle proprie spalle, che la strattona avanti e indietro, quasi a volerla esorcizzare da una possessione malefica.)
Ah’Reshia – No che non puoi! (Esclama, con il tono di un’inquisitrice innanzi a un’eretica.) Il nostro obiettivo è giungere, un girono, a essere valorose e indipendenti come Midda Bontor, non delle schiave mute come… come… come mia madre! (Sbotta, soffrendo per questo paragone pur azzeccato.)
Kona – Tua madre…
Ah’Reshia – Sì, guardala accidenti! (Le libera le spalle, facendo ora qualche passo per allontanarsi da lei.) Guardala e guarda Midda Bontor, che incarna tutto ciò che mai potremmo sperare di divenire un giorno. Tu vorresti offrirti realmente a Mu'Rehin come l’ombra di una donna, anziché come il tripudio di una donna, di tutto ciò che ogni donna dovrebbe ambire a essere e che solo poche, eccezionali figure riescono a divenire, opponendosi al mondo intero attorno a loro?!
Kona – Io… non so. (Scuote il capo, esprimendosi con assoluta sincerità.) Egli… egli cosa preferirebbe?
Ah’Reshia – Cosa… preferirebbe?! (Ripete, attonita a quell’interrogativo.) Dei… dei tutti, del cielo, della terra, del mare e del fuoco… aiutatemi. Soccorretemi. Perché, sono onesta, non mi sono mai sentita tanto aliena al mondo in cui vivo come in questo momento!
Kona – Ah’Reshia…. (Esita, non sapendo come comportarsi, e comprendendo come le proprie parole stiano contrariando la sua sorella di latte.)
Ah’Reshia – Kona… io qui lo dico e che gli dei mi possano incenerire all’istante se mento! (Premette, con tono solenne, puntando il braccio destro, la mano e l’indice verso il cielo.) Piuttosto che divenire l’ombra di me stessa per un uomo, così come ha compiuto mia madre prima di me per compiacere mio padre, preferisco rinunciare per sempre a ogni interesse per un genere tanto abbietto, grezzo, violento e egoista! (Annuncia, con tono fermo e energico, certa di tale propria intenzione.) Già è per me ragione di impegno cercare di tollerare la presenza di un uomo al mio fianco, comportandomi così come il protocollo dell’educazione y’shalfica mi impone. Se questo, poi, deve essere il mio destino sino all’ultimo dei miei giorni, sarà mia premura di circondarmi unicamente di donne, che, indubbiamente, potranno offrirmi molto più di qualunque… uomo!
(Kona tace a quelle parole, che vogliono implicare una determinata propensione tutt’altro che ben accetta in Y’Shalf, così come anche nella maggior parte dei regni lì confinanti. Ancora una volta tutto quello la eccita e la turba al contempo, e questo la pone in una sgradevole situazione di stallo da cui non sa come uscire.)
Ah’Reshia – (Osserva la sorella e comprende di essersi sbilanciata troppo, nel fervore conseguente alla lettura delle imprese di Midda Bontor.) Fai finta che non abbia detto nulla… (Sospira e china ora il capo, desiderando tranquillizzarla.) Probabilmente… probabilmente stavo delirando, eccitata da quanto abbiamo appena letto. Lo sai. Lo sai che queste storie mi coinvolgono sempre troppo.
Kona – Sì. (Annuisca, accennando un timido sorriso.) Credo che sia meglio che io la pensi così, per evitare di poterti involontariamente tradire... (Soggiunge, dimostrando come abbia ben inteso i sentimenti della sorella ma, al tempo stesso, preferisca pensare il contrario per esserle di maggiore aiuto di quanto, altrimenti, potrebbe rischiare di non essere.)
(Senza una sola, ulteriore, parola, le due fanciulle si abbraccino, prima, si prendano per mano, poi, e si allontanino verso la sinistra del palco, non abbisognando di altre, reciproche spiegazioni.)
(Escono Kona e Ah’Reshia.)

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