11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 14 maggio 2017

RM 133


Un dolore, il suo, soffocato per più di un anno intero, e che, per chiunque altro, sarebbe stato sicuramente difficile da comprendere, nella follia rappresentata dall’idea stessa di un cordoglio tanto a lungo rimandato. Un dolore, il suo, che persino Pares e Caian, orfani di padre, non riuscirono a comprendere, nell’essersi dovuti già confrontare per troppo tempo, da soli, con la pena derivante dall’idea di aver perduto entrambi i genitori, salvo poi esplodere nella gioia del ricongiungimento, quantomeno, con loro madre. Ma un dolore, il suo, che tutti gli altri suoi compagni e compagne d’arme, i suoi fratelli e sorelle all’interno di quella straordinaria famiglia, non poterono che percepire e, persino, condividere, non soltanto per la perdita di colui che, per tutti loro, era comunque stato un commilitone, ma anche, e forse ancor più, per la tragedia di colei che, per tanto tempo, per un ciclo intero, era stata costretta a rifiutare quell’emozione negativa, nel non potersela concedere, nel non potersi permettere alcun crollo emotivo.
In ciò, nel mentre in cui Midda ebbe a perdere l’abbraccio dei propri figli e nipoti, che da lei furono discretamente allontanati, un istante dopo ebbe a conquistare quello di tutto il resto della sua famiglia, di quella famiglia che, dopo dieci anni di lontananza, era stata riunita sì da una tragedia e che, comunque, era stata riunita: Nissa, Carsa, Duva, Salge, Lys’sh, Howe, Be’Wahr, Heska, Ma’Vret, Ja’Nihr e, persino, Desmair… tutti loro si chiusero attorno alla sorella, all’amica, alla compagna, per trasmetterle silenziosamente tutto il proprio affetto, tutta la propria solidarietà, e ricordarle, in ciò, che mai sarebbe stata sola, qualunque cosa fosse accaduta.

Trascorse il giorno, fu sera e fu mattina. E mai, come in quella notte, la casa di Nissa Bontor e del suo sposo fu animata da straordinari festeggiamenti, nella necessità, per tutti loro, di poter comunque celebrare quella vittoria, di poter festeggiare la fine di Kah e della Loor’Nos-Kahn.
Fu una notte di musica e di cibo per tutti, di giochi per i bambini, di birra e di vino per gli adulti. Fu una notte di chiacchiere, di reminescenze passate e di propositi per il futuro.
Fu la notte in cui Pares e Caian acquisirono nuovi fratelli e sorelle, facendo la conoscenza di H’Anel e M’Eu, figli di Ma’Vret, e di Gaeli, figlia di Heska, e subito rinnovando con loro il meraviglioso rapporto di amicizia e complicità già esistente nella generazione a loro precedente, nell’inizio di qualcosa che soltanto il tempo sarebbe stato poi in grado di giudicare a qual risultato simile, rinnovata unione avrebbe potuto condurre, ma che, nell’eventualità in cui, quella nuova generazione, si fosse un giorno dimostrata almeno al pari della precedente, di certo all’intero universo sarebbe stato ancor garantito materiale utile a dar vita a nuove leggende, a nuovi miti, per molti decenni a venire.
Fu la notte in cui tutti ebbero modo di confrontarsi con la nuova coppia rappresentata da Lys’sh e Be’Wahr, e in cui anche Howe non poté ovviare ad ammettersi felice per il fratello, benché, tutto ciò, dal suo punto di vista, avrebbe rappresentato dover viaggiare non più in coppia ma in tre, e, ineluttabilmente, dover anche lasciar perdere qualche lavoro come mercenari e avventurieri per dedicarsi, piuttosto, all’alta moda, giacché, che Lys’sh e Be’Wahr avessero un rapporto d’amore o meno, certamente Howe non avrebbe mai rinunciato al proprio fratello. E, comunque, anche la prospettiva di dover frequentare le passerelle, e di conseguenza le splendide modelle abitualmente legate alle stesse, non avrebbe potuto imporgli particolare ragione di contrizione.
Fu la notte in cui nessuno commentò l’abbraccio fra Ja’Nihr e Desmair, ma in cui, pur, tutti non poterono che sorridere al ricordo di quel fugace contatto fra i due, un gesto spontaneo e non così privo di fondamento, alla luce del quale, dopotutto, facile sarebbe stato analizzare a posteriori molti piccoli comportamenti precedenti, e sperare per loro, e per un loro futuro insieme. Ma tutti tacquero, non trovando ragione di provocare gratuitamente una qualche reazione da parte del flegetauno, il carattere orgoglioso del quale, seppur certamente migliorato a seguito dell’ultimo confronto con il padre, avrebbe potuto comunque offrir loro qualche sorpresa.
Fu la notte in cui Duva, volgendo divertita lo sguardo su tutti i propri compagni, ebbe a cogliere, leggermente più distante dagli altri, il proprio secondo ex-marito, Salge, meno intento a ridere e a scherzare rispetto a tutti gli altri. E ben comprendendone le ragioni, laddove, dopotutto, per molto tempo era stata legata a quell’uomo, non ebbe cuore di restare indifferente di fronte a tutto ciò, decidendo per un confronto con lui.
Così, quando ormai all’orizzonte le prime luci di un nuovo giorno anticipavano l’alba, e quando quasi tutti, ormai, si erano mossi verso le stanze loro assegnate dai loro cortesi anfitrioni, Duva scelse di approfittare del momento per raggiungere Salge, rimasto solo, con un bicchiere in mano, a contemplare la meraviglia dell’aurora…

« Disturbo…? » domandò ella, con tono tranquillo, necessariamente stanco, ma comunque ancor cosciente, nell’appropinquarsi a lui.
« Mmm…?! » esitò Salge, distratto, per un istante in ciò neppur riconoscendola ma, subito dopo averla messa a fuoco, aprendosi in un lieve sorriso, scuotendo appena il capo « … no… figurati… »
« Quasi tutti sono andati a dormire, ormai. » osservò la donna, stringendosi appena fra le spalle « E considerando quanto tu appaia stanco, sono convinta che un po’ di sonno non ti farebbe male… »
« Sì… sì… hai ragione. » annuì egli, stropicciandosi gli occhi con la mancina, mentre nella destra continuava a sorreggere quel bicchiere ormai svuotato « Stavo solo godendomi un po’ la pace di questo momento… » tentò poi di giustificarsi, in un sorriso imbarazzato.
« … e pensando a lei. » puntualizzò Duva, senza neppure bisogno di definire l’identità di colei in tal modo indicata da quelle parole, dal momento che, fin dall’epoca del loro appassionato matrimonio, soltanto un “lui” e soltanto una “lei” avrebbero avuto a dover essere riconosciuti comunque qual presenti fra loro, aleggianti ombre a discapito della loro felicità in quanto coppia.
« No. Io… » reagì d’istinto egli, cercando di negare la cosa, salvo, subito dopo, rendersi conto che, fra tutti, proprio con Duva non avrebbe avuto ragione di mentire a tal riguardo, conoscendolo ella forse meglio di quanto egli non sarebbe stato in grado di ammettere nei propri stessi confronti « … è tanto palese…? » si corresse, ammettendo, implicitamente, la correttezza dell’asserzione rivoltagli.
« Ai miei occhi, meno palese potrebbe essere soltanto una dichiarazione d’amore con accompagnamento di quartetto d’archi… » ridacchiò la donna, non desiderando canzonarlo ma, al tempo stesso, non potendo ovviare a provare divertita dolcezza nell’ingenuità a volte da lui dimostrata, al di là della sua non più giovane età, al di là di uno smisurato bagaglio di vita che, comunque, innegabilmente gli sarebbe dovuto essere tributato, tanto come appartenente alla loro squadra, tanto al di fuori della stessa « … per gli altri, però, non ti preoccupare: questa sera, fra Be’Wahr e Lys’sh e Desmair e Ja’Nihr, tutto hanno avuto fin troppo a cui badare per rendersi conto dei tuoi sguardi malinconici verso di lei. »
« Desmair… e Ja’Nihr?! » esclamò sorpreso, sbarrando gli occhi con una reazione assolutamente sincera innanzi a quel pettegolezzo, dimostrando quanto, effettivamente, egli fosse stato ben poco partecipe, mentalmente, nel corso della serata.
« Sì… ma quella è un’altra storia… » minimizzò Duva, sorridendo ancor divertita da lui « Ora non stiamo parlando di loro. »

Per un istante Salge restò in silenzio, tornando a osservare l’aurora e a perdersi nei propri pensieri. Poi, dopo un attimo, riprese voce, mantenendo lo sguardo rivolto verso all’orizzonte, forse, in tal modo, facilitato nell’esprimersi, e nell’esprimersi a riguardo di quanto richiestogli dalla propria ex-moglie…

« Non è che ci sia molto da dire… » sospirò, scuotendo appena il capo « Il nostro tempo è passato. Il nostro è un capitolo chiuso… e, francamente, mi vergogno persino di me stesso all’idea di poter mancare di rispetto alla memoria di Brote fantasticando su qualcosa del genere. » spiegò, esprimendo non senza palese emozione il motivo del proprio imbarazzo, di quella lotta interna al suo cuore, diviso, qual si poneva, fra l’amore per la donna da sempre amata, e mai dimenticata, e il rispetto per il suo lutto, per quella perdita che, solo poche ore prima, tutti insieme stavano amaramente piangendo « Tarth… che genere di uomo sono? »

Un altro istante di silenzio seguì, allora, quella domanda, questa volta giustificato non tanto dall’uomo quanto dalla sua interlocutrice, Duva, la quale parve perdersi a sua volta con lo sguardo verso l’orizzonte, verso le luci di quel nuovo giorno, quasi a cercare, in quella direzione, una qualche risposta. Poi, dopo un attimo, riprese voce, tornando con i propri splendidi occhi verso di lui…

« Per quanto mi riguarda, e per quello che può valere l’opinione della tua ex-moglie, il genere di uomo per cui qualunque donna dannerebbe volentieri la propria anima pur ti poterti avere al proprio fianco. » ammise, malinconicamente, con un sorriso necessariamente tirato « Non sono solita ammetterlo, e ammetterlo ad alta voce, ma quando penso al nostro matrimonio non posso fare a meno di considerarlo il più sublime errore della mia vita, perché, fra tutti i miei mariti… e, credimi, non vuoi sapere di preciso quanti ne abbia avuti fino a oggi, tu sei stato il solo capace di donarmi un amore così incondizionato, così assoluto, tale da farmi sentire al centro dell’universo intero. » ebbe a confidarsi, spudoratamente sincera con lui, forse aiutata, in ciò, anche dal troppo vino bevuto « E, sinceramente, non sono mai stata gelosa all’idea che tale amore non avesse a dover essere considerato qual realmente destinato a me, quanto a lei. Al contrario: quanto ho provato, quanto ancora provo, è quasi un senso di vergogna nei suoi confronti, all’idea di aver goduto, immeritatamente, di qualcosa che avrebbe dovuto essere suo… »
E Salge, voltatosi verso di lei in quel breve, ma intenso monologo, non poté ovviare a guardarla con sguardo pieno d’amore e di vergogna, all’idea di quanto, probabilmente, ella avesse ragione: « … Duva… »
« Brote è stato assassinato in maniera brutale e inaspettata. » continuò a parlare Duva, con tono divenuto incredibilmente serio, nell’affrontare quell’argomento « E, in questo, sicuramente ella avrà bisogno di tempo per superare il lutto. Tempo che tu dovrai rispettare. » ebbe a definire, ferma nelle proprie posizioni, ferma in tal senso « Ciò non di meno, arriverà il giorno in cui il dolore si affievolirà. E, in quel giorno, Midda avrà bisogno di qualcuno che sappia amarla, che sappia meritarla. » sancì, per poi concludere, con un dolce sorriso e una carezza sul volto di quell’uomo mai dimenticato « Qualcuno come te, Salge Tresand... »

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