11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

sabato 28 gennaio 2017

RM 027


« Credo proprio che tu e io si abbia due interpretazioni leggermente discordanti del termine “piacevolezza”… » sospirò l’apprendista, scuotendo appena il capo nel ritrovarsi in palese disaccordo con l’entusiasmo suggeritole.

Diversamente dalla propria versione matura, la quale avrebbe potuto vantare una lunga genealogia di marinai e pescatori, motivo per il quale, non a caso, sua dea prediletta, Thyres, altro non avrebbe avuto a dover essere riconosciuta se non la personificazione stessa di quel vasto dominio; Madailéin non avrebbe avuto particolari motivazioni per sentirsi affettuosamente legata al mare.
Nata e cresciuta nell’entroterra, ella avrebbe per lo più potuto vantare una certa conoscenza, difficilmente considerabile amicizia, con le montagne poco distanti dalla sua città, e sulle quali, soprattutto in età infantile, aveva avuto occasione di trascorrere qualche piacevole pomeriggio in compagnia della sua famiglia. Il mare, al contrario, avrebbe avuto a dover essere considerato, per lei, qualcosa di più estraneo, di più distante e, per lo più, uno scenario di fondo ancor prima che un reale protagonista della propria vita: piacevole meta per le vacanze estive, il suo concetto di mare era sempre stato, per lo più, collegato a quello di spiaggia, sdraio, lettini, stuoie e ombrelloni, con, di tanto in tanto, qualche tentativo di quieta passeggiata lungo il bagnasciuga, idea potenzialmente rilassante e rasserenante, ma, nella realtà, costante sfida fra fastidiosi e generalmente invadenti ragazzotti intenti a giocare con i racchettoni, fradici cani di varie dimensioni intenti a scrollarsi l’acqua dal corpo, e qualche medusa arenata a cui prestare attenzione nel non volersi ritrovare costretta a sentirsi ripetere che l’unico modo per alleviare il bruciore sarebbe stato quello di orinarsi sul piede. Tale era la sua idea di mare, escludendo da essa il mare stesso, entro i confini del quale poche, pochissime volte si era sospinta, per lo più al fine di rinfrescare un po’ la propria pelle, tanto candida e così incredibilmente refrattaria al sole da non averle mai concesso neppure una vaga ombra di abbronzatura, regalandole, tutt’al più, qualche sporadica e fastidiosa insolazione.
Non che ella non sapesse nuotare, o avesse timore di farlo: Maddie, in verità, era sempre stata un’ottima nuotatrice e, se solo avesse avuto desiderio, un tempo avrebbe anche potuto ipotizzare, e senza particolare sforzo di immaginazione, una qualche carriera agonistica in tal senso. Ma la vita, e le tragedie che ne avevano contraddistinto gli anni più innocenti, non le avevano concesso possibilità di lasciarsi affascinare da un certo genere di sogni, motivo per il quale, come molte altre sue potenziali passioni, anche il nuovo era stato presto dimenticato.
Per sua fortuna, comunque, anche nuotare avrebbe avuto a dover rientrare in quel lungo annovero di tecniche che, laddove apprese, non sarebbero facilmente state dimenticate. E così, in quella sera, con quattro panini kebab completi di tutto, una porzione di patatine e due birre a pesarle sullo stomaco, da cui il rischio, non secondario, di poter essere colta da un momento all’altro da una qualche congestione, nonché con due serie complete di perforazioni da artigli attorno alle spalle, a dolerle a ogni movimento delle proprie braccia, alla giovane dai capelli color del fuoco sembrò essere concessa la possibilità di recuperare, tutto d’un colpo, il tempo che non aveva mai dedicato al nuoto.

« Come fai a essere sicura che stiamo andando nella giusta direzione? » questionò dopo neppure un quarto d’ora, non tanto nel desiderio di manifestare critica nei confronti della propria mentore, quanto, e piuttosto, nella speranza che ella potesse decidere di rallentare, o magari, frenarsi, nel potersi già considerare stanca.
« Per quanto sia notte, in questo tuo mondo, in questa tua realtà, vi è così tanta luce da non permettere neppure alle ore che più di tutte avrebbero a dover rappresentare il trionfo dell’oscurità di considerarsi veramente tali… » rispose l’interrogata, senza né fermarsi, né parimenti rallentare nella movimento cadenzato delle proprie braccia fra le acque attorno a loro, pur continuando, sporadicamente, a voltarsi verso di lei, nella volontà di assicurarsi che l’altra le fosse ancor prossima, non desiderando distanziarla o, peggio, rischiare di perderla « Davvero non riesci a vederla…? »
« Vedere cosa…? » domandò la prima, sincera nel proprio smarrimento, i cui occhi a stento avevano successo nel distinguere la sagoma dell’interlocutrice, fra le tenebre e le curve del mare « Fra il buio nel quale siamo immerse e le onde che, imperterrite, mi assalgono a ogni bracciata, è già un successo miracoloso, per me, il fatto che stia riuscendo a seguirti! »
« L’orizzonte è tanto fulgido, in direzione della costa, da apparire prossimo all’aurora, benché ancora parecchie ore ci separino dal sorgere del sole! » indicò la mercenaria, dritto davanti a loro, quello che, in termini più moderni, qualcuno avrebbe avuto a indicare qual inquinamento luminoso « E, comunque, non ti lamentare… » ebbe a spronarla poi, in relazione all’ultima asserzione rivoltale « Il mare, stasera, è così calmo che potrebbe sembrar un lago. » sottolineò, non celando l’evidente ostilità verso l’acqua dolce, con la quale, a differenza di quella in cui erano allora immerse, non avrebbe potuto vantare un qualche sentimento di unione sororale. 
« Anche sul tuo concetto di calma, sinceramente, potremmo avere di che disquisire. » desiderò puntualizzare la giovane, prestando attenzione a non ritrovarsi, ancora una volta, a inghiottire inavvertitamente della fin troppo sapida acqua, nell’agguato di una qualche piccola onda anomala.

Disappunto, in verità, allor realmente gratuito, quello nel quale ella volle impegnarsi, dal momento in cui, obiettivamente, il mare attorno a loro avrebbe potuto apparire persino in bonaccia, tanto minima avrebbe avuto a doversi riconoscere la presenza di moto ondoso.

« Una volta ho preso con me uno scudiero, sai? » rievocò la donna guerriero, voltandosi verso di lei per parlarle e, pur, non smettendo di muoversi, nel proseguire a nuotare sul dorso « Era un giovane strano… l’ultima persona che mai avrei potuto supporre avrebbe avuto le qualità per starmi dietro ma, ciò nonostante, tanto cocciuto, tanto testardo nel suo proposito da essersi guadagnato quell’opportunità. A tratti me lo ricordi… soprattutto quando ti impegni a far apparire straordinario quanto è assolutamente consueto. »
« Non hai mai preso in considerazione l’idea che, forse, possa essere tu a far apparire consueto quanto è altresì assolutamente straordinario? » sembrò volerla provocare Maddie, benché, palesemente, alla base di quel commento incontestabile avrebbe avuto a dover essere riconosciuta l’ammirazione rivolta verso colei riconosciuta non soltanto qual migliore di sé, ma qual una versione migliore di sé… alla quale, quindi, aver brama di tendere, non nel desiderio di negare il proprio io, quanto nella volontà di ampliarne le possibilità e, soprattutto, di completarsi, non diversamente da quanto un baco avrebbe potuto probabilmente provare innanzi all’immagine di una farfalla.

Midda comprese le reali emozioni della propria interlocutrice e, per questo, non volle rischiare di apparire arrogante o presuntuosa verso di lei, lasciando quindi cadere nel nulla quella provocazione e, limitandosi, dopo un istante di silenzio, a voltarsi, per riprendere a scrutare, innanzi a loro, le luci della costa, ancora troppo distanti per poter concedere alla sua nuova allieva una qualche occasione di riposo.
E Madailéin, dietro di lei, non senza un certo sforzo di concentrazione, ebbe finalmente a distinguere quel chiarore al quale, sino a quel momento, non aveva minimamente prestato attenzione e l’esistenza del quale, così indicatole, pur non avrebbe potuto minimamente negare. E in quell’inattesa manifestazione, ella non poté ovviare a cogliere un significato metaforico, in diretta connessione con quanto appena asserito: perché così come ai suoi occhi, abituatisi a quell’inquinamento luminoso, non sembravano essere neppure in grado di distinguerlo nel confronto con la reale oscurità della notte, probabilmente neppure la sua maestra d’arme, abituatasi a rendere possibile l’impossibile, avrebbe saputo riconoscersi in grado di distinguere la propria straordinarietà a confronto con l’ordinarietà del resto del mondo.

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