11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

lunedì 17 aprile 2017

RM 106


Conclusi i festeggiamenti, e rientrata nella propria cuccetta, Midda si preparò per la notte, spogliandosi dei vestiti che indossava e cogliendo l’occasione per riservarsi una seconda doccia, dopo la prima che aveva seguito l’immediato ritorno a bordo della nave allo scopo di togliersi la parte maggiore del sangue e degli altri fluidi corporei che, nel massacro appena vissuto, ovviamente non avevano potuto mancare di impregnarla fin quasi nelle ossa.
Dopo quasi dieci minuti immobile sotto l’acqua calda che, ricadendo dall’alto su di lei, ella sperava sarebbe stata in grado di purificarla, di mondarla da tutto il peso di una vita nei confronti della quale, obiettivamente, stava relazionandosi non senza una certa fatica, Guerra uscì gocciolante dalla doccia e si fermò, nuda, di fronte alla propria immagine riflessa in uno specchio a figura intera, non riuscendo, proprio malgrado, a riconoscere la donna che lì le si proponeva innanzi. Nella sua mente, l’immagine che ella aveva di sé era ancora pressoché quella che, fortunatamente, contraddistingueva la sua gemella Nissa: una donna nel pieno della propria maturità, una figura fiera, a tratti forse e persino altera nella propria postura, nel proprio atteggiamento, con lunghi capelli rossi, limpidi occhi color ghiaccio e una pelle non certamente immacolata, dopo una vita intera dedicata alla guerra, ma pur, obiettivamente, migliore di quanto mai avrebbe potuto essere proprio in conseguenza a ciò. Nello specchio innanzi a lei, altresì, l’immagine che ella coglieva di sé era completamente diversa: le due protesi metalliche, pur perfette nelle proprie forme e proporzioni, si imponevano immediatamente all’attenzione con un effetto a dir poco nauseante, nell’innesto di quel freddo metallo là dove un tempo erano calde membra, l’ultimo, osceno ricordo delle quali avrebbe avuto a doversi rievocare nell’immagine di due moncherini arsi; e il resto del suo corpo, là dove pur rimasto integro, difficilmente avrebbe potuto essere considerato qual tale, piagato da una moltitudine di cicatrici, di squarci che, nel riposo che ella aveva negato al proprio corpo, anche le più moderne tecniche di ricostruzione plastica avrebbero probabilmente richiesto mesi, se non anni, per tentare di sanare, rendendo la sua intera immagine simile a quella di un’inquietante bambola di pezza, fatta a pezzi e malamente ricucita insieme. Anche il suo volto, sfregiato, era stato modificato in maniera irreparabile rispetto a quello della propria gemella, rispetto all’immagine che ella conservava nella propria memoria, mostrandole sì i propri occhi color ghiaccio ancor perfetti nella propria presenza, e pur, già diversi, contraddistinti da una luce a lei estranea, qualcosa che, difficilmente, avrebbe potuto credere le appartenesse realmente. E il nuovo taglio di capelli che, a imitazione di Ja’Nihr, aveva voluto imporsi con la scusa di poter essere più libera nel combattimento, non avrebbe potuto contribuire in positivo a tutto quello, apparendo simile a un tentativo volto a negare qualunque barlume di femminilità in lei, anche laddove, pur, le forme del suo corpo, al di sotto dell’osceno intreccio di cicatrici, non avrebbero potuto mai rinnegare quell’evidente essenza.
Scuotendo il capo, e levando lo sguardo da quello specchio e da quella versione distorta di sé, quel quadro irriconoscibile della sua identità attuale, Midda si volse verso il proprio giaciglio, per lì andare a cercare riposo. E, così facendo, ad attenderla vide, seduta vicino all’estremità in cui, solitamente, poneva i propri piedi, l’elegante figura dell’ofidiana, ad attenderla tranquilla…

« Thyres! » esclamò, cercando di non dimostrarsi troppo sorpresa da quell’apparizione inattesa, benché, per quanto ciò l’avesse sempre interdetta, Lys’sh avrebbe avuto a doversi considerare l’unica persona in grado di sorprendere i suoi sensi straordinariamente allenati « Quante volte dovrò ripeterti che non puoi comparirmi in questo modo alle spalle!… » la rimproverò, così come, in realtà, non faceva da più di dieci cicli, benché, in quella strana avventura, il tempo sembrava essersi riavvolto, e aver catapultato nuovamente tutti loro a un passato lontano e, forse, almeno per lei, più sereno.
« Perdonami. » si scusò l’ofidiana, chinando appena lo sguardo in imbarazzo per quel richiamo « Ho provato a bussare ma eri sotto la doccia… e, per non restare fuori dalla tua porta, ho preferito iniziare ad accomodarmi. »
Midda osservò con sincero affetto la propria sorella minore e poi, con serenità, andò ad accomodarsi sul letto accanto a lei, senza coprirsi, con la propria consueta mancanza di pudore, che tale non sarebbe stata differente neppure nell’eventualità che, al suo posto, fosse stato un compagno di sesso maschile: « Perdonami tu… » dichiarò, scuotendo appena il capo « E’ che ero persa nei miei pensieri… e non mi sono sinceramente accorta di te fino a ora. »
« Quando questa avventura sarà finita, se lo desideri, potrò metterti in contatto con qualche chirurgo di mia conoscenza. » si propose la giovane, offrendo implicito riferimento a quanto, in quegli ultimi minuti, aveva silenziosamente osservato, nell’immagine della propria compagna in piedi innanzi allo specchio a contemplare la propria immagine riflessa « E’ gente in gamba… e, ti assicuro, ho visto fare dei veri e propri miracoli. In pochi mesi, saranno in grado di rimetterti a nuovo, in maniera tale che nessuno potrà mai credere che tu abbia passato quello che ora stai passando. »
« E potranno anche cancellare il ricordo di quanto è successo…? » domandò, malinconicamente, la donna, scuotendo appena il capo « Cancellare la memoria a Caian e Pares, per far loro dimenticare il massacro del quale sono stati testimoni e i lunghi mesi di prigionia…? Resuscitare Brote e restituirmi tutto ciò che mi è stato negato…? » incalzò, senza volontà polemica, ma solo con triste rassegnazione innanzi all’evidenza di qualcosa che nessuno, proprio malgrado, avrebbe mai potuto sistemare.
« … questo no. » negò l’altra, mestamente « Ma, benché ora tu, comprensibilmente, non veda ragione alcuna per provare ancora interesse verso il domani, amica mia, credimi, sei una donna che ha ancora tanto da dare al mondo. E, al di là di quanto, ora, il futuro possa apparire oscuro, io sono certa che la tua luce potrà ancora risplendere a dissipare le tenebre innanzi al tuo cammino. » argomentò, con tono fermo, convinto, carico di positività come, da sempre, ella era stata capace di fare « E benché l’aspetto fisico non sia tutto nella vita… non vedo francamente ragione per la quale tu debba condannarti a vivere in un corpo che non ti appartiene, nel momento in cui non hai fatto nulla per meritarlo. »
« … non ho fatto nulla per meritarlo…? » ripeté Midda, in un sussurro, domandandosi quanto, effettivamente, ciò avrebbe avuto a doversi considerare vero e quanto no, e sentendo, dal profondo del suo cuore, crescere un pulsante agglomerato di emozioni che, ancora, non avrebbe voluto affrontare, non fino a quando tutto quello non fosse finito.

Così, scuotendo bruscamente il capo, ella cercò di allontanare quei pensieri, quelle emozioni, dalla propria mente e dal proprio cuore, dirottando la questione su qualcos’altro, qualcos’altro che potesse, in qualche modo, aiutarla a mettere da parte quanto, in quel momento, avrebbe potuto soffocarla.
E prima che Lys’sh potesse insistere ulteriormente sull’argomento, condusse l’attenzione su un tema diverso, e che pur, era certa, avesse condotto fino alla sua cuccetta la giovane ofidiana. Perché, in fondo, se non fosse stato reale ciò che ella aveva colto prima, e l’aveva spinta a intervenire in maniera tale da concludere la serata prima che nuove ragioni di imbarazzo potessero sorprendere l’amica più di quanto il litigio fra i due fratelli non avesse avuto già modo di fare; improbabile sarebbe stato per l’altra avere motivo di spingersi, con tanta discrezione, sino ai suoi alloggi, per quel momento di confronto riservato.

« Quindi…? » esordì verso di lei, con un sorriso aperto, dimostrandosi francamente felice per la scoperta, non avendo ragione per reagire in maniera differente da quella, laddove, in fondo, se la giovane, in tal senso, avrebbe potuto dirsi contenta, ella non avrebbe avuto motivo per non esserlo, null’altro desiderando al di fuori del suo bene, nel profondo legame d’affetto che pur le legava « Come è successo…? Quando è successo…? E, soprattutto, quando pensavi di dirmelo…? » domandò, ridacchiando a ogni domanda, nel cogliere sempre maggior imbarazzo nell’altra a ogni questione « Tu e Be’Wahr… mi fa un po’ strano pensarlo! »

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