11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

sabato 24 giugno 2017

RM 174


Nel considerare i propri trascorsi e, in particolare, nel prendere in esame la tutt’altro che piacevole storia del suo matrimonio con Desmair, difficilmente Midda avrebbe potuto considerarsi la persona più adatta per esprimere giudizi sui rapporti di chicchessia, anche nell’eventualità, tutt’altro che tale nel confronto con una vita da sempre vissuta in maniera estremamente liberale, che ella avesse a trovare opportuno esprimere giudizi sui rapporti di chicchessia. E obiettivamente, e in realtà, ella, in quel frangente, non avrebbe avuto a doversi considerare a proprio agio nello spendersi in maniera così impietosa sulla propria interlocutrice, arrivando, addirittura, a tentare di porla con le spalle al muro, costretta, in tal senso, a uno sgradevole interrogatorio, e un interrogatorio volto, addirittura, non soltanto a farle confessare l’esistenza di un rapporto con la scomparsa Carsa Anloch ma, anche e ancor più, il proprio personale orientamento sessuale, argomento che, nel confronto con i più intimi principi dell’investigatrice privata, avrebbe avuto a dover essere rispettato qual indiscutibilmente privato e, in ciò, estraneo a qualunque genere di possibilità di pubblica discussione, di plateale dibattito qual, purtroppo, quello era chiaramente divenuto.
Ciò non di meno, e con buona pace per i propri principi personali in ascolto ai quali non si sarebbe mai osata spingersi tanto in là con la propria interlocutrice, il vero nocciolo della questione, la reale ragione dietro a tutto quello, non avrebbe avuto a doversi considerare il suo orientamento omosessuale o bisessuale che potesse essere, quanto e piuttosto, senza opportunità alcuna di distrazione, la sparizione della sua amante segreta, la scomparsa di Carsa Anloch: una sparizione, una scomparsa, che forse, addirittura speranzosamente sotto certi aspetti, avrebbe avuto a doversi considerare del tutto estranea a quel particolare; ma che forse, tuttavia, avrebbe avuto a doversi riconoscere altresì connessa in qualche modo, anche soltanto, nell’eventualità che dietro a tutto ciò avesse a doversi riconoscere semplicemente una fuga, nella motivazione alla base della stessa, potenzialmente riconducibile, a livello di pura elucubrazione, a una qualche spiacevole lite fra loro.
Così, il fatto che quell’impegno a porre sotto torchio la giovane, e forse confusa, donna di fronte a lei, non avesse a doversi riconoscere qual piacevole, non avrebbe impedito all’investigatrice privata di insistere in tal direzione, e di insistere fino a quando, alla fine, ella non avrebbe ceduto… o non l’avesse, eventualmente, denunciata per molestie.

« … sì… » ammise alfine Keira, annuendo appena « … è così… » dichiarò, tornando a sedersi e, in quel gesto, dando corpo alla propria resa, in un’azione estremamente più significativa finanche delle parole appena pronunciate.

Ancora un laconico intervallo fu quello che ella volle riservarsi, prima di proseguire, prima di riprendere con la propria ammissione, in un’obbligata presa di coscienza di se stessa, mai cercata sino a quel momento, forse neppure voluta, e nel confronto con la quale, lì, si stava ponendo suo malgrado costretta, suo malgrado obbligata, nel seguire la perentoria guida di quella sconosciuta interlocutrice, nel confronto con la quale era stata sì la prima ad arrogarsi la volontà di una comunicazione più esplicita, più diretta, in una richiesta che pur, mai, ella avrebbe potuto attendersi arrivasse alfine a concludersi in quella maniera, rigirata, completamente, a suo discapito.
In quel silenzio, quindi, ella forse ebbe meglio valutare la propria affermazione, a soppesare quanto dichiarato e quanto, da tale dichiarazione, sarebbe necessariamente derivato per sé, per il proprio presente e per il proprio avvenire, laddove, a prescindere dalle ragioni per le quali fosse giunta a tale affermazione, indubbia avrebbe avuto a dover essere considerata l’importanza della medesima soprattutto per se stessa, un passo avanti compiuto nella propria esistenza innanzi al quale ella non avrebbe più potuto tornare indietro, non avrebbe più potuto far finta di niente… non, quantomeno, nel confronto con la propria coscienza. Perché, allora, fingere che nulla fosse accaduto, che certi sentimenti, certe emozioni, non le appartenessero, avrebbe sol significato mentire non tanto al mondo, quanto a colei la cui immagine avrebbe potuto ritrovare, in qualunque momento, osservandosi allo specchio: e se, innanzi al mondo, ancor facile, ancor possibile, sarebbe stato nascondersi, meno lo avrebbe potuto essere da se stessa.
Nel rispetto di ciò, di tale, comprensibile, necessità, Midda Bontor ovviò a prendere nuovamente parola, concedendo alla propria interlocutrice spazio sufficiente per elaborare l’accaduto e, soprattutto, per scendere a patti con la propria coscienza, con il proprio cuore e il proprio animo, nel riconoscere quanto, allora, qualunque ulteriore insistenza avrebbe rappresentato, semplicemente, un abuso ingiustificato da parte sua, là dove, già, forse sin troppo in là si era spinta sino a quel momento.

« E’ tutto come tu hai detto… » riprese voce, alfine, riprendendo la questione da dove lasciata in sospeso, dalla propria ammissione « Con Carsa… è iniziato tutto quasi per gioco. » dichiarò, iniziando a offrire maggiore sostanza alla propria argomentazione, nel silenzio e nell’attenzione più assoluta da parte dell’investigatrice privata « Era arrivata da poco in ufficio e, ovviamente, avevano iniziato a girare dei pettegolezzi del tutto privi di fondamento su di lei, come sempre accade fra persone che, con tante ore da passare insieme, alla fine non sanno più di cosa parlare. E, non ricordo neppure chi, iniziò a suggerire l’eventualità che potesse essere omosessuale. »
In silenzio, Midda si limitò ad annuire, a offrire evidenza di star seguendo il discorso, senza, tuttavia, esprimere alcun commento, non desiderando interrompere l’esposizione dell’altra.
« Come talvolta accade, una battuta scandita a voce un po’ più alta ebbe a giungere alla sua attenzione e, benché tutti ci attendessimo, allora, qualche reazione stizzita da parte sua, ella, con serenità assoluta, con candore straordinario, ebbe ad ammettere la verità della cosa… » continuò Keira, sorridendo dolcemente e, contemporaneamente, scuotendo il capo amaramente a quel ricordo « Rammento quanto tutto ciò mi colpì: per carità… non era la prima omosessuale che incontravo ma, per come ella reagì, per come ella ebbe a commentare la cosa, ebbe a conquistarmi. Forse e anche perché, in fondo, ella stava incarnando, innanzi al mio sguardo, quanto anch’io avrei voluto essere, senza pur riuscirlo ad ammettere neppure con me stessa. »
« Se ella, comunque, ebbe allora a intuire qualcosa, forse nel mio sguardo, forse nell’espressione sul mio volto, non lo diede comunque a vedere… non è che iniziò a infastidirmi, o a provarci insistentemente con me… anzi, in effetti, fui io che la avvicinai per la prima volta. » precisò, continuando a raccontare, a rievocare l’inizio del loro rapporto « La invitai a unirsi a noi per bere qualcosa dopo il lavoro… e fu così che iniziammo a uscire insieme anche agli altri che hai già conosciuto ieri sera: un appuntamento privo di particolare significato, semplicemente un’occasione per socializzare fra colleghi… » puntualizzò, quasi a giustificare l’accaduto « Se nonché, una sera, Anne-Marie non si sentì molto bene e Jacob si offrì di accompagnarla a casa, nel timore che potesse peggiorare strada facendo. Così Carsa e io restammo sole e, un po’ come nella canzone di Katy Perry, le chiesi se sarebbe stato tanto sbagliato, per me, provare a baciarla… così, solo per provare a capire che sensazioni avrebbe potuto offrire. »
« Mossa coraggiosa… » commentò l’investigatrice privata, sincera a tal riguardo, dal momento in cui, in un tale contesto, l’altra avrebbe potuto legittimamente reagire in malo modo.
« … o semplicemente sconsiderata. » minimizzò Keira, non desiderando vedersi attribuire una baldanza che, chiaramente, non le apparteneva « Comunque ella scoppiò a ridere, non animata da qualche malizia, quanto, e semplicemente, da puro divertimento per quella domanda, che ebbe a commentare essere stata la maniera più assurda con la quale, chiunque, in tutta la sua vita, avesse mai provato a ottenere un bacio da lei… ragione per la quale, forse, quel bacio me lo sarei potuto meritare davvero. »
« E così avete iniziato a frequentarvi… » volle soprassedere sui dettagli Midda, per semplice pudore nei confronti di qualcosa di così intimo, di così privato, che preferì potesse restare tale fra le due amanti e che, del resto, nulla avrebbe aggiunto alla sua indagine.

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