11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

sabato 29 luglio 2017

RM 209


Per un lungo momento, il tempo stesso era parso arrestarsi, nel comporre un diorama a grandezza naturale di quella cruciale scena, ambientata all’ingresso del “Kriarya”.
Sulla cinta più esterna, ad abbracciare, a circondare tutti quanti, avrebbero avuto a dover essere inquadrati degli uomini in tenute paramilitari nere, tutti facenti sfoggio di pesanti giubbotti antiproiettile, caschi in testa e armati di fucili d’assalto Colt M4, contraddistinti da tre grandi lettere bianche stampate sul petto e sul retro della schiena: FBI. Davanti a loro, e alle punte delle loro carabine, avrebbero avuto a dover essere identificati, su metà della scena i tirapiedi al soldo di Be’Sihl Ahvn-Qa, contrapposti, dall’altra parte, agli scagnozzi facenti riferimento a Desmair Von Kah, tutti armati dei più variegati generi di pistole e, ciò non di meno, tutti egualmente incapaci a confrontarsi adeguatamente con l’equipaggiamento proprio dei nuovi giunti. Verso il centro, seppur più spostati verso il fronte Ahvn-Qa, avrebbero avuto a dover essere identificate due figure, lì sdraiate a terra, proiettatesi soltanto pochi istanti prima e, pur, forse lì da sempre, nella più assoluta difficolta a poter effettivamente discernere lo scorrere del tempo dall’inizio della sparatoria a quel momento di stasi: Nissa Ronae Bontor, amministratrice delegata delle “Rogautt Enterprises”, e il medesimo Be’Sihl Ahvn-Qa, proprietario di quel locale, stretto attorno a lei a offrirsi, all’occorrenza, quasi suo scudo umano, unica, possibile protezione per lei da quella terrificante pioggia di piombo. Al centro preciso della scena, infine, tre figure, una maschile e due femminili, avrebbero avuto a dover essere considerate quali le protagoniste di quel momento: Desmair Von Kah, formalmente incensurato e, ciò non di meno, uno degli uomini potenzialmente più pericolosi della costa orientale degli Stati Uniti d’America, colui che, soltanto tre anni prima, avrebbe avuto a dover essere riconosciuto qual il vero padrone della città di New York, e colui che, tre anni più tardi, era lì tornato per ristabilire il dominio perduto; Midda Namile Bontor, investigatrice privata, ex-moglie di Desmair e responsabile sia della fine del suo impero, tre anni prima, sia della sua fuga, in tale occasione, nella quieta e omertosa assenza di denuncia che non soltanto aveva rovinato, nei tre anni successivi, la vita della stessa ex-detective della polizia ma, ancor più, aveva permesso il ritorno di quell’uomo in azione, sino a quel momento topico; e, infine, Lavero Ramill, vicedirettrice del Bureau, colei che aveva fatto l’impossibile per assumere Midda e concederle, in tal maniera, una possibilità di redenzione dal suo errore passato e, al contempo, colei che, un attimo prima, aveva freddamente deciso di sparare a una spalla della propria collaboratrice, ponendola inerme ai piedi del suo avversario, della sua nemesi… nemesi accanto alla quale, poi, con assoluta naturalezza si era andata a schierare.

« Certo, mia cara… » aveva scosso il capo la vicedirettrice, in risposta alla domanda postale dalla propria supposta collaboratrice, stringendosi fra le spalle, vestita anche lei con un uniforme d’assalto, per quanto, in quel momento, priva di fucile o casco, nel preferire, evidentemente, la comodità alla sicurezza o, in tal senso, nel fare cieco affidamento sulla valida presenza dei suoi uomini a sua protezione « Non potevo rischiare che, nella foga del momento, tu uccidessi una risorsa tanto importante, qual è Desmair per me. »
« … come…?! » aveva esitato l’investigatrice privata, dando impressione di non comprendere cosa potesse star accadendo.
« E tu… chi saresti?! » aveva domandato, parallelamente, lo stesso Desmair, non riuscendo a cogliere l’identità della propria supposta salvatrice, colei che, frenandolo con la mancina, stava mantenendo la propria destra, armata con una lucente ed enorme IMI Desert Eagle, puntata dritta in direzione della sua ex-moglie, a intimarne la calma.
« Sono il tuo angelo custode fra i federali, stupido idiota. » aveva sbuffato Lavero, alzando per un attimo lo sguardo al cielo con aria contrariata da quell’ultima richiesta « Francamente, dall’uomo che aveva preso il possesso di questa città, e che vorrebbe tornare a prendere il possesso di questa città, mi sarei aspettata un minimo di intelletto in più… »
« Il mio contatto è la vicedirettrice Anmel Mal Toise… e per quante botte in testa io possa aver preso, sono sufficientemente certo che tu non sia lei. » aveva replicato l’uomo, grondando sangue dalla maschera grottesca nella quale era stato trasformato il suo volto dall’assalto dell’investigatrice privata e, ciò non di meno, dimostrandosi sufficientemente padrone di sé da mal tollerare i toni con i quali quella sconosciuta si stava rivolgendo a lui.
« Il mio nome è Lavero Ramill, attuale vicedirettrice. Anmel Mal Toise è stata arrestata sei mesi fa. » aveva pazientemente provato a spiegare l’altra, cercando di sforzarsi di apparire quanto più possibile accomodante nei confronti dell’arrogante incertezza di quell’uomo « Ora prova a indovinare il perché, genio… »
« Non è possibile. » aveva insistito egli, storcendo le labbra verso il basso « Lo saprei, se fosse successo. »
« Vuoi davvero che mi metta a elencarti tutte le informazioni che ti ho passato negli ultimi mesi? Le stesse che ti hanno permesso di ritornare in città e di riiniziare da capo la tua ascesa al potere?! » l’aveva sfidato l’altra, arrivata al limite della sopportazione « O forse credi che una vicedirettrice dell’FBI guiderebbe personalmente un intero esercito di agenti in questo posto solo per venire ad ammazzare la tua ex-moglie prima che possa mandare tutto all’aria? »
« … mi stai vendendo…?! » era esplosa Midda, riprendendo voce in quel discorso dal quale sembrava essere stata esclusa, e facendo atto di levarsi in piedi, salvo essere fermata da un movimento poco rassicurante della pistola già puntata verso di lei « Perché tutta questa farsa dell’assumermi per rintracciare Desmair, se ne sei complice…?! »
« Perché la vicedirettrice Mal Toise ci aveva informato di quanto saresti potuta essere pericolosa… e speravamo di poterti sistemare rapidamente e senza troppo rumore. » aveva risposto secca Lavero, lasciando intendere, in tali parole, quanto lei e i propri uomini fossero non meno corrotti di quella sconosciuta vicedirettrice « Purtroppo questo supposto signore del crimine non è stato neppur capace di sbarazzarsi di te in maniera tranquilla. »
« Ma va al diavolo… » aveva sbottato Desmair, sempre più irritato per il comportamento della nuova giunta « Io non ti conosco, non ho la più pallida idea di chi tu sia o perché tu sia qui. E, se vogliamo dirla tutta, per anni Mal Toise e io siamo stati i veri signori della città… quando probabilmente tu ancora vagavi smarrita per Quantico, cercando di capire chi avresti dovuto portarti a letto per diventare agente federale! » aveva apertamente insultato la sua supposta complice, troppo confuso, troppo arrabbiato, per tutto quanto successo sino a quel momento, per potersi permettere un vero controllo su di sé o sulle proprie azioni.
« Ma fammi il piacere… » non aveva potuto ovviare a sghignazzare la sua ex-moglie, probabilmente a sua volta così provata dal non riuscire neppure a valutare obiettivamente la gravità della situazione, nel perdere, in tal maniera, tempo ed energie su argomenti del tutto ininfluenti « Adesso vorresti farmi credere di essere stato alleato con un federale corrotto?! Ma se mi hai sposata soltanto per avere accesso, attraverso di me, alle risorse del dipartimento…? Abbi un po’ di pudore e stai zitto, Desmair… »
« Stai zitta tu, lurida cagna. » aveva reagito l’uomo, quasi ringhiandole contro, e spuntando sangue insieme alla rabbia di quelle parole « Credi veramente che avrei potuto creare tutto quello che ho creato con le inutili informazioni che avrei potuto sottrarti?! Il nostro matrimonio era stato deciso da Mal Toise, la quale, se solo tu non avessi creato tanto baccano, ti avrebbe usata come diversivo nel momento in cui le acque si fossero potute agitare troppo, scaricando su di te la responsabilità di ogni cosa e restandone pulita. » aveva esplicitato, reinterpretando sotto una diversa luce la verità o, per lo meno, quanto noto qual verità, sino a quel momento, dall’investigatrice privata « Perché credi che, alla fine, io abbia accettato di andarmene? Soltanto perché Mal Toise lo aveva deciso… e non perché le tue stupide minacce avrebbero potuto in qualche modo impressionarmi! »
« Un vero genio questa Mal Toise… » aveva commentato Midda, storcendo le labbra verso il basso « E tanta ammirazione, da parte tua, mi commuove. Evidentemente a letto deve essere più brava di me. »
« Su quest’ultimo dettaglio non posso esprimere giudizi… » era intervenuta nuovamente Lavero, sorridendo divertita da quell’ultimo commento, quasi animato da una certa gelosia da parte dell’ex-moglie nei confronti del proprio ex-marito « Ma, voglio sperare che lui non ne sappia nulla, considerando che è sua madre. »

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