11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

mercoledì 26 aprile 2017

RM 115


Nissa: difficile a credersi, non soltanto per Salge, ma per tutti loro.
Colei che, più di tutti i presenti, avrebbe avuto a doversi considerare prossima a Midda, non soltanto in virtù del loro legame di sangue, ma di una vita trascorsa insieme, fianco a fianco, a combattere l’una per l’altra, l’una insieme all’altra, tanto da rendere obiettivamente difficile stabilire quanto la leggenda di Guerra avesse ad attribuirsi realmente all’una piuttosto che all’altra; colei che, sola fra tutti i presenti, avrebbe avuto a doversi considerare legata ai bambini rapiti, avendoli visti nascere, e crescere, e giocare con i propri figli, nella serenità che indubbiamente avrebbe avuto a doversi considerare qual quella di una grande famiglia felice; colei che, al pari di chiunque altro nel viaggio appena compiuto, era stata seviziata, con torture fisiche e psichiche, in termini che mai avrebbero potuto quindi argomentare, dimostrare l’ipotesi in tutto ciò soltanto sussurrata, nell’orrore di quanto tutto quello avrebbe potuto significare… come avrebbe mai potuto essere giudicata qual capace di un tradimento, un tradimento a discapito della propria sorella gemella, a discapito dei propri nipoti, a discapito di tutti i suoi compagni e compagne d’arme, e a vantaggio, unico ed esclusivo, del loro defunto avversario?
Ma anche l’incredulità più assoluta, in tal frangente, non poté che infrangersi violentemente contro l’evidenza della realtà… e della realtà che, allora, si impose crudelmente alla loro attenzione nelle parole della medesima Nissa.

« Mi dispiace… » sospirò ella, scuotendo il capo, iniziando ad avanzare lentamente in direzione di Kah, mentre le catene, prima saldamente ancorate attorno ai suoi polsi, alle sue caviglie, ai suoi fianchi, ebbero a ricadere a terra, privandola d’ogni ulteriore ostacolo nei propri movimenti « … mi dispiace di aver dovuto subire per nulla tutto quello che ho subito negli ultimi giorni: a sapere che, alla fine, saremmo arrivati a questo punto, mi sarei potuto risparmiare ogni messa in scena, e godermi una serena crocera fino a qui. »

« Come?! », « Cosa?! », « Non è possibile… », e molte altre varie declinazioni della medesima incredulità, allor già caratterizzate da una prima, più o meno velata, rabbia, ebbero a sorgere sulle labbra di tutti i presenti, venendo tratteggiata in diversa misura sulla base del carattere del soggetto coinvolto: dallo stupore più assoluto di Lys’sh ed Heska, alla furia quasi palpabile di Howe e Desmair.
Ma, a tutto quello, e probabilmente ad ancor più, nella propria predisposizione strategica a ogni aspetto della propria vita, la donna doveva essere già mentalmente preparata, giacché ella non ebbe lì a dimostrare la benché minima reazione a quanto si riservarono occasione di scandire tutte le voci dei suoi commilitoni, nella sola eccezione di quella propria gemella… la sola che, forse, già era giunta a quella conclusione, a quel risultato, fin dalla propria prima esposizione, e che, allora, si limitò a restare in silenzio, scandendo profondi respiri con un lento movimento del proprio petto, del proprio seno, evidentemente nella volontà di conservare, malgrado tutto, il controllo su se stessa e sulla situazione per così come si era venuta, tragicamente, a palesare.

« Non guardarmi in quel modo, sorella… » la invitò Nissa, oltrepassando con tranquillità la mole mostruosa del proprio allor svelato alleato, al solo fine di dirigersi, oltre a esso, in direzione di un nuovo arrivato, un membro della Loor’Nos-Kahn che si era allor premurato di accorrere a lei conducendo seco una vestaglia, con la quale concederle occasione di coprire le proprie nude forme, non per una qualche, reale, esigenza di pudore, quanto e piuttosto qual gratuito sfregio a discapito di tutti coloro ai quali, altresì, tale dimostrazione di rispetto non stava venendo garantita « So cosa stai pensando: “Perché?!”. » continuò a esporre, con serenità, indossando la vestaglia e chiudendola alla vita con una sottile cintura di seta « La risposta, però, non dovrebbe essere difficile da intuire: perché perdere non fa parte della nostra natura. Non ne ha mai fatto parte… e non ne farà mai parte. »
« E, in questo, Nissa ha subito compreso quale fosse il fronte migliore sul quale schierarsi. » osservò Kah, ovviamente in immodesto riferimento a se stesso.
« Naturalmente. » confermò ella, con un lieve sorriso « Quando, facendo ricerche sulla Loor’Nos-Kahn nel mentre in cui tu girovagavi per l’universo alla ricerca di tutti i nostri passati alleati, sono arrivata alla chiara conclusione sul fatto che, necessariamente, Kah avrebbe avuto a doversi considerare ancora in vita, e presente dietro a un’attività altrimenti troppo vasta, troppo strutturata e troppo organizzata per poter sussistere in maniera autonoma, indipendente e democratica, ho subito compreso alcune verità… alcune ovvietà. » spiegò, con tranquillità, riavvicinandosi al proprio titanico alleato « Innanzitutto che il nostro antico avversario avrebbe avuto a dover essere riconosciuto qual contraddistinto da nuove, pericolose risorse, giacché alla sua morte tutti noi avevamo avuto occasione di assistere… e indubbio, in ciò, avrebbe avuto a dover essere giudicato il suo decesso non meno rispetto alla sua ancor corrente esistenza in vita. In secondo luogo che l’attacco alla tua dimora non avrebbe dovuto essere più considerato casuale, così come il rapimento dei tuoi figli, quanto e piuttosto parte di un piano ben congegnato, al solo scopo di costringerti a compiere esattamente quello che tanto repentinamente avevi iniziato a fare e, in tal senso, a permettere la riunificazione di tutti coloro contro i quali Kah avrebbe potuto avere desiderio di cercare la propria vendetta. E, infine, ultimo ma non per questo meno importante, che avendo vinto persino la morte, e avendo deciso di vendicarsi attraverso un piano tanto puntualmente elaborato, ineluttabilmente le nostre possibilità di vittoria avrebbero avuto a doversi considerare pari a zero… le mie possibilità avrebbero dovuto essere considerate pari a zero, a meno di non accettare di cambiare le non soltanto le regole del giuoco, così come Kah aveva già compiuto risorgendo, ma addirittura il giuoco stesso. »
« Così, mentre io credevo ti stessi impegnando a raccogliere informazioni nel merito di dove potessero essere i miei figli, in realtà tu non hai fatto altro che prendere contatti con il nostro avversario, all’unico scopo di venderci tutti quanti! » concluse per lei Guerra, storcendo le labbra verso il basso in evidente segno di disprezzo per tutto quello, per quanto non avrebbe potuto credere possibile e per quanto, invece, stava lì accadendo « E per cosa avresti barattato la tua anima…? Crediti? Armi? Potere?! »
« Per i miei nipoti, stupida sciocca… » rimproverò Nissa, sguardandola con non meno disprezzo rispetto a quello a lei destinato « Per i miei nipoti, per la mia famiglia e per me stessa: a Kah, in fondo, non importa nulla dei tuoi figli… ma a me sì. E non sarebbe giusto che loro avessero a dover pagare il prezzo della tua avventatezza! »
« … la mia cosa…?! »
« La tua avventatezza! » insistette, scuotendo il capo « Per tutta la tua vita hai agito egoisticamente, guardando solo e unicamente a te stessa e a null’altro, a nessun altro. Quando desideravi giocare alla guerra, sei divenuta l’esemplificazione stessa della Guerra. Quando hai voluto fingerti moglie e madre, hai abbandonato tutto e tutti per ritirarti su un pianeta dimenticato dagli dei per giocare all’antica matrona, con la sua villa, con le sue terre, il suo sposo e i suoi figli. E di tutti gli altri, tutti coloro attorno a te, te ne sei sempre disinteressata, non preoccupandoti delle conseguenze delle tue azioni. » l’accusò, riversandole contro, chiaramente, qualcosa covato nel proprio cuore, nel proprio animo, già da lungo tempo « Così come hai fatto anche questa volta: non hai perso un solo istante a preoccuparti di cosa avrebbe significato, di cosa avrebbe comportato, per tutti i nostri amici, tornare a combattere, abbandonando chi la propria nuova vita, chi le proprie nuove famiglie, i propri figli, nel rischiare ogni cosa, la vita stessa, senza neppure aver le idee chiare per cosa… »

Ma, a quel punto, fu la voce dell’ultimo che chiunque avrebbe potuto presumere avrebbe mai potuto prendere allora la parola, a intervenire. E a intervenire, coraggiosamente, non soltanto per esprimere la sua opinione, ma anche, e ancor più, per porre un freno a quelli che non avrebbe potuto ovviare a intendere semplicemente quali assurdi deliri, privi di significato…

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